Alla fine, come richiesto da più parti e da giorni, la risposta è arrivata. Ieri, 27 giugno 2024, a conclusione della prima giornata del Consiglio europeo, Giorgia Meloni ha dato ai cronisti la propria versione sull’inchiesta di Fanpage sui comportamenti razzisti e fascisti documentati dal reportage giornalistico.

Anziché scusarsi, come tutti si sarebbero aspettati, la presidente del Consiglio ha preferito attaccare i cronisti del quotidiano online e i metodi, definiti “da regime“, con cui hanno condotto l’inchiesta.

Inchiesta Fanpage, Meloni si difende: “Non potevo essere a conoscenza di quei comportamenti”

Giorgia Meloni interviene sulla vicenda dopo il lungo silenzio dei giorni scorsi e dopo il vero e proprio ‘ceffone’ ricevuto dal Consiglio europeo sulle nomine per i ‘top jobs’, i vertici dell’Ue, che l’hanno vista tagliata fuori dalle trattative.

Non lo stato d’animo migliore, dunque, per commentare il vergognoso spettacolo emerso dal reportage di Fanpage su ‘Gioventù nazionale’, tra saluti romani, ‘Sieg heil’ urlati a squarciagola e inni a Mussolini. La premier inizia prendendo le distanze dai contenuti emersi dall’inchiesta pur chiarendo che non potevo esserne a conoscenza:

“Penso che chi ha sentimenti razzisti, antisemiti o nostalgici semplicemente abbia sbagliato la propria casa, perché questi sentimenti sono incompatibili con Fratelli D’Italia. Non ci sono ambiguità da parte mia su questo”.

Poi, però, Meloni decide di andare a colpire il suo vero obiettivo, e cioè i giornalisti autori dell’indagine giornalistica. Rivolgendosi proprio all’inviato di Fanpage presente al Consiglio Ue, la premier usa parole pesantissime per criticare i metodi con cui è stato svolto il dossier:

Nella storia della Repubblica italiana non è mai accaduto quello che Fanpage ha fatto con Fratelli d’Italia, con nessun partito politico, con nessun’organizzazione giovanile, con nessun’organizzazione sindacale. Non si è mai ritenuto di infiltrarsi in un’organizzazione politica, riprenderne segretamente le riunioni, riprendere anche i fatti personali di minorenni, selezionare cosa mandare. In altri tempi, questi sono i metodi che usavano i regimi“.

Le opposizioni all’attacco della premier, Bonelli (Avs): “Tappare la bocca a un giornale è il vero atto da regime”

Meloni parla di nuova frontiera dello scontro politico, arrivando anche a coinvolgere il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendogli se simili pratiche sono ora consentite.

Di fronte a queste parole non si è fatta attendere la risposta dei rappresentanti delle opposizioni. Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, annuncia che il suo partito si prenderà l’incarico di inviare il video dell’inchiesta “a tutte le cancellerie d’Europa e a tutti i parlamentari europei:

“Sappiano, in Europa, chi è Giorgia Meloni. Una premier che non riesce a fare i conti con il passato e giustifica la propria base giovanile e questo è inaccettabile”.

Raggiunto dai cronisti, tra cui l’inviato di TAG24 Michele Lilla, Bonelli ribadisce la condanna senza appello per le minacce di morte pronunciate su Ilaria Salis da alcuni membri di Gioventù nazionale e per chi inneggia a fascismo e antisemitismo. Poi lancia il suo affondo sulla premier, accusando lei di comportamenti da regime:

Tappare la bocca a un giornale, come Meloni ha fatto chiedendo l’intervento del Presidente della Repubblica, è un fatto grave e questo sì che è un atto da regime che noi non possiamo assolutamente tollerare”.

L’intervento di Bonelli segue quelli che, nei giorni scorsi, si sono susseguiti da parte degli esponenti di spicco dell’opposizione.

Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, parlava non di casi isolati ma di “hummus diffuso” improntato al nazifascismo e all’antisemitismo presente in Gioventù nazionale, chiedendo l’espulsione dei giovani responsabili ma anche dei dirigenti.

Dal Partito democratico, poi, arrivava la richiesta esplicita alla leader di Fratelli d’Italia di scioglimento dell’organizzazione giovanile. A pronunciarla, Gianni Cuperlo che concludeva così la sua richiesta:

“Se non lo farà, sarà del tutto inutile chiedere ai vertici di Fratelli d’Italia prese di distanza da qualcosa che evidentemente non sono in grado o non hanno la volontà di cancellare”.

Richieste di un intervento deciso sono arrivate anche da presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, e da Sandro Ruotolo, europarlamentare e responsabile Informazione, cultura e memoria nella segreteria nazionale.

La risposta è arrivata ma, evidentemente, non era quella che si auguravano gli esponenti del Pd e delle opposizioni.