Un colpo da stropicciarsi gli occhi più e più volte. Un gol alla Del Piero come contro la Germania nel 2006, oppure un “tiraggir” che riporta al gol di Insigne contro il Belgio in quell’Europeo che ci vide trionfare tempo fa. Zaccagni è la copertina di quella Italia non bella ma decisa, vogliosa di conquistarsi il passaggio agli ottavi contro la Croazia nel segno dell’esterno della Lazio.
Tutti ammaliati dal bel gol di Mattia, tranne Massimo Pavanel. Un nome non comune, dato che proprio quest’ultimo è stato il primo allenatore di Zaccagni, quello voglioso di spaccare il mondo. E questo exploit non lo ha stupito: “Sono contento, ma non sorpreso”, afferma Pavanel, che Zaccagni lo ha avuto nelle giovanili del Verona. Siamo intorno al 2013, dal Bellaria arriva un giovane non forte fisicamente ma che sa dare del tu al pallone: “Appena l’ho testato non ho avuto dubbi, sapeva il fatto suo”, afferma Pavanel, che aggiunge: “Le big non lo vedevano, noi ci abbiamo creduto, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti“.
Zaccagni aveva talento, ma ci ha messo del suo, non ha mai mollato nel segno della vivacità, tramutata in energia in campo. Ecco perchè l’Italia se l’è conquistata con merito, nel segno di quel tiro piazzato “suo marchio di fabbrica” spiega un fiero Massimo Pavanel in esclusiva a Tag24.
L’Italia si gode Zaccagni, le parole del primo allenatore Massimo Pavanel in esclusiva a Tag24
Nelle difficoltà dell’Italia, Zaccagni è stata quella luce improvvisa capace di poter ammaliare e conquistare gli ottavi di Euro 2024, e il suo primo allenatore Massimo Pavanel si emoziona quando ripercorre con la mente la strada fatta da quel giovane vivace, oggi sulla cresta dell’onda.
D: Mister, dopo il gol immagino la sua soddisfazione visto che Zaccagni lo ha conosciuto durante il periodo delle giovanili al Verona.
R: E’ stata veramente una gioia grande. Eravamo intorno al 2013, mi ricordo che venne a fine stagione a fare un allenamento da noi, veniva dal Bellaria, e fisicamente non era un colosso, con molte squadre importanti che non lo avevano considerato. Ma tempo di vederlo in campo, che a fine allenamento ho detto “questo sa giocare a calcio”. L’anno dopo con l’inizio della stagione, mentre eravamo in ritiro, venne a fare un provino: scartò due uomini e andò al tiro con gol. La prima cosa che ho pensato è stata “da qui non si muove”.
D: Il tempo ha parlato per lui.
R: Da quando è arrivato al Verona è riuscito a fare un ottimo percorso, trovando Juric in prima squadra che lo ha aiutato a migliorare, perchè ho sempre detto che con il tiro che aveva doveva fare più gol. E’ una bella mezz’ala d’attacco moderna, con Juric e Sarri si è consacrato da punta esterna.
D: Un po’ di merito anche a lei?
R: Ma no, alla fine il merito è tutto dei ragazzi. Noi ci abbiamo creduto quando nessuna big ci credeva, ma il lavoro l’ha fatto tutto lui, grazie anche ad una famiglia amorevole e partecipe che gli ha permesso di crescere in un bell’ambiente: veramente brava gente. Lui è stato veramente un bel colpo, ricordo che lo riscattammo all’epoca per soli 10.000 euro, e adesso vale molto ma molto di più.
D: La prima cosa che le è venuta in mente appena Mattia ha fatto gol ieri?
R: Che non mi ha stupito, perchè lui fa queste cose qui da sempre. E’ chiaro che il contesto, il momento, l’enfasi, hanno caricato il tutto, ma lui segna spesso così, è la sua mattonella. Sono stato contento ma non sorpreso.
Questione di obiettivi
Le doti di Zaccagni erano sotto gli occhi di tutti, con l’obiettivo dell’attaccante di arrivare sempre più in alto, Italia compresa, con il suo primo allenatore Massimo Pavanel che in merito alla maglia azzurra ha una sua idea.
D: Si sarebbe aspettato all’epoca che Zaccagni potesse essere protagonista in Nazionale?
R: No, ecco perchè dico che il merito è tutto suo. Ci ha messo dentro tanto impegno e passione, tecnicamente aveva delle grandi doti oltre all’esplosività, ma lui ha lavorato veramente come pochi. Se adesso si trova dove si trova, è merito suo.
D: Che tipo era Zaccagni durante le giovanili?
R: Alquanto vivace e sveglio. Già la prima sera che si trovava con noi, abbiamo fatto un giro nel paese in cui ci trovavamo in ritiro, e mi ricordo che gli dissi: “Insomma Zacca, ci stiamo ambientando subito? Stiamo attenti eh”(ride). Ma oltre a questo, non ha mai creato nessun problema.
D: Cosa l’ha colpita di più in merito a Zaccagni, oltre le doti tecniche?
R: L’entusiasmo, sempre col sorriso sulle labbra. E vedendo le interviste post partita, ho potuto notare il solito Zac che avevo conosciuto all’inizio, non è mai cambiato. Anche perchè quando si trova in un contesto positivo, rende ancora di più, perchè gli piace il buonumore.
D: Dov’è migliorato di più?
R: In tutti i fondamentali, diventando anche più concreto. All’epoca tendeva a perdersi in mezzo al campo con giocate fine a se stesse, così da cercare ancora più gol, e a quanto pare ha capito la lezione. E poi il tiro a giro è un marchio di fabbrico, ce l’ha sempre avuto.
Il futuro è adesso
L’Italia ha scoperto un Zaccagni che potrà essere un valore aggiunto in vista della partita contro la Svizzera, con il suo primo allenatore Massimo Pavanel che fa affidamento al ct Luciano Spalletti per vedere un Mattia sempre sul pezzo.
D: La Zaccagni-mania è partita: ora se lo aspetta titolare?
R: Non ho le competenze per dirlo, so solo che ha un allenatore preparatissimo dietro che deciderà per il meglio.
D: Molti tifosi con la Svizzera lo vedono già in campo dal primo minuto..
R: Fa parte del gioco. Quando si fanno exploit del genere è chiaro che tutti ti vorrebbero dall’inizio. Ma in panchina c’è un allenatore tra i più forti al mondo, Zac non deve far altro che stare sereno ed allenarsi, facendosi guidare da Spalletti.
D: E l’Italia? Che giudizio da a questa squadra dopo questo girone?
R: Era molto tosta, lo sapevamo. La squadra deve migliorare, lo ha detto anche il ct, sa che i ragazzi possono fare di più. Credo che questo passaggio del turno possa servire da benzina in vista della Svizzera, sarà una bella spinta. Ma sicuramente si può solo che migliorare.