Gravi crisi e difficoltà si respirano nel settore cinematografico italiano. I lavoratori dell’industria si trovano a combattere per la sopravvivenza delle loro opere, del loro presente e del loro futuro. In un periodo dell’anno in cui di solito dovrebbe esserci uno slancio di attività creativa da parte dei lavoratori del cinema, si respira aria di demoralizzazione, rabbia, spaesamento.

Molte persone sono a casa, senza lavoro e senza prospettive. La bozza del decreto legge sul tax credit per il cinema e l’audiovisivo, attesa con impazienza nei mesi scorsi, si è rivelata deludente, troppo restrittiva per i piccoli produttori, scoraggiati da un sistema che non gli permette di accedere ai fondi del governo, di crescere, di lavorare per vivere.

E’ necessario per loro che si sblocchino i finanziamenti da parte del governo e che i decreti attuativi sostengano nella pratica il mondo del cinema, ormai da mesi messo in ginocchio. Il rischio più grande è quello di non lavorare per mesi, rimanendo fermi sia l’estate 2024, che tutto l’inverno 2025.

E’ arrivato per i lavoratori il momento di chiedere sostegno economico e regole chiare per superare questa emergenza.

Il 4 giugno 2024, una manifestazione in piazza Santi Apostoli a Roma aveva cercato di attirare sia l’attenzione del governo, sia quella dell’opinione pubblica, sui ritardi nell’emissione dei decreti e quindi del il conseguente rallentamento della produzione.

Nonostante questo, non ci sono state risposte soddisfacenti, anzi: un rimbalzo con nessun miglioramento. I professionisti del cinema comunque non si arrendono. Scenderanno nuovamente a protestare il 27 giugno 2024, proprio in contemporanea alla cerimonia di premiazione dei Nastri d’Argento, alle 17, per ribadire la drammaticità della loro condizione, riunendosi nel comitato #SiamoAiTitoliDiCoda.

In un’intervista a Tag24.it, Ciro Scognamiglio, presidente dell’AIARSE (Aiuto Registi, Script Supervisor e Assistenti alla Regia), uno degli organizzatori e portavoce della protesta, ha condiviso dettagli cruciali sulla condizione e sulle richieste dei lavoratori.

La protesta dei lavoratori del cinema del 27 giugno 2024: chi partecipa

Ciro Scognamiglio ha parlato in rappresentanza dei lavoratori che si riuniranno nella protesta del 27 giugno 2024 e ha spiegato a Tag24.it chi sono i manifestanti di #SiamoAiTitoliDiCoda, le categorie e i comparti del cinema coinvolti:

“Noi siamo principalmente lavoratori delle troupe, lavoratori del cine-audiovisivo, che si sono mobilitati in maniera anche autonoma. Siamo stati affiancati da alcune associazioni di categoria. Tra quelle che ci hanno affiancato ci sono: l’associazione degli aiuti registi e delle segretarie di edizione, che si chiama AIARSE; l’associazione del personale di produzione, APAI; l’associazione dei tecnici di ripresa, AITR, i tecnici del suono, AITS; e i pittori e decoratori, APCI. Inoltre, c’è l’associazione degli attori generici, AGI Spettacolo. A noi si sono affiancate anche le associazioni dei fornitori.

Infine, anche l’Associazione degli Attori e il Registro Attrici e Attori Italiani (RAI) hanno dato la loro solidarietà alla nostra manifestazione e ci stanno sostenendo in questa lotta.

Noi lavoriamo con società che ci noleggiano materiali, come macchine da presa, luci, attrezzature del suono, costumi e arredi. Queste società stanno affrontando grosse difficoltà perché, negli ultimi quattro anni, hanno fatto grandi investimenti per acquistare materiale a causa della forte domanda. Hanno assunto personale e ingrandito i propri spazi. Con la contrazione del mercato nell’ultimo anno, stanno riscontrando grandi problemi.

Cinema, scendono in piazza i manifestanti del settore: richieste e motivi

Ma cosa vorrebbero ottenere i lavoratori del mondo del cinema, cosa cercano da questa protesta? La principale richiesta del settore, ce lo spiega Scogniamiglio, è la pubblicazione dei decreti attuativi. La loro mancanza ha bloccato l’accesso ai fondi del tax credit, lasciando i piccoli produttori senza risorse per iniziare i loro progetti:

“Le nostre richieste sono di rimettere in moto la macchina del cine-audiovisivo. Il Ministero non ha fatto nulla di quello che normalmente dovrebbe fare. Non parlo solo di tax credit, che è la cosa più conosciuta. Non ci sono i decreti attuativi che chiediamo di pubblicare il prima possibile. È comprensibile voler cambiare delle regole, ma vanno date il prima possibile per permettere al comparto di recepirle e rimodellarsi.

