Il regista Oliver Parker torna al cinema con “The Great Escaper”, una commedia basata sulla vera storia dell’ex soldato della marina militare inglese Bernard Jordan, che nel 2014 scappò dalla casa di cura dove alloggiava, insieme alla moglie, per raggiungere la Normandia in onore del settantesimo anniversario del D-Day. Troviamo Michael Caine nel suo ultimo ruolo da protagonista, che ha qui concluso la sua carriera attoriale, e Glenda Jackson nella parte della coprotagonista, morta pochi mesi dopo la fine delle riprese.
“The Great Escaper – Fuga in Normandia”, recensione
È l’alba del 6 giugno 1944. A largo della Normandia le meravigliose acque cristalline del canale della Manica si agitano minacciose in una danza frenetica, come se fossero coscienti assistendo all’infernale spettacolo della più bassa e vile umanità e non volessero più restare inermi. Anche il cielo, dalla sua, sembra ribellarsi a cotanto orrore non riuscendo più ad ascoltare in silenzio le urla disperate delle anime straziate dalle torture. Grigia e impetuosa una tempesta si abbatte su 6.939 navi che stanno per sbarcare sulle spiagge della costa francese. Un’aria cupa, densa, soffocante, arriva rapida soffiando lingue di gelido vento che ti taglia le carni. Le forze alleate stanno finalmente approdando per combattere l’invasione nazista e liberare dapprima la Francia e poi il resto d’Europa, intenzionati a neutralizzare le forze militari tedesche e annientare Hitler. Tra quei soldati pronti a lottare a costo della vita c’è un giovane della marina militare di nome Bernard Jordan (Will Fletcher). Il resto è storia e tutti noi sappiamo che questo fu solo il principio della fine di una folle guerra insensata che ha mietuto tristemente milioni di vittime. Ma in quelle prime giornate di giugno molti uomini valorosi morirono in battaglia cercando di salvare un mondo, il nostro, per preservarlo e lasciarlo alle generazioni future. Di lì a poco meno di un anno la disfatta per i nazifascisti è ormai cosa certa: è fine aprile e il re è nudo. Hitler si è appena suicidato e Mussolini è stato fucilato in pubblica piazza dai partigiani. L’Europa è salva, i gendarmi della resistenza possono ritornare dalle loro famiglie e per la prima volta dopo sei anni, pesanti come un secolo, si festeggia per la libertà. Bernard Jordan è sopravvissuto e può fare ritorno a Hove, in Inghilterra, dove è nato e cresciuto e dove la sua amata Irene (Laura Marcus) lo attende ansiosa a braccia aperte. Raccontata così sembra una triste fiaba per bambini a lieto fine, ma purtroppo è la narrazione di un conflitto bellico a livello mondiale che ci è costato caro e di cui tutt’ora ci portiamo addosso le cicatrici.
Adesso ci spostiamo rapidi nel 2014: è giugno e si avvicina la data del settantesimo anniversario del D-Day che verrà celebrato in Normandia. Bernard (Michael Caine), ormai conosciuto da tutti come Bernie, vive ancora a Hove. Non si è mai più allontanato da quella terra che sente sua e vicina come un caloroso abbraccio materno, né dalla sua amata sposa Irene (Glenda Jackson) con la quale ha condiviso sette decenni di un legame intenso e profondo suggellato da un’unione matrimoniale. La ama a tal punto che quando per lei è stato necessario trasferirsi in una casa di cura lui ha lasciato immediatamente la loro dimora per spostarsi con lei, benché fosse ancora autosufficiente a tal punto da continuare a vivere senza alcuna assistenza. Ma non se ne lamenta, non è un problema per lui; è il tipo che si adatta facilmente senza fare storie, soprattutto se per amore. È sempre sorridente, allegro, gioviale, di buon umore e nonostante i suoi ottantanove anni tutte le mattine si sveglia presto, afferra il tutore e va a passeggiare su lungo mare e si ricorda sempre di comprare qualcosa di dolce per la sua compagna, amante del cioccolato. Non è un uomo che crea problemi, la guerra gli ha insegnato cosa è realmente importante nella vita, ma ciò che non riesce proprio ad accettare è l’idea di non poter presenziare ai festeggiamenti per l’anniversario del D-Day e venire premiato, perché l’amministrazione dell’ospizio non è riuscita a organizzare per lui lo spostamento assistito.
