Si sarebbe dato alla fuga insieme alla moglie e al figlio di 9 anni da almeno una settimana: queste le ultime notizie su Giacomo Bozzoli, il 39enne che lo scorso 1 luglio è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, consumatosi a Marcheno, in provincia di Brescia, nell’ottobre del 2015. Nelle scorse ore gli inquirenti lo hanno dichiarato ufficialmente latitante, firmando, nei suoi confronti, un mandato di cattura internazionale. Lo riporta Rai News.
Giacomo Bozzoli in fuga insieme a moglie e figlio dopo la condanna all’ergastolo: è stato dichiarato latitante
“Dov’è Giacomo? Non lo so davvero”, ha detto ai giornalisti dell’Ansa il padre Adelio, che due giorni fa era in aula per assistere alla lettura della sentenza a carico del 39enne. Bozzoli junior, il figlio, era assente. Quando i carabinieri si sono recati presso la sua abitazione di residenza – sulla sponda bresciana del lago di Garda – per prelevarlo e portarlo in carcere, però, non era nemmeno lì.
Stando alle ultime notizie, sarebbe fuggito da almeno una settimana insieme alla moglie e al figlio di 9 anni. Come? A bordo della sua Maserati. Il suo ultimo accesso a Whatsapp risalirebbe alle 3.30 della notte tra domenica 23 e lunedì 24 giugno; poi il nulla, anche se, secondo qualcuno, nelle scorse ore sarebbe stato avvistato in un paese confinante con l’Italia.
Per 9 anni, dopo l’omicidio di cui era accusato, è rimasto in libertà: “È sempre stato disponibile e reperibile”, altrimenti, ha spiegato l’ex procuratore generale Pierluigi Maria Dell’Orso al Corriere della Sera, “avremmo agito diversamente”. Non era stato ravvisato, cioè, un pericolo di fuga. Né c’era il pericolo che inquinasse delle prove, visto che il processo a suo carico era indiziario.
Ora che si è concluso per l’uomo avrebbero dovuto aprirsi le porte del carcere. Non si sa, invece, che fine abbia fatto.
La ricostruzione del delitto di Marcheno
Fin dall’inizio della vicenda che l’ha coinvolto Bozzoli si è proclamato innocente, sostenendo di essere estraneo alla scomparsa dello zio Mario, titolare, insieme al padre, della fonderia di famiglia, con sede a Marcheno. Secondo i giudici che l’hanno condannato al massimo della pena, invece, lo avrebbe ucciso.
I fatti risalgono all’8 ottobre del 2015, data dell’ultimo avvistamento dell’imprenditore 52enne. Stando alle ricostruzioni, quest’ultimo, dopo una giornata di lavoro, avrebbe prima telefonato alla moglie avvisandola che di lì a poco sarebbe rientrato e poi sarebbe stato preso di mira dal nipote che, con l’aiuto di due operai, si sarebbe disfatto del suo corpo bruciandolo all’interno di uno dei forni della ditta, da cui, attorno alle 19.18 di quel giorno, sarebbe uscita una strana fumata.
Sembra che lo odiasse e che lo ritenesse “colpevole di lucrare dalla società dei proventi e di intralciare i suoi progetti imprenditoriali”. A un’ex fidanzata, del resto, avrebbe anche confidato di avere in mente di ucciderlo diversi anni prima che portasse a compimento il suo piano. Poi, senza mostrare “alcuna titubanza”, si sarebbe preoccupato di cancellare dal proprio smartphone “tutti i messaggi che avrebbero potuto coinvolgerlo”.
Ci si chiede, ora, dove sia e se, anche in questo caso, avesse programmato tutto. Uno dei suoi presunti complici, Oscar Maggi, sta intanto per essere rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in omicidio e distruzione di cadavere. L’altro, Giuseppe Ghirardini secondo l’accusa, è morto suicida – dopo aver ingerito del cianuro – pochi giorni dopo i fatti: a spingerlo a togliersi la vita, forse, proprio i sensi di colpa.