È in corso da diverse ore, presso la Procura di Rimini, l’interrogatorio di Louis Dassilva, il 35enne di origini senegalesi indagato per l’omicidio della 78enne Pierina Paganelli, consumatosi in via del Ciclamino la sera del 3 ottobre scorso. Stando alle prime indescrizioni, riportate dal Resto del Carlino, l’uomo, difeso dall’avvocato Riario Fabbri, avrebbe scelto di rispondere alle domande del pm Daniele Paci e non, come si era ipotizzato all’inizio, di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Louis Dassilva sotto interrogatorio a Rimini: è indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli
Di cosa stia parlando con gli inquirenti non si sa ancora. Si sa invece che il gip Vinicio Cantarini ha accolto la richiesta di incidente probatorio presentata dalla sua difesa: gli accertamenti, che saranno effettuati dal professor Emiliano Giardina (il conferimento dell’incarico è previsto per il 27 giugno prossimo), riguarderanno il materiale biologico rinvenuto sulla scena del crimine.
Il 35enne di origini senegalesi è, per il momento, l’unico indagato: l’ipotesi è che sia stato lui ad uccidere – colpendola con 29 coltellate – la 78enne Pierina Paganelli quando, la sera del 3 ottobre, rientrò in via del Ciclamino dopo aver partecipato a un incontro di preghiera dei Testimoni di Geova. Il movente sarebbe da rintracciare nella relazione extraconiugale che da qualche mese, all’epoca dei fatti, legava l’uomo alla nuora della vittima, Manuela Bianchi.
Si pensa che l’anziana avesse scoperto tutto e stesse cercando, in qualche modo, di ostacolarli. Nei prossimi giorni sul punto potrebbe essere chiamata ad esprimersi anche la donna. Fu lei, la mattina del 4 ottobre, a dare l’allarme, dopo aver trovato il corpo senza vita di Pierina nel sottoscala del condominio in cui viveva. Avvisò, per primo, proprio Dassilva, che poi raccontò ai giornalisti di essere sceso a controllare cosa fosse successo e di aver toccato il cadavere.
È possibile che stesse cercando di giustificare il ritrovamento di sue eventuali tracce sul luogo del delitto?, ci si chiede. Allo stato attuale non si può escludere.
L’alibi del 35enne e dell’amante, Manuela Bianchi
Finora il 35enne, supportato dalla moglie Valeria Bartolucci – che sostiene di credere alla sua innocenza fin dal primo momento – ha sempre riferito agli inquirenti di aver trascorso la sera dell’omicidio a casa perché ancora dolorante a causa di un incidente in moto avuto il giorno precedente mentre tornava dal lavoro.
Lui e Valeria, secondo le loro ricostruzioni, avrebbero guardato un film in salotto; attorno alle 22, orario del delitto, Valeria si sarebbe poi spostata in camera da letto, lasciando l’uomo sul divano: avrebbe dovuto sentirlo, se fosse uscito, però di fatto non era con lui.
L’amante, Manuela Bianchi, sarebbe rimasta, nel frattempo, insieme al fratello Loris nell’appartamento appartenente a lei e al marito Giuliano Saponi, all’epoca ricoverato, sullo stesso pianerettolo di quello dell’altra coppia.
A confermarlo ci sarebbero delle foto che avrebbero scattato proprio quella sera, ma anche la testimonianza della figlia 16enne della donna, che all’inizio aveva però detto di aver visto lo zio uscire di casa alle 22 circa e non alle 22.45.
Insomma, gli alibi ci sono, ma sembrano, almeno ad un occhio esterno, tutt’altro che di ferro. Non è un caso, del resto, che fin dai primi momenti seguiti all’omicidio, tutti e quattro gli adulti – prima dell’iscrizione di Louis nel registro degli indagati – siano stati attenzionati dalle indagini.
Una svolta potrebbe arrivare a breve. Ce lo ha confidato, in un’esclusiva intervista, anche l’avvocata Monica Lunedei, che assiste insieme al collega Marco Lunedei i figli di Pierina. Il loro obiettivo? Arrivare alla verità.