Julian Assange è un uomo libero. Il fondatore di Wikileaks ha patteggiato con gli Stati Uniti e potrà tornare in Australia, suo Paese d’origine. Nel pomeriggio di lunedì 24 giugno 2024 ha lasciato la prigione di massima sicurezza a Londra, dove è stato rinchiuso per cinque anni, e si è imbarcato su un volo dall’aeroporto di Stansted.
Julian Assange è libero: sta volando negli USA per la parte finale del patteggiamento
Assange si è dichiarato colpevole di un reato legato alla rivelazione di documenti riservati: l’accordo, chiuso con il Dipartimento di Giustizia americano, gli farà evitare il carcere negli Stati Uniti.
Secondo questo ‘patto’ i procuratori chiederanno per lui una condanna di 62 mesi, di fatto già scontata a Londra, dove è stato rinchiuso in attesa di contrastare la richiesta di estradizione avanzata dagli USA. In questo modo la pena viene considerata estinta.
Per il via libera finale servirà l’approvazione di un giudice federale: infatti il fondatore di Wikileaks si sta recando sull’isola di Saipan, alle Isole Marianne settentrionali del Pacifico, per la parte finale del patteggiamento. L’udienza è stata fissata per domani mattina.
Prima di arrivare negli Stati Uniti, farà uno scalo tecnico a Bangkok intorno alle 11:50 ora locale, per un rifornimento di carburante.
Se invece fosse stato dichiarato colpevole per tutti i 18 capi d’accusa che gli erano stati contestati nel 2019, Assange avrebbe rischiato fino a 175 anni di carcere.
La moglie Stella: “Le parole non possono esprimere la nostra immensa gratitudine”
“Julian è libero!!!! Le parole non possono esprimere la nostra immensa gratitudine a te, si proprio a te che ti sei mobilitato per anni e anni per rendere questo vero. Grazie, grazie, grazie”
scrive la moglie Stella Assange in un post pubblicato su X.
In un secondo post, ricorda alcuni passaggi della lunga e complessa vicenda.
Il mese scorso Julian ha ottenuto il permesso di fare appello all’Alta Corte. L’appello va al centro del caso: se il Regno Unito può estradare legalmente Julian Assange, un cittadino australiano la cui raccolta e pubblicazione di notizie si è verificata al di fuori della giurisdizione degli Stati Uniti, dato che il caso degli Stati Uniti lo esclude dalla protezione del Primo emendamento.
Stella Assange ha poi fatto sapere che ripagherà il governo di Sydney per aver pagato 500mila dollari di biglietto aereo per il marito.
Intervenuta al programma Newshour della BBC, ha raccontato che l’Australia ha svolto un ruolo fondamentale per il patteggiamento di Assange. Inoltre l’Alto Commissario del paese nel Regno Unito, Stephen Smith, ha accompagnato il marito quando ha lasciato il Paese ieri.
Lei stessa gli ha parlato mentre lasciava l’aeroporto di Stansted, sottolineando quanto fosse sollevato per essere uscito dalla prigione di Belmarsh, dove era stato tenuto in una cella di isolamento per ben 22 ore al giorno.
La madre del giornalista, Christine Assange, ha dichiarato ad Abc e altri media:
Sono grata che il calvario di mio figlio stia volgendo finalmente al termine, questo è il potere e l’importanza della diplomazia silenziosa.
Il governo australiano: “Un caso che si è trascinato per troppo tempo”
Il caso WikiLeaks/Julian Assange “si è trascinato per troppo tempo“. Lo ha riferito il portavoce del governo australiano.
Il primo ministro Anthony Albanese ha commentato la notizia, fornendo anche maggiori dettagli sull’assistenza diplomatica che Assange riceverà dai funzionari australiani.
Ha anche accennato a diversi anni di supporto e di diplomazia ad alto livello che si sono svolti dietro le quinte.
Ci siamo impegnati e abbiamo difeso gli interessi dell’Australia utilizzando tutti i canali appropriati per sostenere un risultato positivo e l’ho fatto fin dall’inizio del mio mandato di primo ministro. Avrò altro da dire quando questi procedimenti legali si saranno conclusi, cosa che spero avvenga molto presto, e in quel momento riferirò come opportuno
ha dichiarato in Parlamento, come riferito dalla Bbc.
All’inizio di quest’anno il Parlamento australiano aveva approvato una misura, sostenuta proprio da albanese, che chiede il ritorno di Assange in Australia.
Wikileaks: “Risultato di una campagna globale”
Questo è il risultato di una campagna globale che ha coinvolto organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite. Ciò ha creato lo spazio per un lungo periodo di negoziati con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che ha portato a un accordo che non è stato ancora formalmente finalizzato. Forniremo maggiori informazioni il prima possibile.
Lo scrive sulla sua pagina WikiLeaks, dopo aver diffuso la notizia della scarcerazione del suo fondatore.