Era pronto a ricevere i giovani scesi in piazza il presidente del Kenya William Ruto o almeno questo diceva pochi giorni fa: le piazze in tumulto ieri 25 giugno 2024 hanno raccontato una storia diversa, tredici persone sono morte nelle proteste contro la legge finanziaria. L’approvazione di questa norma rischia di portare ad un aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e della disoccupazione ma dall’altro lato il debito pubblico di Nairobi è diventato insostenibile.
I protagonisti delle manifestazioni che vanno avanti da un mese sono i giovani. ‘Phones not stones‘ è il motto dei ragazzi che hanno affollato le piazze delle principali città del Paese invocando una revisione della legge. Assieme ai giovani ci sono anche content creator ed influencer. Abbiamo parlato di quanto sta accadendo in Kenya con il giornalista e scrittore Freddie Del Curatolo che vive nel Paese africano da circa venti anni.
Proteste per la legge finanziaria in Kenya
Tassare per coprire un debito pubblico da 82 miliardi di dollari. In breve questo è l’obiettivo della legge finanziaria voluta dal presidente Ruto, sebbene i numeri siano disastrosi la soluzione sembra non essere delle migliori. Il disegno di legge in prima battuta proponeva l’introduzione di un’imposta sulle vendite del 16% sul pane e un’imposta del 25% sull’olio da cucina. Un’altra riguarderebbe le transazioni finanziarie e una nuova tassa annuale sulla proprietà dei veicoli pari al 2,5% del valore del veicolo.
A destare scandalo è stata anche la tassa ecologica. Potrebbero essere tassati anche pannolini ed assorbenti, il cui costo – stando a quanto riportato dalla BBC – li rende non accessibili a tutti nonostante si tratti di prodotti comuni. Freddie Del Curatolo spiega a Tag24 cosa si prova in questi giorni di proteste e quali sono i timori per il futuro del Kenya.
D: Come si caratterizzano le proteste?
R: “Il Kenya storicamente è un Paese abbastanza tranquillo, anche le rivolte per la finanziaria dello scorso anno erano guidate dall’opposizione e quindi si riteneva fosse un problema più politico. Quest’anno è un problema sociale, molto più profondo difficile da controllare e da gestire.”
L’inizio delle proteste
D: Da quanto tempo sono iniziate le proteste contro la legge finanziaria? Da quanto tempo il governo cerca di approvarla?
R: “L’anno scorso c’era già stata una legge finanziaria pesante per le fasce medio basse. Il governo l’ha giustificata dicendo che era una mossa necessaria per far fronte al debito pubblico, salito fino a 82 miliardi di dollari divisi equamente tra debito estero e pubblico“.
“Si tratta principalmente di debito pregressi e per un quarto quello estero è rappresentato dalla Cina per opere infrastrutturali degli anni passati. E’ aumentato poi il debito con il Fondo monetario internazionale. Il Kenya è visto come un Paese in crescita ed un hub su cui ha puntato tutto il mondo. Basti pensare che Ruto è stato il primo leader africano a visitare la Casa Bianca in venti anni ed il Kenya è il Paese pilota del Piano Mattei per l’Africa”.
“Ruto viene pertanto considerato un leader affidabile ma la percezione è cambiata nei suoi cittadini. Il presidente si era fatto promotore di una lotta contro le disuguaglianze e la corruzione, la sua politica si chiamava bottom-up e prevedeva di ‘tirare su‘ la classe povera. Desta particolare preoccupazione all’interno della finanziaria una tassa sui beni di prima necessità come il pane e l’olio vegetale, questo ha fatto infiammare la popolazione, i giovani e i ceti meno abbienti si sono sentiti traditi“.
“Ieri la legge finanziaria è stata approvata dal Parlamento destando tantissima rabbia. La protesta si è poi diretta verso l’Assemblea Nazionale provocando quello che tutti abbiamo visto e letto”.
La protesta dei giovani e i rischi per il futuro
D: I protagonisti delle piazze sono i giovani: come mai? La legge colpisce soprattutto loro?
