Quanti anni hanno e cosa fanno oggi Martina Levato e Alexander Boettcher? Che fine hanno fatto dopo le rispettive condanne per lesioni gravissime? Sono ancora in carcere? Se sì, dove? Sono solo alcuni degli interrogativi che ruotano attorno ai due fidanzati milanesi noti sui giornali con il nome di “coppia dell’acido”.

Martina Levato e Alexander Boettcher oggi: che fine hanno fatto?

Insieme al loro amico e complice Andrea Magnani, Martina Levato e Alexander Boettcher sono stati condannati in via definitiva per lesioni gravissime. Il motivo? Negli ultimi mesi del 2014, prima di essere fermati, sfregiarono con l’acido un ragazzo con cui la giovane aveva avuto un flirt, Pietro Barbini, suo ex compagno di liceo, e un certo Stefano Savi, che avevano scambiato per Giuliano Carparelli, riuscito a salvarsi dall’agguato grazie a un ombrello.

Volevano “purificare” il passato sessuale di Levato, “punire” ogni minimo rapporto che la stessa aveva avuto all’infuori di quello con Boettcher, che nel tempo da puramente sessuale si era fatto esclusivo. I giudici hanno stabilito che Alex fu la mente del piano; Martina inveve il braccio. Magnani? Il loro “burattinaio”. Oggi ha 40 anni e, dopo aver scontato la sua pena, è tornato in libertà; Boettcher, che di anni ne ha 38, è ancora recluso a Bollate. Martina, di 31, si trova a San Vittore.

Stando a quanto riporta Il Corriere della Sera in un articolo del 2023, si sarebbe laureata e avrebbe iniziato a lavorare fuori dalla struttura in cui è detenuta ogni giorno. In passato, interrogata su ciò che ha fatto, si disse “pentita” e chiese scusa. Il figlio Achille, che aveva avuto proprio da Boettcher, le è stato comunque tolto: è stato dato in adozione.

Cosa ha fatto la “coppia dell’acido”?

Quando gli esperti si riferiscono a Levato e al fidanzato parlano spesso di “folie à deux”, “follia a due”, per far intendere che arrivarono a macchiarsi delle azioni per le quali sono stati condannati a causa dei deliri che si trasmisero l’un l’altro all’interno della loro coppia criminale.

Un meccanismo che è stato osservato anche nel caso di Manuel Foffo e Marco Prato, i due amici che nel 2016 uccisero un loro coetaneo, Luca Varani, al culmine di un festino a base di alcol e droghe di diversi giorni a Roma. O, ancora, nel caso di Paola e Silvia Zani e di Mirto Milani, il trio che si macchiò dell’omicidio dell’ex vigilessa Laura Ziliani a Temù, nel Bresciano.

Si convinsero l’un l’altro; si appoggiarono e supportarono perché erano totalmente dipendenti, arrivando a quello che i giudici definirono – nelle motivazioni della sentenza – un “superamento dei più elementari sentimenti di compassione e di immedesimazione nelle sofferenze altrui”. Online ci sono ancora gli audio che una delle loro vittime, Barbini, riuscì a registrare nel corso dell’aggressione, in cui riportò danni irreversibili.

Ma ci sono anche dei video che catturano momenti particolarmente sadici vissuti dai due ragazzi: immagini che mostrano Alex e Martina mentre si tagliano a vicenda la pelle, senza curarsi del sangue; frame in cui Martina beve l’urina di Alex e in cui Alex tira il collo a una gallina fino a strappargli la testa. Sembrano divertirsi, non rendersi conto della gravità delle loro azioni, ossessionati. La loro storia sconvolse tutti e ancora oggi da molti viene ricordata tra le più assurde di cronaca del nostro Paese.