Un confine delicato, un argomento vastissimo e anche un dubbio, per molti di noi, quando parliamo di temi che riguardano la famiglia: i genitori possono essere amici dei loro figli? Tag24.it ha intervistato la psicopedagogista, (mediatrice e coordinatrice genitoriale) e direttrice del centro clinico La Quercia Paola Campanaro, per rispondere alla domanda e approfondire il tema, alla scoperta di un rapporto, il più sano possibile, tra figli e genitori.
I genitori possono essere amici dei figli? “Mai confondere i ruoli”
Per quanto possa sembrare bello essere “amici del cuore dei propri figli” è importante mantenere ruoli distinti per favorire una crescita sana e indipendente nei bambini e negli adolescenti. La dottoressa risponde direttamente al nostro quesito, spiegandoci i motivi per i quali è meglio non essere come “degli amici” , se si deve mantenere il ruolo genitoriale:
“La tematica è enorme. Per rispondere alla domanda: no. Perché se il genitore fa l’amico, non fa più il genitore. È come dire di voler andare a mangiare in un ristorante, ma ritrovarsi con il cuoco che, invece di fare il pizzaiolo, inizia a pulire le nostre scarpe. Io mi aspetto che faccia il pizzaiolo, perché voglio mangiare la pizza.
Quindi il genitore deve fare il genitore, non l’amico. È sano che il figlio abbia amici e mantenga una certa distanza dal genitore.“
Perché i figli ascoltano gli amici e non i loro genitori? “Tutto nella norma”
Questo processo inizia intorno ai 10-12 anni, ci spiega la Dottoressa Campanaro e lo possiamo vedere in ogni famiglia: ciò che dicono gli amici diventa molto più importante rispetto alle parole di un genitore. Questo rientra in un processo del tutto naturale, che non dovrebbe destare allarmi e preoccupazioni. E’ un momento di ricerca di indipendenza, di sviluppo da parte dei ragazzi che mantengono una certa iniziale distanza dalla famiglia.
Per alcuni genitori risulta un dispiacere, addirittura traumatico, ma nel rispetto reciproco, bisognerà accettare. La dottoressa ci fa degli esempi:
“Se un amico dice ” hai i capelli sporchi”, il figlio si laverà i capelli, mentre se lo dice il genitore, potrebbe ribellarsi.
Un altro esempio sono i vestiti. Se il genitore dice che una camicia non sta bene, il figlio non lo ascolterà. Ma se lo dice l’amico, quella camicia non verrà più indossata. Questo processo è normale e rientra nella crescita del figlio, che inizia a staccarsi dal genitore per sviluppare la propria identità.”
Figli fuori controllo? Come si risolve la preoccupazione
Tanti genitori non riescono ad essere presenti nella vita dei loro figli ed entrano in ansia, apprensione. Come si risolve il “senso di mistero e preoccupazione” quando un figlio mette un confine troppo grande con la famiglia? La Dottoressa ci ha spiegato:
“Viviamo in un mondo dove molti genitori sono angosciati perché perdono il controllo sui figli. Quando i figli crescono, iniziano a frequentare persone e luoghi che i genitori non conoscono. Questo è un processo sano, ma richiede una preparazione. I ragazzi devono assumersi responsabilità e sperimentare autonomia gradualmente. Il genitore deve insegnare valori e comportamenti, e costruire fiducia nel figlio.”
Cosa devo fare quando mio figlio commette errori?
Tanto sta nell’atteggiamento, nel modo di porsi e nel ricordare qual è il giusto mezzo quando si tratta di controllo. Esagerare troppo con delle modalità restrittive o autoritarie, provocherà effetti catastrofici e istaurerà i meccanismi di un rapporto tutt’altro che sano, ci dice Paola Campanaro:
“Finché i figli vivono in casa, gli errori fanno parte del processo di apprendimento e il genitore può proteggerli. È importante evitare un controllo eccessivo, come la tracciatura tramite cellulare, che può diventare angosciante. Il genitore deve invece preparare il figlio a difendersi e a fare scelte responsabili.
La fiducia del genitore nel figlio dipende dalla fiducia che ha in sé stesso come genitore. I genitori iperprotettivi spesso sono insicuri. La genitorialità richiede supporto e, se necessario, aiuto specialistico. I genitori devono evitare di iper-proteggere i figli, insegnando loro a gestirsi da soli.“
Come fare in modo che i figli “si aprano” e parlino ai genitori? C’è un trucco
E’ importante allora ricordare che il legame tra genitori e figli è bene si, che sia saldo e profondo, ma deve rappresentare un supporto, una guida per i bambini e i ragazzi che ancora si stanno sviluppando nella crescita e che dovranno fronteggiare le difficoltà della vita.
Quanto al dialogo, se ci si aspetta che “da soli” si aprano su tematiche delicate e che portino i loro problemi ai genitori spontaneamente, si sbaglia strada. Bisogna abituarli agli argomenti, fargli comprendere che c’è accettazione dall’altra parte:
“Il legame tra genitore e figlio deve basarsi su una guida aperta e non giudicante. Il genitore deve essere una fonte di aiuto, soprattutto su tematiche delicate come la sessualità, per esempio. È importante parlare di questi argomenti in famiglia, utilizzando eventi attuali come spunto di discussione, senza aspettare che il figlio faccia domande.
Se ci sono tabù come il sesso, la droga o altre tematiche delicate, il genitore deve affrontarli apertamente. Il dialogo deve essere continuo e naturale, utilizzando esempi quotidiani. Aspettare che sia il figlio a chiedere informazioni può essere vano.“
Qual è la differenza tra un genitore e un amico?
La dottoressa Campanaro ci illustra precisamente la differenza tra questi due legami. Ci spiega infatti che il genitore deve fornire una guida valoriale ed è chiaro che non può e non deve sempre essere d’accordo con il figlio. L’amico, invece, dà supporto, conforta sempre, è dalla nostra parte, mentre il genitore deve anche correggere e insegnare. È un equilibrio difficile, certo, ma è necessario per uno sviluppo corretto della psiche e dell’identità:
” Il genitore deve essere aperto, accettare che le scelte del figlio possano essere diverse dalle proprie aspettative. Il dialogo deve essere sempre aperto e basato sul rispetto reciproco. L’amicizia intesa come guida non giudicante è fondamentale.
Il genitore deve dare una guida valoriale e correttiva, mentre l’amico fornisce supporto e conforto. I ruoli sono diversi, ma entrambi sono importanti per il benessere di un figlio.”
Il nostro manuale d’istruzione per genitori, continuerà con altre interviste periodiche all’esperta Campanaro, grazie anche alla collaborazione della dottoressa Laura Fumei, Responsabile Social, Comunicazione e Progetti per le Scuole del Centro Clinico La Quercia. Nella prima puntata del podcast, abbiamo capito “a che età dare il cellulare ai figli”.