Non è ancora in vigore eppure già ci si muove per abrogarla. È l’autonomia differenziata, una delle riforme ‘cavallo di battaglia’ del’ governo, contro la quale la Cgil di Maurizio Landini depositerà domani, 5 luglio 2024, in Cassazione. il quesito scelto per il referendum abrogativo.

Ad affiancare il sindacato nella sottoscrizione del referendum ci sono i principali partiti di opposizione, oltre ad alcune associazioni laiche e cattoliche e a esponenti del mondo intellettuale.

Autonomia, Landini deposita domani il quesito per il referendum abrogativo della legge Calderoli

L’ora ‘X’ scatterà domani mattina alle 10, quando il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, depositerà in Cassazione il quesito per il referendum abrogativo della riforma dell’autonomia differenziata.

Il quesito sarà, dunque, il seguente:

“Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n.86, ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione’?”

Il ‘fuoco amico’ contro la riforma, Occhiuto (FI): “Senza risorse è una scatola vuota”

Il percorso dell’opposizione contro le riforme dell’esecutivo compie, con il deposito del quesito in Cassazione, un passo importante. Ancor prima della sua entrata in vigore, fissata per il 13 luglio, la legge Calderoli promulgata pochi giorni fa dal presidente della Repubblica Mattarella incontra subito il primo scoglio posto dai suoi oppositori.

Ma non è solo dal centrosinistra e dai sindacati che deve guardarsi il fronte dei sostenitori della riforma. Sempre domani, sulle pagine del settimanale ‘L’Espresso’, sarà pubblicata un’intervista al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto.

L’esponente di Forza Italia fa parte della ‘fronda’ contraria all’autonomia differenziata e, al di là dei proclami di ‘pace’ diffusi dalla maggioranza, conferma le sue perplessità su un testo che, senza le risorse necessarie, rischia di essere vuoto.

Occhiuto si chiede polemicamente perché la riforma sia stata votata così in fretta, malgrado ci fossero ancora due anni per definire i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) cui ogni regione deve attenersi per i servizi erogati ai cittadini, per poi arrivare a minacciare di ostacolare l’attuazione della riforma stessa:

“L’impegno che va preso per il futuro? Nessuna intesa fra il governo e le singole regioni se prima non c’è la certezza dei finanziamenti per garantire diritti e servizi. Ed anche nelle materie non sottoposte ai Lep occorre prudenza per evitare che l’autonomia produca effetti negativi”.

Insomma, sembrano lontani i festeggiamenti dell’esecutivo (soprattutto della Lega) per l’approvazione di una legge a lungo inseguita. La strada dell’autonomia, infatti, appare da subito in salita.