Mister Stefano Pioli ha già fatto i bagagli ed è pronto a lasciare l’Italia. Dopo l’addio al Milan ha deciso di lanciarsi in una sfida completamente nuova, accetutando la proposta dell’Al-Ittihad. Allenerà, tra gli altri, gente del calibro di Karim Benzema, pallone d’oro nel 2022, N’Golo Kantè e Fabinho, solo per citarne alcuni. Per commentare la decisione di Pioli di accettare l’offerta arrivata dall’Arabia Saudita, Nicola Innocentin, che conosce bene la realtà, avendo lavorato come consulente all’Al-Fateh, è intervenuto in esclusiva a Tag24. 

Pioli riparte dall’Arabia Saudita: Innocentin a Tag24

Dopo 5 anni sulla panchina del Milan e uno scudetto vinto, Stefano Pioli ha salutato i rossoneri e adesso è pronto a rimettersi in gioco. Ha ascoltato le varie proposte che gli sono arrivate sul tavolo ha scelto quella per lui più allettante. Ripartirà dall’Arabia Saudita, più esattamente dall’Al-Ittihad e prenderà il posto di Marcelo Gallardo. L’ufficialità non è ancora arrivata, ma c’è già stata la fumata bianca e l’accordo è ormai totale. Dopo tanti anni passati in Serie A, ora il mister si misurerà con la Saudi Pro League. Una realtà completamente diversa, fatta da grandi campioni, ma anche giocatori alle prime esperienze e soprattutto da risorse economiche illimitate. Per commentare la decisione di Pioli di accettare l’offerta arrivata dall’Arabia Saudita, Nicola Innocentin, che conosce bene la realtà, avendo lavorato come consulente all’Al-Fateh, è intervenuto in esclusiva a Tag24. 

Stefano Pioli è sempre più vicino alla panchina dell’Al-Ittihad. La sorprende che lui possa approdare in Arabia Saudita?

“Non mi sorprende, anzi mi conferma che il campionato Saudita sta attirando l’interesse di grandi calciatori e grandi allenatori. Il fatto che il trasferimento di Pioli si possa concretizzare, testimonia questa continua crescita della Saudi Pro League, al di là di quelli che possono essere gli aspetti economici, che sicuramente avranno una grande rilevanza in una scelta del genere”.

La scorsa estate è stata totalmente segnata dalle offerte che arrivavano dall’Arabia Saudita, mentre in questa stagione sembra esserci maggior calma. Cosa dobbiamo aspettarci?

“Lo scorso anno hanno fatto tanto ed hanno speso tanto. Quest’anno l’idea è quella di cercare di andarci un po’ più piano, a livello di investimenti. Non in tutti i casi i soldi spesi hanno fruttato rispetto a quel che ci si aspettava e alcuni giocatori in campo hanno fallito. Questo ha fatto sì che dal Ministero dello Sport arrivasse un messaggio ben chiaro. La richiesta è quella di essere più attenti a determinati profili e soprattutto di preferire giocatori liberi e a parametro zero. Gli stipendi che vengono dati in Arabia Saudita sono netti e talvolta sono il doppio o il triplo rispetto a quello che questi giocatori percepivano precedentemente. Viene da sé che se qualcuno non performa come previsto, poi diventa difficile trovargli un’altra collocazione, soprattutto se vuole tornare in Europa”.

Lei nel campionato Saudita ci ha lavorato. Molti dicono che il livello sia ancora basso rispetto a quello europeo, sia come competitività, che negli allenamenti. È effettivamente così, oppure no?

“Sono stato lì giù anche durante la Club World Cup, la coppa del mondo per club, a cui hanno partecipato società importanti. Il livello si è alzato, ma il problema è che fino allo scorso anno c’erano al massimo otto stranieri a società. Bastava che un paio di giocatori fossero indisponibili, per abbassare la competitività, perché non c’erano ricambi. Quest’anno gli stranieri sono aumentati a 10, con l’obbligo di avere almeno due Under 21 e questo fa sì che i ricambi ci siano e che il livello sia più alto. I due giovani di solito sono calciatori di prospettiva importante e per il resto si scelgono calciatori che possano essere in grado di generare anche future rivendite. L’ho vissuta da vicino e dall’interno e vi assicuro che non ho visto un livello basso per niente”.

Quali sono le differenze maggiori rispetto al nostro calcio?

“Quel che influisce maggiormente è il clima, perchè giocare con 32 o 33 gradi è difficile. Ho visto però anche tanti calciatori ambientarsi facilmente. Ho seguito gli allenamenti del club per cui lavoravo e non vedevo né scarso impegno, né tantomeno poca qualità. È chiaro che la parte atletica però va gestita in maniera diversa. Si allenano alle sette o alle otto di sera, ma vanno preservati soprattutto a causa del clima”.

Torno su Stefano Pioli, se avesse chiesto a lei gli avrebbe consigliato di accettare questa proposta?

“Credo che Pioli abbia fatto bene, perché oggi andare in Arabia Saudita non è certo un viaggio di sola andata. Può essere una tappa intermedia in un percorso che può continuare e credo che ogni allenatore debba fare delle valutazioni in base al momento, che vadano oltre l’analisi del singolo club. Questo vale per società che siano in Italia, o altrove. Il ciclo di Pioli al Milan è stato soddisfacente, con la vittoria di un titolo importante. Per fare una scelta, un mister del genere, deve valutare il valore della rosa e potenzialmente gli obiettivi raggiungibili. In Italia i top club ambiscono tutti ad avere risultati importanti, sin dalla prima stagione. Credo che lui voglia fare un’esperienza diversa e che sarà ben remunerata”. 

Quindi per lui non rischia di essere la fine? Potrebbe poi tornare ad essere appetibile anche in Europa?

“Assolutamente sì, sono convinto che un allenatore del genere avrà sicuramente le sue chance per tornare in Europa. La cosa fondamentale è quella di arrivare in Arabia Saudita con la giusta mentalità, altrimenti si rischia di fare brutte figure. Il campionato Saudita, oggi, ha una visibilità e una risonanza mediatica che prima non aveva e che è diventata molto superiore rispetto a tanti altri campionati. Fino a qualche anno fa nessuno ne parlava, ma con l’arrivo di Ronaldo, un po’ per curiosità e un po’ per i nomi che sono arrivati, un orecchio e un occhio arriva da parte di tutti gli appassionati di calcio e degli addetti ai lavori”.