Chi è Giuseppe Ghirardini e perché si è tornati a parlarne? Aveva 50 anni quando, nell’ottobre del 2015, fu trovato senza vita sulle rive di un torrente vicino a Ponte di Legno, nel Bresciano, dopo essere scomparso improvvisamente nel nulla. La sua storia si lega a doppio filo con quella dell’imprenditore Mario Bozzoli, che pochi giorni prima era stato ucciso, venendo gettato nel forno della fonderia di cui era titolare insieme al fratello e che l’operaio gestiva.

Chi è Giuseppe Ghirardini, l’operaio morto suicida dopo l’omicidio di Mario Bozzoli

Ghirardini aveva 50 anni e da qualche tempo si era separato dalla moglie di origini sudamericane – da cui aveva avuto anche un figlio – quando, nell’ottobre del 2015, a cinque giorni esatti dalla scomparsa del suo datore di lavoro, fece perdere improvvisamente le sue tracce, dopo aver scritto sui social: “Guardati le spalle, sempre. Le pugnalate arrivano da chi meno te lo aspetti”.

Il suo corpo fu ritrovato senza vita sulle rive di un torrente vicino a Ponte di Legno, nel Bresciano, a oltre 100 chilometri di distanza dalla sua abitazione. L’autopsia stabilì che era morto a causa del cianuro contenuto in una delle due capsule che aveva ingerito, che si era aperta nel suo stomaco. Si pensò al coinvolgimento di terze persone; poi gli inquirenti arrivarono alla conclusione che si fosse trattato di un gesto volontario.

Secondo loro, in sostanza, l’operaio – che era addetto al forno grande della fonderia Bozzoli, di cui l’imprenditore svanito nel nulla poco prima, Mario, era titolare insieme al fratello Adelio – si sarebbe tolto la vita spinto dal senso di colpa perché era tra le poche persone presenti quando il 52enne fu ucciso e gettato proprio all’interno del forno che egli gestiva.

A dimostrarlo, le otto banconote da 500 euro rinvenute nella sua abitazione: la prova, secondo l’accusa, che aveva preso accordi con il nipote di Bozzoli, Giacomo, per occuparsi della distruzione del cadavere dell’uomo insieme a un collega.

La condanna in via definitiva del nipote dell’imprenditore, Giacomo Bozzoli

I fatti risalgono all’8 ottobre del 2015. Mario Bozzoli era andato a lavorare come faceva sempre e, attorno alle 19.15, aveva telefonato alla moglie per avvisarla che di lì a poco sarebbe rincasato e che poi sarebbero andati a cena. I giudici dei tre gradi di giudizio hanno stabilito che qualche minuto dopo fu preso di mira dal nipote Giacomo Bozzoli e ucciso.

Alle 19.18 dal forno grande della fonderia sarebbe poi uscita una strana fumata: l’ipotesi è che il corpo dell’imprenditore 52enne sia stato bruciato. Oltre a Ghirardini e a Bozzoli sarebbe stato presente, al momento dei fatti, anche un altro collega del primo: l’operaio Oscar Maggi, che, stando a quanto riporta Il Corriere della Sera in un articolo di ieri, 1 luglio 2024, sarà a breve rinviato a giudizio per concorso in omicidio.

Bozzoli “junior”, Giacomo, pur essendosi sempre proclamato innocente, è stato condannato in via definitiva all’ergastolo: quando i carabinieri si sono recati presso la sua casa sul lago di Garda, attorno alle 20 di ieri, non lo hanno però trovato. Da ore lo stanno cercando ovunque: si è reso irreperibile. Secondo le ricostruzioni mise a punto l’omicidio dello zio, con la collaborazione dei due operai, perché lo odiava: era “colpevole, a suo avviso, di lucrare dalla società dei proventi sia di intralciare i suoi progetti imprenditoriali”. A riportarlo è sempre Il Corriere della Sera.