Sarebbero oltre 50 le foto scattate da Filippo Turetta all’ex fidanzata Giulia Cecchettin qualche ora prima di ucciderla, lo scorso 11 novembre. A renderlo noto è stata la trasmissione televisiva Pomeriggio Cinque News, che ha anche diffuso alcune delle immagini.
Filippo Turetta e le 52 foto di Giulia Cecchettin prima dell’omicidio
Alle foto catturate dalle videocamere di sorveglianza del centro commerciale “La Nave de Vero” di Marghera, dove i due si erano recati per fare acquisti in vista della laurea della ragazza, si aggiungono, quindi, quelle rinvenute sul telefono di Filippo Turetta: oltre 50 scatti in cui Giulia Cecchettin si prova dei vestiti, è seduta al bar e guarda il suo cellulare oppure è affianco all’ex fidanzato, che scatta un selfie di loro due insieme.
Si tratta delle ultime immagini che la ritraggono e, secondo l’Ansa, sarebbero state scattate dal 22enne di Torreglia tra le 18 e le 21 dell’11 novembre, qualche ora prima dell’omicidio. Guardandole, l’impressione che si ha è che Giulia sia infelice, non a suo agio: sappiamo, in effetti, che da diversi mesi stava cercando di liberarsi delle ossessive attenzioni del giovane, che la convinceva a vederlo e a sentirlo – nonostante lei lo avesse lasciato – ricattandola emotivamente.
Quella sera, stando a quanto ha raccontato lui stesso agli inquirenti dopo il fermo, si sarebbero rimessi in macchina e, arrivati a poca distanza dall’abitazione della ragazza, avrebbero iniziato a litigare.
Volevo darle un regalo, una scimmietta mostriciattolo. Con me avevo uno zainetto che conteneva altri regali: un’altra scimmietta di peluche, una lampada piccolina, un libro d’illustrazione per bambini (quello rinvenuto accanto al corpo, ndr). Lei si è rifiutata di prenderlo. Abbiamo iniziato a discutere. Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccoso con lei. Voleva andare avanti, stava cercando nuove relazioni, si stava ‘sentendo con un altro ragazzo’,
recita il verbale diffuso una settimana fa dalla trasmissione televisiva Quarto Grado. E poi, ancora:
Ho urlato che non era giusto, che avevo bisogno di lei, che mi sarei suicidato. Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me. È scesa dalla macchina, gridando ‘Sei matto, vaffanculo, lasciami in pace’. Ero molto arrabbiato. Prima di uscire anch’io, ho preso un coltello dalla tasca posteriore del sedile del guidatore. L’ho rincorsa, l’ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra. Lei urlava ‘aiuto’ ed è caduta. Mi sono abbassato su di lei, le ho dato un colpo sul braccio […] l’ho presa per le spalle […] ha sbattuto la testa.
A quel punto l’avrebbe caricata sul sedile posteriore della sua Fiat Punto nera e si sarebbe diretto verso l’area commerciale di Fossò, dove la 22enne, in un ultimo sprazzo di vita, avrebbe provato a fuggire. Lui l’avrebbe raggiunta e colpita con violenza per una seconda volta (l’autopsia ha parlato di circa 75 coltellate totali). Poi avrebbe abbandonato il suo corpo nei pressi del lago di Barcis, iniziando una folle corsa solitaria verso l’estero.
Verso l’udienza preliminare a carico del 22enne
Agli inquirenti Turetta ha detto anche che aveva intenzione di togliersi la vita, ma che poi ci avrebbe ripensato pensando ai suoi genitori. Ha negato, per ora, di aver premeditato il delitto: chi indaga invece è convinto che sapesse esattamente cosa fare, che si fosse preparato.
A dimostrarlo, una lista che avrebbe compilato nei giorni precedenti all’omicidio, che recitava, tra le altre cose, “fare pieno, poi scotch, corde, spugna bagnata, coltello“. Se dovesse essere confermato, si potrebbe pensare che abbia scatto le foto estrapolate dal suo telefono per creare una sorta di “macabro ricordo”.
L’udienza preliminare del processo che lo vedrà imputato per omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e porto continuato d’armi è in programma per il prossimo luglio; nel frattempo il giovane resta detenuto nel carcere di Montorio Veronese, dove si trovano, tra gli altri, Benno Neumair e Valentina Boscaro, condannati, rispettivamente, per l’omicidio dei genitori e per l’omicidio del fidanzato.
Rischia il massimo della pena, l’ergastolo. “Saremo parte civile: non faremo i forcaioli, ma chiederemo la pena giusta. Una pena congrua alla gravità del delitto”, ci aveva detto l’avvocato Stefano Tigani, che insieme al collega Nicodemo Gentile rappresenta la famiglia Cecchettin, dopo la chiusura delle indagini.