È una storia da molti definita “assurda” quella di Martina Levato e Alexander Boettcher, i due fidanzati di Milano saliti alla ribalta delle cronache con il nome di “coppia dell’acido”. Per raccontarla dobbiamo fare un passo indietro.
Il movente, le vittime: la storia della “coppia dell’acido”
Tutto inizia nel 2013, quando i due ragazzi si incontrano per la prima volta a Milano. Alex Boettcher lavora come broker finanziario, ha una moglie e una bambina; Martina Levato studia invece alla Bocconi. Nella primavera del 2014, dopo qualche mese di saltuaria frequentazione sessuale – nel corso della quale lei conosce anche altri ragazzi – il loro rapporto diventa esclusivo.
Boettcher, in particolare, inizia a mostrarsi sempre più geloso della giovane. E a un certo punto le propone qualcosa: “purificare ogni rapporto di lei con altri uomini“. Il piano è semplice: insieme all’aiuto di un amico di lui, Andrea Magnani, getteranno dell’acido sul volto dei ragazzi che Martina ha frequentato, anche per breve tempo, per sfigurarli.
Il primo che prendono di mira è un certo Giuliano Carparelli. Si recano nella discoteca dove Martina lo ha conosciuto e, pensando di averlo trovato, lo seguono. In realtà non è lui; si tratta di un ragazzo che gli somiglia molto, un certo Stefano Savi. Quella sera lo avvicinano e gli lanciano dell’acido sul volto, sfregiandolo. Poi capiscono di aver sbagliato persona.
Qualche tempo dopo aspettano il vero Giuliano sotto casa, a Milano, con un contenitore “tipo shaker giallo fluo” – come avrebbe raccontato in seguito in aula – e, quando lo vedono, cercano di buttargli dell’acido addosso. Cercano, perché lui, rendendosi conto del pericolo, apre velocemente l’ombrello che ha portato con sé, riuscendo ad evitare il liquido corrosivo e si dà alla fuga.
Mentre corre, riesce addirittura ad intravedere il numero di targa dell’auto sulla quale i suoi aggressori salgono dopo il tentato agguato. Un dettaglio che poi si sarebbe rivelato fondamentale per incastrarli.
La condanna di Martina Levato e Alexander Boettcher, poi il figlio in adozione
La terza aggressione è quella contro Pietro Barbini, ex compagno di liceo della giovane. Il ragazzo, che vive a Boston, è a Milano per le vacanze quando, il 28 dicembre del 2014, convince il papà ad accompagnarlo ad un appuntamento concordato con un corriere che l’ha chiamato per comunicargli di dovergli consegnare un pacco.
È sera. Padre e figlio sono appena tornati da una gita in montagna; arrivano in via Giulio Carcano, alla periferia della città. Il padre resta in auto; Pietro invece si avvicina al luogo dell’incontro. È lì che due persone incappucciate lo raggiungono e gli gettano addosso dell’acido. Pietro, sconvolto, inizia a correre insieme al papà, che nel frattempo l’ha raggiunto, registrando tutto col cellulare che ha in tasca.
Un terzo uomo lo raggiunge e tenta di colpirlo con un martello alle spalle; i due lo immobilizzano. È Boettcher. Pietro capisce che è il ragazzo che la sua ex compagna sta frequentando e lo riferisce agli inquirenti; Levato, interrogata, fa il nome di Magnani, dice che quella sera era insieme a lui, che con l’aggressione non c’entra niente. Ma viene riconosciuta dai testimoni.
Chi indaga mette così insieme i pezzi e capisce che sono stati tutti e tre a partecipare all’agguato, che presto viene correlato anche ai precedenti. Tutti e tre, al termine del processo a loro carico, sono stati condannati. Il figlio che Martina e Alex hanno avuto insieme nel 2015, dopo il loro ingresso in carcere, è stato dato in adozione.