Chi pensava che con l’approvazione in Parlamento la battaglia sull’Autonomia differenziata si sarebbe placata, deve ricredersi. Oggi, 2 luglio, ad esempio, è stata una giornata ad altissima tensione su questo fronte. Ad accendere la miccia, un pò a sorpresa, è stato il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci che ha bocciato l’iniziativa del Governatore del Veneto Luca Zaia di chiedere più poteri su nove settori non regolamentati dai Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni che dovrebbero garantire a tutti i cittadini italiani gli stessi diritti di base. A stretto giro, il centrosinistra ha annunciato di accelerare tramite le Regioni che governa per arrivare al referendum abrogativo dell’Autonomia differenziata e una interrogazione parlamentare per un altro ministro: quello dell’economia Giancarlo Giorgetti per spiegare le conseguenze economiche di una legge che, evidentemente, continua a spaccare sia la politica che l’opinione pubblica.

Autonomia differenziata, il ministro Musumeci frena il Veneto di Zaia: “Chieda un’accelerazione per i Livelli essenziali delle prestazioni, non per altro”

Ieri, 1 luglio, il Governatore del Veneto Luca Zaia, sul fronte dell’Autonomia, è passato subito dalle parole ai fatti chiedendo più poteri su ben nove materie. Per questo, ha inviato una lettera alla premier Giorgia Meloni. Ma oggi un suo componente, il ministro alla Protezione Civile Nello Musumeci ha avvertito:

“La richiesta di Zaia è assolutamente precoce. In linea di principio, certo, può avanzarla. Ma c’è un problema di opportunità: in questo momento, tra le Regioni del Mezzogiorno permangono delle perplessità, anche dentro la coalizione di maggioranza. Io ho delle perplessità. Poi, certo, a decidere sarà il capo del governo e il governo nel suo insieme”

Più significative degli strappi che l’Autonomia differenziata ha comportato anche all’interno della maggioranza e del Governo, le parole di Musumeci non potevano essere perché provengono da un esponente di Fratelli d’Italia fino a due anni fa Governatore della Sicilia:

“Io sono per l’autonomia. Ma a patto che tutte le Regioni partano dalla stessa linea. E quindi, chiederei a Zaia di accelerare invece il processo che porta all’individuazione dei Lep per dare una garanzia alle Regioni più svantaggiate. Acceleriamo prima sui Lep e poi procediamo”

ha esortato il ministro.

La reazione del centrosinistra: la mossa delle Regioni per il referendum e l’interrogazione parlamentare a Giorgetti annunciata da Boccia (Pd): “Spieghi gli effetti economici dell’Autonomia”

Già ieri, le parole del presidente dei senatori Pd, Francesco Boccia, preannunciavano una dura reazione all’iniziativa di Zaia: l’esponente dei dem invitava ad accelerare l’iter per chiedere il referendum abrogativo attraverso la raccolta delle firme ma anche su richiesta delle Regioni governate dal centrosinistra. Così, oggi, la prima a muoversi è stata la Sardegna guidata da Alessandra Todde del Movimento Cinque Stelle. La seguiranno la Toscana, l’Emilia-Romagna, la Puglia e la Campania. Ma non solo: prendendo la parola a Palazzo Madama, Boccia ha annunciato una interrogazione assieme alle altre opposizioni per chiedere al ministro Giancarlo Giorgetti di spiegare quali siano gli impatti effettivi dell’Autonomia e della cessione alle regioni di materie oggi affidate allo Stato:

“Il trasferimento delle cosiddette materie non Lep, fra cui alcune riguardanti il fisco e l’istruzione, in assenza di adeguati criteri, rischia di produrre un impatto in termini di risorse umane, strumentali e finanziarie di cui non si conosce l’entità effettiva, che moltiplicato per tutte le regioni prefigura problematiche di coordinamento e tenuta della finanza pubblica di notevole consistenza, per non parlare del differente risultato in termini economici, sociali e di accesso ai servizi per i cittadini residenti nelle diverse aree territoriali del nostro Paese”

Le critiche di Magni (Avs) e Patuanelli (M5S): “La maggioranza litiga su tutto”

Ad associarsi alla richiesta di Boccia di volere spiegazioni ufficiali dal ministro Giorgetti a proposito degli effetti della riforma, sono stati anche Alleanza Verdi e Sinistra e il Movimento Cinque Stelle. Avs, con il suo rappresentante Tino Magni, l’ha messa così:

“Appena approvata la legge, non si aspetta di definire i Lep, ma scatta il meccanismo di chiedere l’Autonomia differenziata aggiungendo materie come l’istruzione. Siamo davvero davanti allo spacca-Paese”

Stefano Patuanelli, il capogruppo M5S in Senato, invece, ha preso la palla al balzo soffermandosi proprio sulle parole del ministro Musumeci a proposito della richiesta di Zaia:

“C’è una maggioranza che sta litigando su tutto e che si tiene insieme solo per la gestione del potere: credo che non si possa andare avanti in questo modo”

La difesa del centrodestra, Lisei (FdI): “Dal centrosinistra un teatro dell’assurdo”

Sta di fatto che sempre oggi, 2 luglio, quando, a completare il quadro, è arrivata anche la notizia secondo la quale il centrosinistra in Emilia-Romagna avrebbe chiesto alla giunta regionale di indire un referendum sull’autonomia, la difesa da parte del centrodestra è stata doverosa. Ed è arrivata per bocca del capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Affari costituzionali, Marco Lisei:

“Proprio in Emilia-Romagna stiamo vivendo il teatro dell’assurdo: gli stessi consiglieri di maggioranza dell’assemblea legislativa che quattro anni fa chiedevano a Bonaccini di procedere sull’autonomia oggi chiedono di bloccarla. In questa commedia ridicola, c’è la vera essenza della sinistra: ipocrisia, assenza di idee e di dignità. Quando governano modificano la Costituzione inserendo l’autonomia, firmano accordi con la Stato per chiederla, poi diventano opposizione a livello nazionale e si rimangiano tutto. Il consiglio migliore da dare loro sarebbe di studiare, perché se leggessero la legge quadro si renderebbero conto che rispetto al passato, quando governavano loro, le garanzie poste a presidio dell’unità nazionale e della perequazione sociale sono molto più alte di quando loro volevano fare ‘l’autonomia in incognito’, ovvero avviare percorsi di autonomia come quello bonacciniano senza passare dal Parlamento”