Poco prima delle 18 di ieri, 1 luglio 2024, i giudici della prima sezione della Corte di Cassazione hanno reso definitivo l’ergastolo a carico di Giacomo Bozzoli, già condannato in primo e in secondo grado per l’omicidio dello zio Mario, l’imprenditore 52enne di Marcheno (Brescia) svanito nel nulla nell’ottobre del 2015 all’interno della fonderia di famiglia. Per l’uomo, di 39, avrebbero dovuto aprirsi le porte del carcere dopo nove anni di libertà: da ore però, secondo l’Agi, risulta irreperibile insieme a moglie e figlio.

Chi è Giacomo Bozzoli, condannato all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario: da ieri risulta irreperibile

Quando i carabinieri lo hanno raggiunto presso la sua abitazione sul lago di Garda per prelevarlo, attorno alle 20 di ieri, non lo hanno trovato; qualche ora prima in Cassazione i giudici avevano letto la sentenza con cui è stato riconosciuto definitivamente colpevole dell’omicidio dello zio: Giacomo Bozzoli, 40 anni il prossimo 19 luglio, si è reso irreperibile.

Non si esclude, però, che nelle prossime ore possa decidere di costituirsi. Fin dall’inizio della vicenda si proclama innocente – e il padre Adelio, che ha sempre partecipato alle udienze del processo a suo carico, inclusa l’ultima, sostiene di credergli -; stando a quanto ricostruito in aula, avrebbe invece ucciso, con la collaborazione di due operai, Giuseppe “Beppe” Ghirardini (morto suicida pochi giorni dopo i fatti) e Oscar Maggi, l’imprenditore Mario Bozzoli.

L’8 ottobre del 2015 l’uomo, di 52, svanì nel nulla dopo aver lavorato, come faceva sempre, nella fonderia di famiglia a Marcheno, in provincia di Brescia: secondo i giudici sarebbe stato gettato all’interno di uno dei forni dell’azienda dopo essere stato ucciso e fatto a pezzi. Qualche minuto prima aveva telefonato alla moglie per avvisarla che a breve sarebbe rincasato. Il motivo? L’odio “ostinato e incontenibile” che il nipote avrebbe provato nei suoi confronti.

Era “colpevole, a suo avviso, di lucrare dalla società dei proventi sia di intralciare i suoi progetti imprenditoriali”, ricorda Il Corriere della Sera. Contro di lui, diverse prove, tra cui la testimonianza dell’ex fidanzata, alla quale, diversi anni prima di portarlo a compimento, l’uomo avrebbe confessato l’omicidio. I militari lo stanno cercando dappertutto: è probabile che, già oggi, se non dovessero esserci novità, la Procura firmi un decreto di latitanza per individuarlo attraverso mezzi come le intercettazioni. Lo rende noto l’Agi.

Il caso del Frusinate, dove un altro uomo ha ucciso lo zio

Il caso del 39enne riporterà alla mente di molti quello che qualche settimana fa si è verificato a Castelmassimo, nel Frusinate, dove un uomo di 48 anni ha sparato allo zio, di nome Silvio Scaccia, e lo ha ucciso al culmine di una lite scoppiata per questioni di confini territoriali.

Sembra che l’uomo, guardia giurata di professione, stesse facendo rientro a casa al termine del turno di notte, quando avrebbe trovato la strada di passaggio verso la sua abitazione bloccata da un’auto della famiglia Scaccia; a quel punto, dopo aver chiesto spiegazioni – e aver iniziato a litigare con lo zio e con il figlio – avrebbe impugnato la pistola d’ordinanza e fatto fuoco contro entrambi.

Il più anziano è morto; il più giovane si è invece salvato, venendo ricoverato all’ospedale Spaziani di Frosinone e sottoposto a un delicato intervento chirurgico. A dare l’allarme, i presenti. Si era detto, all’inizio, che il 48enne si era dato alla fuga attraverso i campi; il suo legale, Tony Ceccarelli, ha fatto invece sapere che subito si sarebbe consegnato alle autorità. È accusato ora di omicidio volontario.