La vicenda legata a Ruja Ignatova, la Cryptoqueen scomparsa dalla circolazione dopo aver truffato un numero altissimo di ingenui investitori con OneCoin, sembra destinata a riservare nuove e avvincenti puntate.

Se qualche settimana fa sono tornate ad aleggiare le indiscrezioni relative alla sua uccisione da parte di un mafioso bulgaro, ora le carte sul tavolo sembrano destinate ad un nuovo rimescolamento. Il Dipartimento di Stato USA, infatti, ha annunciato la sua intenzione di aumentare a 5 milioni di dollari la ricompensa a favore di chi abbia informazioni in grado di condurre al suo arresto e condanna. Segno evidente che non si crede al suo decesso.

Ruja Ignatova, l’ennesimo colpo di scena

Nel giugno 2022, Ruja Ignatova è stata aggiunta alla lista dei dieci criminali più ricercati del Federal Bureau of Investigation (FBI) . All’epoca, la taglia ammontava a 100mila dollari e non si specificava il motivo alla sua base. Da quel momento, il suo importo è andato ad aumentare costantemente, mentre proseguivano le ricerche per catturarla.

A giustificare tanta attenzione era del resto la clamorosa vicenda di cui la cosiddetta Cryptoqueen si è resa protagonista. Ovvero quella che ha visto al centro un token, OneCoin, che doveva essere il nuovo Bitcoin. All’atto pratico, si è trattato invece del più classico degli schemi Ponzi, incentrato su una serie di clamorose bufale tese a ingannare gli investitori.

Iniziata nel 2014, la storia di OneCoin è virata sul drammatico nel 2017, quando l’impalcatura truffaldina è crollata. La sua ideatrice, però, da quel momento è riuscita a far perdere le sue tracce e a scansare il mandato di arresto internazionale spiccato nei suoi confronti. A ricostruire le sue tracce è stato proprio l’FBI, precisando che le varie tappe hanno visto la Ignatova recarsi da Sofia a Atene, per poi trasferirsi, grazie ad un passaporto tedesco, negli Emirati Arabi Uniti o in Russia.

Una collezione di reati

Il 6 febbraio 2018, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha spiccato nei confronti della fuggiasca l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode telematica, di titoli e al riciclaggio di denaro. Nel maggio 2022, anche l’Europol ha aggiunto l’Ignatova alla sua lista dei ricercati, offrendo una modesta ricompensa di 5mila euro (circa 5.340 dollari).

Nel febbraio del 2023, però, gli investigatori bulgari hanno reso nota l’uccisione della Cryptoqueen. Autore dell’omicidio un narcotrafficante bulgaro, cui la donna aveva chiesto protezione, pagandolo lautamente per averla. Qualche sospetto di depistaggio è iniziato a sorgere, quando si è saputo che, stando al rapporto della polizia, la persona che aveva denunciato l’uccisione della Ignatova era ubriaca nel momento della deposizione.

A riportare la vicenda all’attenzione generale è stato un podcast della BBC, “The Missing Cryptoqueen”. All’interno del quale la possibilità dell’omicidio della ricercata è stata definita una buona teoria. Non senza aggiungere, però, che avrebbe potuto trattarsi di un semplice tentativo di spingere gli investigatori a terminare le indagini.

Ora arriva la taglia a riaprire i giochi sulla vicenda di Ruja Ignatova

A conferma della tesi del podcast, occorre sottolineare come l’FBI non abbia mai rimosso la Ignatova dalla sua lista dei ricercati più pericolosi. Segno evidente che anche l’agenzia federale ritiene fondata la tesi di un tentativo di sviare le indagini.

Mentre la donna potrebbe essere ancora in fuga, altri membri della truffa OneCoin le forze dell’ordine hanno comunque proceduto ad una serie di arresti legati alla vicenda. Tra gli arrestati il co-fondatore di OneCoin, Karl Sebastian Greenwood, il quale si è dichiarato colpevole di frode telematica e riciclaggio di denaro, nel dicembre del 2022.

Nel passato novembre, è stata poi Irina Dilkinska , ex responsabile legale e della conformità di OneCoin, a dichiararsi colpevole di frode telematica e riciclaggio di denaro. Ora non resta che attendere il prossimo atto di quella che può essere considerata a tutti gli effetti una vera e propria saga.