R: “Si tratta di persone che hanno conseguito titoli di studio superiori ed universitari. In Kenya questo costa tanti sacrifici, l’educazione è cara rapportata agli stipendi medi e adesso molti vedono difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro.”
“Tuttavia il dato più importante è che molti giovani utilizzano i social network come X e TikTok. Le notizie di un governo che è corrotto e non efficiente arrivano a tutti. Va ricordato poi che il Kenya, come tutti gli Stati africani, è molto giovane e quindi sono proprio queste persone a costituire la maggioranza della popolazione“.
D: Quali rischi ci sono per il futuro del Kenya?
R: “Il Parlamento ha ratificato l’utilizzo dell’esercito per garantire la sicurezza sul territorio nazionale poco fa, si sta instaurando uno stato militare nel governo e non si sa quanto questa sia la decisione giusta. Ruto insiste per un dialogo con i giovani e ribadisce che il problema sono gli infiltrati nelle manifestazioni. C’è il rischio che si registrano scontri più violenti, dopo ieri le forze dell’ordine sono più preparate”.
“Da un lato però ci sono rappresentanti delle forze dell’ordine armati, dall’altro giovani pacifici. Ricordiamo il motto di questi ragazzi: ‘Phones not stones‘ ovvero ‘telefonini e non pietre‘, i giovani sono armati della tecnologia e dei social network ma sono nonviolenti. Ieri ci sono stati episodi violenti in reazione alla forza della polizia e per la notizia dell’approvazione della finanziaria”.
“Stabilire un ordine militare non risolve la situazione ma il presidente Ruto spera di arginare la situazione per avviare un dialogo. Ciò tuttavia non prescinde che Ruto firmerà la finanziaria“.
Il clima teso e il ruolo dell’opposizione
D: Che clima si vive in questo momento?
R: “Si tratta di un Paese che viaggia a due velocità. Da un lato Nairobi, capitale ed emblema della disparità, dall’altro gli slum e le baraccopoli. Il resto del Kenya è rurale o turistico. Bisogna sempre distinguere il Kenya che conosciamo con Nairobi dove la tensione ed il fermento di lavoratori e studenti si vedono”.
D: Perché rapper e content creator hanno preso così tanto a cuore la protesta?
R: “Questa è una protesta sociale che arriva dai giovani ed attraverso i social. Rapper e content creator sono persone con un grande seguito e che creano a volte i presupposti come ha fatto il rapper Deco che ha pubblicato la canzone ‘Whips of Zakayo‘ (La frusta di Zaccheo) che sta spopolando. Zakayo in swahili vuol dire ‘Zaccheo‘ – esattore biblico – ed è il soprannome del presidente Ruto“.
“Il cabarettista Eric Omondi che non è mai stato interessato a questioni politiche è stato tra i capi delle proteste negli scorsi giorni, venendo tra l’altro fermato. Molte di queste persone non appartengono alle fasce basse ma si professano progressisti e vicini ai giovani, in questo momento sentono una spinta da parte dei loro followers e si sentono autorizzati ad essere dei capopopolo. Chissà che qualcuno di loro non scenda poi in politica o possa proporsi alle prossime elezioni, non sarebbe certo una novità…”
Il ruolo dell’opposizione nelle proteste in Kenya
D: L’opposizione a Ruto cosa sta facendo in questo momento?
R: “L’opposizione è incarnata da Raila Odinga – che ha perso 5 elezioni di seguito – che è stato gratificato dal governo che lo ha candidato al seggio di presidenza dell’Unione Africana. Odinga ha ormai 79 anni e ritiene difficile diventare presidente del Kenya, si è quindi un po’ ‘abbassato alle logiche‘ della maggioranza senza esporsi”.
“Ieri ha invitato Ruto a parlare ai giovani, così come ha fatto l’ex presidente Uhuru Kenyatta invitando il presidente a parlare con chi è in piazza. Dalle opposizioni non ci sono chiari motivi per schierarsi dalla parte della protesta giovanile che vuole rimanere apolitica”.