Sono stati nominati oggi, 27 giugno 2024, dalla Corte d’Assise di Milano, i consulenti che dovranno occuparsi della perizia psichiatrica su Alessandro Impagnatiello, il 31enne reo confesso dell’omicidio della compagna Giulia Tramontano, consumatosi a Senago il 27 maggio di un anno fa. Da chiarire se l’ex barman fosse capace di intendere e di volere al momento dei fatti. Lo si saprà alla fine di ottobre. Poi nei confronti dell’imputato sarà emessa la sentenza.
Perizia psichiatrica su Alessandro Impagnatiello, nominati i consulenti: entro ottobre i risultati, poi la sentenza del processo
Le attività dei due periti a cui la Corte ha conferito l’incarico di svolgere la perizia psichiatrica super partes su Alessandro Impagnatiello, lo psichiatra forense Pietro Ciliberti e il medico-legale Gabriele Rocca, prenderanno il via il prossimo 11 luglio.
Poi, entro 90 giorni dalla fine degli accertamenti – a cui parteciperanno anche il consulente di parte della Procura, Ilaria Rossetto, e quello nominato dall’avvocato Cacciapuoti, che assiste la famiglia Tramontano, Salvatore De Feo – sarà depositata la relazione finale. Se ne discuterà in aula il 21 ottobre; per il 28 ottobre e il 4 novembre sono state fissate, invece, le udienze dedicate alle conclusioni della difesa e alla camera di consiglio, con la probabile sentenza.
Lo riporta l’Agi. Il 31enne rischia il massimo della pena, l’ergastolo: è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza perché il 27 maggio 2023 uccise – dopo aver atteso che rincasasse da un incontro “chiarificatore” con l’altra ragazza che lui frequentava – la compagna Giulia, incinta di sette mesi.
Nel corso dell’ultima udienza del processo che lo vede imputato a Milano sono stati ascoltati i consulenti della difesa e quelli di parte civile. Per i primi Impagnatiello sarebbe affetto da un “disturbo di personalità di tipo paranoide e ossessivo“; per i secondi il contrario, e avrebbe mostrato “lucidità e sistematicità” durante tutte le fasi del delitto.
L’avvelenamento, poi l’omicidio: così il 31enne ha ucciso la compagna Giulia Tramontano
Dagli accertamenti effettuati sul corpo della 29enne, che al momento dei fatti era al settimo mese di gravidanza, è emerso che il compagno, prima di ucciderla a coltellate, le somministrò anche veleno per topi, ammoniaca e cloroformio con l’intento di procurarle un aborto.
Poi provò a bruciarne il corpo nella vasca da bagno e nel box auto; non riuscendoci, lo spostò in cantina. Lo abbandonò dietro all’intercapedine di alcuni garage situati a poca distanza dalla loro abitazione di Senago dopo aver denunciato la scomparsa della giovane e aver inscenato un suo allontanamento volontario.
Raccontò di una lite che era intercorsa tra loro al rientro della donna e disse, poi, che la stessa era uscita mentre lui era al lavoro. Confessò solo quando era ormai chiaro che fosse coinvolto nella sparizione, che le avesse fatto del male.
In aula, nelle scorse settimane, ha chiesto perdono a tutti coloro che ha ferito. Sono in tanti però a credere che non sia davvero pentito, inclusi i familiari della vittima, che sperano che la giustizia non gli faccia sconti.
Oggi Giulia ancora in aula, come sempre vorrei che si parlasse solo di te, che tutti ti avessero conosciuta, che tutti sapessero chi eri, chi sei. Al diavolo tutto, basterebbe per arrivare alla fine, basterebbe per darti giustizia, a dare pace a te e al piccolo, perché per me la pace non esiste più,
ha scritto la mamma Loredana Femiano sui social prima dell’odierna udienza. Lo aveva detto anche nel giorno del primo anniversario della morte della 29enne: “Parlate di Giulia”.