Anche se dopo il 9,9% (peggior risultato di sempre) delle elezioni Europee e la spaccatura tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, non sono certo giorni positivi per il Movimento Cinque Stelle, i pentastellati hanno ritrovato una unità d’intenti dicendo no alla proposta avanzata dopo i ballottaggi di domenica e lunedì scorsi da alcuni esponenti del centrodestra di cambiare la legge elettorale a doppio turno utilizzata per scegliere sindaci e consigli comunali.

Ballottaggi comunali 2024, il M5S al centrodestra: “Non si cambia la legge elettorale”

A firmare una nota con la quale il Movimento Cinque Stelle si schiera per non cambiare la legge elettorale in vigore da trentun anni per i Comuni sono stati i componenti del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato Enrica Alifano, Carmela Auriemma, Roberto Cataldi, Alfonso Colucci, Alessandra Maiorino e Pasqualino Penza con questa nota:

“Il centrodestra e la democrazia sono ormai due rette parallele che non si incontrano mai. Ancora una volta, lo dimostrano le ultime sparate di diversi suoi esponenti, da La Russa a Balboni passando per Gasparri e altri: siccome alle amministrative hanno collezionato sconfitte al secondo turno, vogliono cancellare il ballottaggio”

Per gli esponenti del partito di Giuseppe Conte, quella del centrodestra è una mossa che somiglia a quella di chi prende il pallone e se lo porta via mentre sta perdendo: non si cambiano le regole mentre si gioca anche perché. secondo loro “i cittadini avrebbero minori possibilità di scegliere e decidere da chi essere amministrati”.

“Evidentemente, però, a Fdi, Lega e FI, della partecipazione dei cittadini non importa nulla: vogliono solo trovare la via più breve per ottenere e mantenere il potere”

L’accusa dei Cinque Stelle: “La democrazia in salsa Meloni-Salvini-Tajani è non disturbare il manovratore”

Quello del centrodestra, sottolineano i parlamentari Cinque Stelle, “è un disegno complessivo”:

“Questa proposta, che già avevano presentato al Senato con un emendamento, si affianca alla madre di tutte le contro-riforme: quel premierato che demolisce il nostro assetto costituzionale e riduce il ruolo dei cittadini a una croce da apporre sulla scheda elettorale ogni cinque anni, per poi lasciare che il plenipotenziario premier faccia tutto quello che gli pare. Questa è la democrazia in salsa Meloni-Salvini-Tajani: meno partecipazione popolare possibile senza disturbare il manovratore”