Portare la questione palestinese all’attenzione di una politica italiana timorosa nella condanna al governo israeliano per la sua operazione militare nella Striscia di Gaza. Alessandro Di Battista, ex M5S, torna oggi, 28 giugno 2024, in Senato in una veste diversa da quella di parlamentare, consegnando le circa 78mila firme raccolte per il riconoscimento dello Stato palestinese.
E Di Battista non perde l’occasione per sparare a zero sul governo italiano e sugli organismi internazionali, accusati di non fare nulla per la crisi in Medio Oriente.
Di Battista e le firme per il riconoscimento dello Stato palestinese: “Tajani e Meloni vigliacchi e ignoranti su questione palestinese”
Tante le bandiere e le persone ad accompagnarlo in quella che, ormai, è quasi una ‘crociata’ morale per l’ex Cinquestelle, oggi membro dell’associazione ‘Schierarsi’.
Di Battista ha fatto da tempo della causa palestinese uno dei pochi motivi di attivismo politico attivo e ‘sotto i riflettori’, denunciando le violenze commesse dal governo israeliano e l’ipocrisia dell’Occidente nel non denunciarle. Una posizione che lo ha portato anche a polemizzare con la comunità ebraica, accusata di “strumentalizzare l’Olocausto“.
Oggi, mentre si ritrova in Piazza Vidoni con i suoi sostenitori e con coloro che lo aiuteranno a portare materialmente le firme a Palazzo Madama, i suoi bersagli diventano, da un lato, quello che definisce il “terrorismo di Stato israeliano“; dall’altro, la comunità internazionale e la politica italiana. In particolare, la presidente del Consiglio Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani, colpiti da una vera e propria invettiva ad personam:
“Tajani e la Meloni, oltre a essere particolarmente vigliacchi, sono anche particolarmente ignoranti sulle questioni mediorientali e palestinesi. Non so come Meloni riesca a dormire di notte mantenendo un silenzio osceno e stomachevole. Quando non sanno cosa dire, tirano fuori la frase ‘due popoli, poi due stati’. Dunque si riconosca quello di Palestina”.
Un’accusa che riguarda anche i media. Di Battista sa bene come, dai tempi della prima ‘guerra televisiva’ per eccellenza, il Vietnam, i conflitti si possano fermare sotto la pressione dei cittadini, se a questi vengono mostrate le immagini non filtrate dal fronte. E, allora, chiama in causa i media italiani, in particolare del servizio pubblico, accusandoli di non fare il loro dovere:
“Se i telegiornali mostrassero un decimo delle immagini mostrate da ‘Eye On Palestine’, tutta Italia conoscerebbe la verità, dunque che Israele sta compiendo terrorismo di Stato. Dove sono il Tg1 e il Tg2? Perché non proiettano quotidianamente quelle immagini che sono da girone infernale? Bambini palestinesi decapitati o bruciati vivi da questi assassini israeliani“.
Per l’ex Cinquestelle “la causa palestinese non ha a che fare con destra e sinistra ma con l’umanità”
Di Battista allarga, quindi, il raggio del suo attacco, arrivando a coinvolgere i governi internazionali. L’ex figura di spicco del M5S ritiene, infatti, che sia stata proprio la “scorta politica, mediatica e militare“ data a Israele a consentire i massacri in corso nella Striscia di Gaza.
Un atteggiamento che Di Battista ravvede anche nelle decisioni sul conflitto in Ucraina, per le quali attacca frontalmente Ursula von der Leyen:
“Ursula von der Leyen è colei che in questi due anni ha detto che l’obiettivo è la vittoria dell’Ucraina, evitando sempre di parlare di negoziati. Colei che ha mentito al popolo europeo sostenendo che i russi fossero in difficoltà e che stessero smontando frigoriferi e lavastoviglie per trovare i semi-conduttori perché vi era carenza nell’esercito russo. Pensate le menzogne che ci hanno raccontato per convincerci che la guerra fosse l’unica strategia possibile”.
Unica strada per uscire da questi giochi di Palazzo e compromessi al ribasso è la democrazia dal basso, di cui Di Battista si proclama un sostenitore convinto, lodando le decine di migliaia di persone che hanno sottoscritto la richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina.
Una forma di attivismo su temi come la guerra in corso nella Striscia di Gaza che, per lui, non riguardano appartenenze politiche di destra o di sinistra, ma semplicemente l’umanità, la coscienza e il diritto internazionale.
Prima di congedarsi ed entrare a Palazzo Madama, l’ex Pentastellato ironizza sulla posizione del presidente del Senato, Ignazio La Russa, sul conflitto in Medio Oriente:
“Sono convinto che la seconda carica dello Stato sarà lì a contare, firma dopo firma le quasi 80mila firme, perché sente proprio intimamente la sofferenza del popolo palestinese. Si è visto da quante parole ha speso a favore di un popolo intero massacrato, a cominciare da quasi 20mila bambini che sono stati assassinati dagli amici suoi”.