Meloni contro il calcio italiano e Gravina. In parte anche Luciano Spalletti, ma meno rispetto a quanto ne dice contro il sistema calcio. Sul calcio e su quanto è successo nel campo, il presidente del Consiglio Meloni spiega di non essere “un’esperta di calcio” e aggiunge che “non posso dare consigli“, ma allo stesso tempo non si tira indietro e aggiunge che quando “le cose non vanno bene bisogna interrogarsi se qualcosa va male nel sistema“.
Meloni sulla nazionale e sulle leggi da rivedere: “Solo il 35% di calciatori italiani nel campionato, non va bene…”
Dice di non essere un’esperta di calcio, ma di politica sì, eccome. E qui entra in tackle diretto sul presidente della Federcalcio Gravina, ma anche su un intero sistema che, a suo dire, non va bene per niente. Sulla nazionale e su quanto è successo, Giorgia Meloni attacca e sentenzia, aggiungendo nello specifico che “ho visto molte tesi autoassolutorie che un pò mi preoccupano“.
E l’attacco della Premier non finisce qui anzi è andato oltre, mostrando di avere anche cognizione e un pizzico di conoscenza, anche se sarà andata preparata in trasmissione a Dritto e Rovescio su rete Quattro. La sua non è certo un’opinione sportiva o tecnica, ma osserva che è “politica”, e su questo può parlare e commentare, tanto che l’affondo è diretto: “Un problema c’è e non di poco conto” visto che deriva “dal fatto che i calciatori italiani nella serie A sono sempre meno, nel 2024 erano il 35% e se non li valorizzi poi un problema te lo trovi e la nazionale soffre“.
E il motivo? Semplice, secondo la Meloni uno dei problemi è stato quello di introdurre una norma che facilitava il rientro dei cervelli in Italia, solo che “questa legge è stata ampliata anche ai calciatori, ma non chiedetemi il motivo, l’ha fatto il Governo Conte“. E chissà che forse non sia stato anche questo uno dei problemi che vede solo il 35% dei calciatori italiani in Serie A e che sono sempre di meno“.
Tanto che se accade questo, “non valorizzi i tuoi calciatori un problema sulla Nazionale lo puoi trovare. Una norma di Conte estendeva ai calciatori stranieri i benefici fiscali del rientro dei cervelli, noi l’abbiamo tolta, almeno per i giocatori, non certo per i ricercatori…”