Siamo alla fine di giugno e per il 2024 ancora nessuno conosce le regole del tax credit. Ma non è solo questo. Il ministro Gennaro Sangiuliano ha criticato le commissioni nominate dal ministro Franceschini, scadute il 31 dicembre.

Ad oggi, dopo sei mesi, non ha ancora nominato le nuove commissioni. Questo significa che in questi sei mesi, dove normalmente ci sarebbero state due sessioni di contributi selettivi, a gennaio e a giugno, le finestre dei contributi selettivi non sono state mai aperte perché non c’è chi deve giudicare.

La NON risposta del governo: difficile un dialogo col Ministero: “Non fa niente”

Un mondo di attese e di incertezze nella difficoltà, senza un’effettiva possibilità di mettersi in moto e adeguarsi, per gli addetti ai lavori cinematografici. Quello che ci si chiede è se ci sia stato un confronto diretto per loro con il governo, o se semplicemente si sono ritrovati soltanto a “subire” una situazione problematica senza possibilità di dialogo. Data la scarsa attenzione al settore denunciata dai manifestanti nei confronti di Gennaro Sangiuliano, abbiamo chiesto al portavoce della protesta se sia stata una particolarità di questo governo e se, in passato, fosse mai stato necessario arrivare ad un dialogo per le stesse difficoltà.


Le risposte portano a conclusioni che non lasciano spazio a troppe interpretazioni: confrontarsi con il ministero sta risultando praticamente impossibile:

” No! Noi prima di questo periodo non avevamo bisogno di avere un dialogo col Ministero. Chi lo aveva erano le associazioni dei produttori. E sottolineo che, in questo momento, neanche loro riescono ad avere un dialogo col Ministero.

Noi lo abbiamo chiesto e ottenuto quando abbiamo fatto la manifestazione del 4 giugno a Piazza Santi Apostoli. Siamo andati al Ministero e abbiamo incontrato un dirigente che ci ha spiegato che all’interno del Ministero sta avvenendo una ristrutturazione e che questa ha la priorità rispetto all’amministrazione ordinaria.

Ovviamente un comparto non può fermarsi ma pare proprio che in questo periodo il Ministero abbia altre priorità, dal momento che i decreti attuativi richiedono ancora delle tempistiche tecniche che non sono state quantificate.

Le condizione dei lavoratori del cinema, il precariato: “Lavoriamo giorno e notte”

Non tutti conoscono bene qual è la situazione attuale dei lavoratori del cinema. Spesso l’opinione pubblica sottovaluta, guarda da lontano un mondo che sembra sfavillante, glamour, carico di alti guadagni, fatto di privilegiati. La verità è ben diversa.

Non ci sono soltanto i grandi attori che vediamo comparire spesso come ospiti nelle trasmissioni in tv o al cinema. Esiste un mondo produttivo fatta di precariato e tanti mesi di inattività all’anno. La condizione media di un lavoratore dello spettacolo non è il sogno che in tanti immaginano:

” Basta dire che il reddito medio annuo va dai 15.000 ai 25.000 euro per un lavoratore dello spettacolo. È chiaro che c’è chi guadagna un milione perché è un attore famoso o chi guadagna centomila perché è il miglior costumista o scenografo.

Però dietro a queste persone ci sono tanti lavoratori il cui lavoro è considerato usurante. Lavoriamo con qualsiasi condizione climatica, di giorno, di notte, con pioggia o 40 gradi. È un lavoro molto stressante, che ci porta spesso lontano da casa e dalle famiglie.

È un lavoro che si fa solo con passione, perché economicamente non è così redditizio. Si parla spesso di guadagni settimanali che possono sembrare alti, ma se lavori solo dieci settimane l’anno, il reddito annuale è molto inferiore a quello di chi ha uno stipendio mensile fisso.

Cosa si aspettano i professionisti del cinema dalla protesta?

La precarietà del lavoro nel settore è evidente. La mancanza di stabilità economica e le condizioni lavorative difficili rendono la vita dei professionisti del cinema estremamente complicata. Ora che la proposta del 27 giugno si fa più vicina, è tempo di ribadire le difficoltà e, soprattutto, di spingere il governo ad intervenire:

“Ci aspettiamo di spronare il Ministero a pubblicare i decreti attuativi. Questo è diventato il nostro cavallo di battaglia. Se il Ministero non pubblica questi decreti entro luglio, e lo fa a settembre, noi rivedremo il lavoro alla primavera del 2025, se tutto va bene.

Dall’uscita dei decreti attuativi ci vorranno almeno due o tre mesi perché le produzioni possano rimettere in equilibrio i progetti e farli diventare realtà. Questa è la nostra più grande preoccupazione.”