I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma hanno condannato a 15 anni e due mesi e a 11 anni e quattro mesi di carcere i due studenti americani Elder Finnegan Lee e Gabriel Natale Hjorth, accusati dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, consumatosi a Roma nel luglio del 2019.
Condanne ridotte in Appello bis per i due americani accusati dell’omicidio di Mario Cerciello Rega
Lo scorso marzo la Cassazione aveva annullato la sentenza con cui i due ragazzi erano stati condannati, rispettivamente, a 24 anni e 22 anni di carcere per omicidio volontario aggravato e concorso in omicidio, disponendo nei loro confronti un nuovo processo di secondo grado.
L’obiettivo era ridiscutere, nel caso di Elder, il riconoscimento delle circostanze aggravanti e la sussistenza del reato di resistenza a pubblico ufficiale e, nel caso di Hjorth, l’accusa, più grave, di concorso in omicidio. Il procuratore generale Bruno Giangiacomo, rappresentante l’accusa, aveva chiesto un ridimensionamento minimo delle loro pene.
Per il primo, in particolare, una riduzione di 3 mesi della condanna; per il complice l’aumento di un anno. Il motivo? Avrebbero “agito in concorso, sempre”. I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma, facendo cadere le aggravanti e concedendogli il rito abbreviato, hanno riconosciuto loro uno sconto di pena, condannandoli, alla fine, a 15 anni e due mesi e a 11 anni e quattro mesi di carcere.
Entrambi, durante la lettura della sentenza, erano presenti in aula. Ma c’era anche la vedova del carabiniere ucciso, Rosa Maria Esilio, che così ha dichiarato ai microfoni dei giornalisti che l’hanno intercettata all’uscita dal tribunale:
Il sacrificio di mio marito Mario non deve essere dimenticato, era un servitore dello Stato, il dovere della memoria non è soltanto di noi familiari, ma è di tutti. Mario era un carabiniere orgoglioso, coraggioso, che ha dedicato la sua vita alla sicurezza della società. Il suo sangue rimarrà in eterno su quella strada: non possiamo chiudere gli occhi dinnanzi alla sua decorata fedeltà nel giorno del suo matrimonio, né davanti al suo corpo martoriato. Vi prego di ricordarlo così, un carabiniere dagli occhi azzurro cielo che è morto nel momento più felice della sua vita.
Lo riporta in video Rai News.
La ricostruzione dei fatti
L’entità della condanna, per i legali che assistono la donna, non aveva particolare importanza: l’augurio era che venisse riconosciuta la responsabilità di entrambi gli imputati. I fatti di cui sono macchiati risalgono al luglio del 2019. Elder e Hjorth avevano 18 e 19 anni quando, per le strade di Trastevere, a Roma, si erano imbattuti in degli spacciatori e avevano deciso di acquistare della cocaina.
La compravendita era andata male: i due ragazzi si erano accorti che al posto della sostanza concordata avevano ricevuto dai pusher dei medicinali polverizzati. Così, per vendetta, avevano rubato lo zaino di uno di loro: pensavano di dargli appuntamento per restituirglielo in cambio dei soldi che avevano speso per la droga.
Avrebbero dovuto incontrarsi nel quartiere Prati: quando Elder e Hjorth erano arrivati, avevano trovato, al loro posto, due uomini. Si trattava di Mario Cerciello Rega e del collega Andrea Varriale. Stando alle ricostruzioni, a quel punto Elder – non avendo capito che erano due carabinieri – avrebbe impugnato il coltello dalla lama di circa 18 centimetri che aveva portato con sé, colpendo il vicebrigadiere per ben 11 volte, sotto gli occhi vigili dell’amico, che si sarebbe poi preoccupato di nascondere l’arma insanguinata.