I negoziatori europei avrebbero trovato l’accordo sulla triade di nomi per i vertici dell’Europarlamento. Per l’ufficialità bisognerà attendere il Consiglio Europeo, in programma giovedì 27 e venerdì 28 giugno, ma la notizia sarebbe stata confermata da più parti. Si va verso un ‘von der Leyen bis’ con la riproposizione della stessa maggioranza degli ultimi cinque anni, la cosiddetta “maggioranza Ursula” composta da popolari, socialisti e liberali.

Una maggioranza che però, se vuole mettere l’approvazione all’Europarlamento al sicuro dai ‘franchi tiratori’ dovrà ampliare i suoi confini verso sinistra con un’alleanza con i Verdi, o, a destra con un appoggio esterno dei Conservatori della premier italiana Giorgia Meloni.

I numeri sono risicati e nel complesso gioco di veti e alleanze toccherà alla presidente della Commissione trovare un equilibrio.

Nomine Ue, c’è accordo su Von der Leyen-Costa-Kallas

Non ci sono state sorprese alla videoconferenza dei ‘negoziatori’ che nel pomeriggio di oggi avrebbero raggiunto l’accordo sui nomi già circolati nelle ultime settimane, ovvero: Ursula von der Leyen (Ppe, Germania) verrebbe confermata alla guida della Commissione europea, Antonio Costa (Pse, Portogallo) sarebbe il prossimo presidente del Consiglio europeo (sostituisce il liberale belga, Charles Michel); Kaja Kallas (Renew, Estonia) prenderebbe il posto del socialista spagnolo Josep Borrell ad Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera e di sicurezza.

Nomine che di fatto sanciscono la riconferma degli equilibri esistenti in Europa prima delle Elezioni Europee dell’8 e 9 giugno, nonostante queste abbiano fatto registrare una sostanziale crescita dei partiti di centrodestra. L’accordo non è piaciuto al leader ungherese Victor Orban che ha dichiarato di ritenere l’intesa “un seme per la divisione, che va contro tutto ciò su cui si fonda l’Ue”.

E’ ancora ‘maggioranza Ursula’, ma i voti di FdI potrebbero essere decisivi

Come dicevamo, l’accordo raggiunto dai negoziatori della maggioranza (Ppe, Pse e Renew) non è la soluzione di tutti i problemi, dal momento che il nuovo assetto, dopo il via libera formale del Consiglio Europeo, dovrà essere approvato dal Parlamento di Bruxelles a maggioranza assoluta.

A Ursula von der Leyen servono 361 voti e ad oggi ne possiede 399 (ovvero la somma dei voti dei tre partiti della sua maggioranza) che, in caso di franchi tiratori, potrebbero non bastare ed è per questo che occorre trovare un ‘pacchetto di voti’ aggiuntivo. Voti che potrebbero arrivare da un’alleanza con i Verdi (come chiedono Pse e Renew) o con l’appoggio esterno di Ecr (come chiede una parte del Ppe, tra cui anche il presidente Weber e il vicepresidente Tajani).

Il alternativa sarebbero sufficienti anche solo i 24 voti di Fratelli d’Italia. Fonti dell’agenzia spagnola Efe hanno fatto sapere che uno dei sei negoziatori avrebbe già chiamato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per assicurarle che “otterrà un portafoglio di peso” nella prossima Commissione, come da sua richiesta.

Schlein conferma accordo per presidenza Parlamento EU al Pd a metà mandato

Intanto oggi, il gruppo S&d, ha confermato la presidente Iratxe Garcia Perez, alla guida della formazione grazie anche al sostegno del Pd che è il primo partito del gruppo. Parlando con i giornalisti italiani, il capo delegazione del Pd, Brando Benifei, aveva confermato l’esistenza di un accordo in base al quale a metà mandato il Pd avrebbe avuto diritto o alla presidenza del Parlamento europeo oppure alla presidenza del gruppo.

Accordo confermato, oggi ai giornalisti in Transatlantico a Montecitorio, dalla segretaria del Pd, Elly Schlein che ha detto che tale notizia “corrisponde all’accordo raggiunto” in seno alla famiglia socialista europea “prima delle elezioni”.