Nessy Guerra è nata e cresciuta in Italia, ma da qualche anno si trova in Egitto perché ha seguito il marito, Tamer Hamouda, italo-egiziano. Si tratta di un tipo violento, con precedenti. Al culmine dell’ennesima aggressione lei lo ha lasciato, rifugiandosi con la figlia che hanno avuto insieme in una località protetta dove i genitori, a turno, da Sanremo si recano per non lasciarla sola. Il problema è che non può abbandonare il Paese: Hamouda l’ha denunciata per adulterio e, strumentalizzando la religione musulmana, sta ora cercando di portarle via la bambina. Abbiamo parlato di tutta la storia con la legale che la assiste in Italia, Agata Armanetti.
La storia di Nessy Guerra, bloccata in Egitto insieme alla figlia
D: Avvocata, partirei dall’inizio. Come si sono conosciuti Nessy e Tamer e come sono arrivati in Egitto?
R: “Si sono conosciuti a Genova nel 2021 e si sono innamorati. Lui inizialmente era molto ammaliatore, in seguito si è rivelato essere una persona estremamente violenta: una sera in discoteca Nessy ha chiesto da accendere ad un altro uomo e lui, una volta in macchina, l’ha riempita di botte. La foto che sta girando su Internet di lei con il volto tumefatto risale a dopo il pestaggio. All’epoca erano ancora in Italia e non erano ancora sposati.
Poi Nessy ha deciso di perdonarlo, come fanno tutte le donne che subiscono violenza: pensava che sarebbe cambiato. Si sono uniti in matrimonio con rito islamico. Dopodiché Tamer, prima dell’arrivo della condanna definitiva in Cassazione di 2 anni, 11 mesi e 17 giorni che dovrebbe scontare nel nostro Paese, l’ha portata in Egitto.
Hanno iniziato a lavorare in ambito turistico; sembrava andare tutto bene, ma lui ha ricominciato a fare uso di sostanze stupefacenti – stiamo parlando di una persona con evidenti problemi di squilibrio – e, anche mentre Nessy aspettava la loro bambina, era violento, la vessava, la minacciava. Per due anni l’ha tenuta senza documenti, facendole sparire il passaporto e rifiutandosi di farle il visto per stare lì.
A febbraio di quest’anno, quando è stata nuovamente aggredita, nella notte è riuscita in qualche modo a scappare con la bambina, a ripararsi in un albergo e a chiamare i suoi genitori. Il padre è andato subito da lei. Ora c’è la madre, si danno il cambio per non lasciarla sola”.
Cosa rischia Nessy e cosa c’entra Tamer Hamouda
D: Nessy, infatti, è bloccata lì. E, oltre a rischiare di essere condannata per adulterio, perché Tamer l’ha denunciata, rischia che lui le faccia del male, perché ha già dimostrato di essere molto pericoloso…
R: “Ha precedenti per stalking, percosse, lesioni, violenza sessuale, violazione di domicilio e truffa”.
D: Poi c’è la questione della bambina: Nessy rischia di perderne l’affidamento.
R: “Tamer ha già ottenuto la custodia della bambina in primo grado e in più ha messo un blocco sull’uscita dal Paese della minore fino all’età di 21 anni adducendo delle motivazioni piuttosto bizzarre: dice che in Italia si pratica l’adulterio, che sua figlia tornando potrebbe diventare omosessuale o cambiare sesso. Non vuole che cresca in un Paese come il nostro. Sta strumentalizzando la sua religione, anche se nemmeno lui è un musulmano ligio, perché beve, fuma e si droga”.
L’appello alle istituzioni italiane
D: In Egitto è stato acquisito il suo casellario giudiziario?
R: “È partito giusto qualche giorno fa in originale da Milano, il Consolato egiziano lo ha trattenuto qualche giorno con la scusa di volerlo analizzare. Quando arriverà in Egitto il mio collega egiziano, l’avvocato che assiste Nessy, lo depositerà in tribunale insieme al ricorso in Appello per la custodia della bambina”.
D: Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si stia interessando alla vicenda. Ieri in Senato ha detto che quella di Nessy è una “questione di massima priorità” e che il suo obiettivo è “giungere a una soluzione positiva e rapida”. Sembra che qualcosa si stia muovendo. Qual è, comunque, l’appello che si sente di lanciare alle istituzioni?
R: “Ringrazio il ministro Tajani e a questo punto chiedo che le istituzioni facciano un passo in più, che trovino un accordo con le autorità egiziane per far rientrare in Italia Nessy e la sua bambina, che rischia di essere affidata a una persona inidonea. Si tratta di un soggetto che in Italia vedrebbe la figlia con gli assistenti sociali, una volta al mese, facendo un percorso di sostegno alla genitorialità.
In Egitto potrebbero affidargli la figlia perché è la madre ad essere considerata inidonea. Il motivo? Tamer ha presentato delle sue foto in bikini e per la legge della famiglia che si applica in Egitto ciò costituisce un reato/peccato. È questo il problema grave, che va arginato. Bisogna fare in modo che, avendo la bambina ottenuto il passaporto italiano, Nessy venga giudicata come madre da un tribunale italiano e non egiziano. Mi aspetto che le riportino a casa”.