“Quindici. Saranno sedici a gennaio”: è questo uno dei passaggi dell’audio finora inedito che la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto” ha reso noto ieri, 3 luglio 2024, tornando sul caso di Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno del 1983 e mai ritrovata. Una traccia che va ad aggiungersi a quella già nota, in cui la famosa “ragazza vaticana” – che avrebbe compiuto 16 anni nel gennaio del 1984 – ripeteva, in loop: “Convitto Nazionale Emanuele II. Dovrei fare il terzo liceo, ‘st’altranno, scientifico”.
Emanuela Orlandi, a “Chi l’ha visto” un audio inedito
Tra le frasi che si riescono a carpire nonostante l’audio sia disturbato, c’è anche la seguente: “Mi verranno a accompagna’, ‘st’altranno, in un paesino sperduto per Santa Marinella“. Pietro Orlandi, presente in studio, ha pochi dubbi sul fatto che quella sia la voce della sorella Emanuela. A confermarlo, anche il riferimento alla località in cui gli zii avevano una casa e in cui lei andava spesso.
“Sicuramente è lei. Lo dico adesso, dopo 41 anni (dalla sua scomparsa, ndr), ma questa cassetta è arrivata subito. E per tutti quanti non c’è stato dubbio. Era Emanuela quella, punto”, ha detto. L’audio, finora inedito, va ad aggiungersi a quello già noto e fa parte di una registrazione fatta dagli Orlandi a una chiamata dei presunti rapitori arrivata il 5 luglio del 1983.
A parlare è lo zio di Emanuela, Mario Meneguzzi. Dall’altra parte c’è quello che i giornali avrebbero rinominato “l’Amerikano”, l’uomo dall’accento anglosassone che, dopo aver affermato di tenere in ostaggio la 15enne, chiese ai familiari di riconoscerla facendo ascoltare loro quella che a tutti gli effetti sembra essere una registrazione della ragazza.
Registrazione che qualcuno potrebbe averle fatto appositamente prima che fosse rapita. Forse l’uomo dell’Avon (mai identificato) che, secondo le ricostruzioni, la agganciò in strada per chiederle di lavorare come rappresentante della casa di cosmetici a una sfilata di moda delle Sorelle Fontana che si sarebbe tenuta il sabato successivo a Roma.
Il misterioso uomo dell’Avon
A parlarne fu la stessa Emanuela che, poco prima di uscire dalla scuola di musica che frequentava in piazza Sant’Apollinare, il giorno in cui sparì chiamò a casa per avvisare dell’offerta ricevuta (375 mila lire), trovando, all’altro capo del telefono, la sorella Federica, che le suggerì di tornare e di parlarne con i genitori.
L’ipotesi è che, con la scusa di un colloquio, l’uomo possa averle fatto delle domande e l’abbia, appunto, registrata. Potrebbe confermarlo o smentirlo l’amica che in teoria quel giorno era con lei: secondo Pietro, infatti, un’altra allieva della scuola di musica della sorella disse al magistrato Domenico Sica che quando le fu fatta l’offerta Emanuela non era sola.
La speranza è che questa donna si faccia avanti e racconti quanto accaduto. Oppure che si faccia avanti direttamente l’autore della registrazione. Potrebbe chiarire, infatti, almeno uno dei tanti passaggi oscuri sulla vicenda. I familiari della giovane, che lo scorso 22 giugno, in occasione dell’anniversario della scomparsa, si sono riuniti in piazza Cavour con lo slogan di “verità è luce”, puntano alla giustizia.
Vogliono capire che fine abbia fatto Emanuela: da chi fu rapita e perché, dove fu portata e, cosa non meno importante, se è ancora viva. La Procura di Roma ha aperto una nuova inchiesta sul caso, come ha fatto anche la Procura vaticana su impulso di Papa Francesco; in Parlamento è nata un’apposita Commissione bicamerale. Passi in avanti, però, per ora, non sembrano essere stati fatti.