E così, con la complicità della moglie che lo sosterrà nell’impresa, alle quattro del mattino del cinque giugno riempirà con l’essenziale una busta di plastica celeste e scapperà verso le coste francesi. Arriverà a piedi sino alla fermata del pullman, ma non riuscirà a prenderlo. Allora salirà su un taxi, pur non avendo molti soldi a disposizione. Si farà lasciare al porto, salirà su un traghetto e a distanza di settant’anni esatti affronterà lo stesso mare per approdare nei luoghi dove ha lottato con orgoglio contro in nazisti. Su quella nave farà amicizia con Arthur (John Standing), soldato dell’aeronautica militare, col quale stringerà rapidamente un sodalizio, esattamente come si fa tra alleati in battaglia. Diretti in Francia, riusciranno ad arrivare in tempo?
“The Great Escaper – Fuga in Normandia”, critica
Basato su un fatto realmente accaduto conosciuto dalla cronaca inglese come “La Grande Fuga”, il film “The Great Escaper” diretto dal regista Oliver Parker racconta la buffa e coraggiosa traversata di un uomo, quasi novantenne, di nome Bernard Jordan scappato di nascosto dalla casa di cura The Pines, situata a Hove in East Sussex, dove viveva con la moglie Irene per raggiungere la Normandia. Ex soldato della marina militare inglese, Bernie fu uno dei soldati dell’alleanza che nel ‘44 lottò per la liberazione dal nazifascismo. Per la celebrazione del settantesimo anniversario del D-Day, tenutosi a Saint Mere Eglise, il signor Jordan fece di tutto per poterci essere e ci riuscì. La vicenda fece parecchio scalpore in Inghilterra ed emozionò e divertì moltissime persone. Sei mesi dopo Bernard morì, felice di essere riuscito nella sua impresa, seguito una settimana dopo dalla sua fedelissima compagna Irene.
Questo lungometraggio è stato l’ultimo per l’attrice Glenda Jackson, coprotagonista, che si è spenta pochi mesi dopo la fine delle riprese. Anche per Michael Caine, che ha interpretato il ruolo del protagonista, ha segnato la fine della sua carriera che aveva annunciato si sarebbe conclusa definitivamente dopo aver impersonificato questo ultimo personaggio. Il regista ha scelto una narrazione che si suddivide in tre fasi temporali differenti: il 2014, con la quotidianità in ospizio e la via della fuga; il 6 giugno del 1944 all’inizio dello sbarco in Normandia; e gli istanti prima di servire in battaglia, durante i quali Bernard e Irene si conobbero e iniziarono a frequentarsi.
Nonostante io non lo annoveri tra i grandi capolavori del cinema, questo film è una tenera coccola che sa anche commuovere. Interpretato magistralmente dai due attori principali, ci mostra l’amore, il coraggio, la forza, ma anche l’inutile ferocia dei conflitti armati e il lato oscuro e impietoso della vecchiaia. Come dice Michael Caine, piangendo di rabbia, nella scena girata nel cimitero dei caduti: “quanto spreco”.
Ed è esattamente il messaggio che le scene di questo dramma riescono perfettamente a trasmettere: l’inutile spreco dell’esistenza umana buttata via davanti a un’insensata follia priva di ogni ragion d’essere.
Devo sottolineare la bellissima fotografia di alcune immagini girate in spiaggia: delle vere e proprie opere d’arte. Tre stelle e sette, su cinque.