Oggi 28 giugno 2024 è il giorno delle elezioni presidenziali in Iran, un voto vissuto tra la speranza di cambiamento e la paura che nemmeno la volontà popolare riesca a piegare un regime teocratico che da anni ha perso ogni legittimità agli occhi del suo popolo: Ali Vaez, direttore del Progetto Iran dell’ong Crisis Group ha parlato a Tag24 del futuro dell’Iran e del possibile risultato di queste elezioni.
Il ballottaggio tra un candidato conservatore ed il più riformista Pezeshkian sembra l’esito più scontato nella giornata di oggi ma non sarà l’elezione di un presidente a cambiare le sorti di questo Paese. Il rischio che il regime finisca per mano di una rivoluzione o di tumulti è alto, spiega Vaez.
Elezioni presidenziali in Iran 2024, Vaez: “Si vota in un momento delicato”
Queste sono le prime elezioni dalla morte di Mahsa Amini e dalle proteste per i diritti delle donne iniziate due anni fa. L’affluenza giocherà un ruolo decisivo: se ci saranno poche persone alle urne sarà l’establishment a vincere, se dovesse confermarsi un’alta partecipazione le carte in tavola cambierebbero.
Ali Vaez, direttore del Progetto Iran del Crisis Group – un’organizzazione non governativa, no-profit che svolge attività di ricerca sui conflitti violenti – spiega quale potrebbe essere il futuro dell’Iran dopo il voto di oggi.
Tanti i candidati ma sembra che la sfida sia ridotta a due o tre di loro. Secondo lei chi potrebbe vincere queste elezioni presidenziali?
“Lo scenario più probabile è un ballottaggio tra il candidato riformista, Pezeshkian, e uno dei favoriti conservatori, Jalili o Ghalibaf“.
Si parla di scarsa affluenza ma allo stesso tempo i giovani vogliono un cambiamento. Saranno decisivi?
“L’affluenza alle urne sarà probabilmente migliore rispetto alle precedenti elezioni presidenziali del 2021, ma comunque molto inferiore alla media storica. Molti restano divisi tra la disillusione, nella speranza che il cambiamento possa avvenire attraverso le urne, e la consapevolezza che non è disponibile alcuna opzione migliore nel breve periodo“.
Le proteste degli scorsi anni e l’importanza del voto
Che periodo storico sta vivendo l’Iran?
“Queste elezioni avvengono in un momento delicato, data l’incombente successione della Guida Suprema e l’irrisolto stallo nucleare tra Iran e Occidente”.
Quanto influiranno le proteste degli ultimi due anni sulle decisioni elettorali?
“Il divario tra Stato e società non è mai stato così ampio. Questo è il motivo per cui esiste una diffusa apatia politica che probabilmente si tradurrà in un’affluenza alle urne relativamente bassa“.
Quanta fiducia c’è nell’Ayatollah e nel suo regime? Pensa che nei prossimi anni la Repubblica Islamica potrebbe cadere a causa dei disordini o finirà per altri motivi?
“La Repubblica Islamica è destinata a fallire alla fine perché non è riuscita a risolvere i suoi profondi problemi strutturali e ha perso legittimità agli occhi della maggioranza del suo stesso popolo. Ma ha ancora la volontà e la temibile capacità di reprimere e restare al potere”.