Sono passate meno di ventiquattro ore dall’attacco da parte di un gruppo di terroristi nelle città di Machačkala e Derben, in Daghestan – nel sud della Russia. Chiese e sinagoghe sono stati gli obiettivi degli assalitori che, oltre ad incendiare i luoghi di culto, hanno provocato una ventina di morti ed almeno cinquanta feriti. Un bilancio destinato purtroppo ad aggiornarsi nelle prossime ore.
Pietro Figuera, fondatore dell’Osservatorio Russia, ha parlato a Tag24 di cosa è successo ieri e del problema con la sicurezza all’interno della Federazione. Tante le criticità emerse negli ultimi anni, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
Figuera (Osservatorio Russia) parla dell’attacco in Daghestan
La Russia è un bersaglio su più fronti ma per il Cremlino è meglio che i cittadini non se ne accorgano, l’unica guerra che esiste nella propaganda russa è quella in corso ad ovest contro l’Ucraina e le ‘macchinazioni’ dell’Occidente. Eppure i fatti recenti dimostrano che Mosca è più fragile di quanto si pensi ed è occupata su diversi fronti. L’analista geopolitico Figuera spiega a Tag24 cosa sta accadendo e se nel sud della Federazione russa possano verificarsi futuri conflitti simili a quello in Cecenia dal 1999 al 2009.
D: Quello che si è verificato nella serata di ieri è il secondo grande attentato verificatosi in Russia negli ultimi mesi. Possiamo dire che Mosca ha un problema di sicurezza?
R: “Si, c’è un secondo problema di sicurezza oltre a quello dello sconfinamento della guerra d’Ucraina. Gli attacchi in Crimea di ieri ci mostrano come Mosca continui ad essere un bersaglio su più fronti. Il problema non riguarda solo la Crimea ma anche altri territori nella porzione europea della Russia. Bisogna indagare quali collegamenti ci siano tra i due problemi di sicurezza”
D: C’è una correlazione con la guerra in corso in Ucraina? Il dislocamento di risorse verso l’ovest ha reso più vulnerabile Mosca ad attacchi “dall’interno”?
R: “Non credo che l’eventuale conferma di una matrice islamica corrisponda a una dinamica di questo tipo: il problema non è di spostamento di fondi. Il tutto potrebbe dipendere anche da un’instabilità legata a ragioni politiche. Potrebbe esserci sostegno ad attività terroristiche anche da parte di Paesi occidentali e dell’Ucraina ma quelli che agiscono sul piano operativo si muovono secondo faglie decennali o secolari.”
D: Il rischio di radicalizzazione di parte della popolazione islamica è un rischio che Mosca deve prendere in considerazione? Ci sono aree più critiche?
“Il Daghestan è da sempre una repubblica particolarmente soggetta a questi movimenti. Ricostruendo la storia dell’occupazione russa dallo zarismo c’è una storia di attriti soffocati e messi a tacere.”
“In Russia ci sono 20 milioni di musulmani, è naturale che una parte di essi può essere soggetta ad una radicalizzazione, e in casi estremi a una recrudescenza dei fenomeni terroristici. Ricordiamo poi le guerre in Cecenia e la riattivazione di certe faglie con la riscoperta di nuove identità etnico-religiose sopite fino alla fine della Guerra fredda.”
Una futura guerra nel Sud della Russia?
D: Gli Stati del Sud della Federazione russa potrebbero costituire un problema in futuro? C’è il rischio che scoppi una nuova guerra simile a quella combattuta tra il 1999 e il 2009 in Cecenia?
“Non ci sono ancora gli elementi. La Cecenia fu un unicum per la violenza che ha caratterizzato quegli eventi, molto dipende dalla tenuta dei governi locali e dal loro grado di fedeltà nei confronti del Cremlino. I governatori devono essere leali a Mosca e al contempo verso i propri cittadini, in questo momento l’impegno in Ucraina dà loro meno margini di manovra politici rispetto al passato”
“Resta da seguire lo sviluppo delle notizie sui terroristi coinvolti e sul rapporto con le figure amministrative del Daghestan ma resta improbabile una ‘nuova Cecenia’.”
In merito alle continue accuse all’Ucraina sugli attentati interni cosa si può dire? Servono alla Russia per recuperare consensi per la guerra?
“Ci sono delle motivazioni alla radice di tali atteggiamenti legati all’immagine interna e internazionale che la Russia vuole dare di sè. Ai cittadini Mosca racconta di combattere una sola guerra contro l’Occidente e la presenza di più fronti potrebbe essere un’ammissione di debolezza. A livello internazionale fa leva sul fatto di appartenere ai BRICS e si propone come un’alternativa all’Occidente. La faglia interna non deve emergere soprattutto se ha un connotato religioso, sarebbe problematico se la Russia dovesse tenere a bada la componente islamica: gli attentati non vanno visti come l’inizio di qualcosa ma come episodi isolati, o al peggio come parte di un disegno orchestrato dall’Occidente.”
“Sarà difficile tenere assieme questa versione con l’avanzata di gruppi come l’Isis-k. Le evidenze investigative sui precedenti attacchi di Mosca hanno già mostrato diverse incongruenze. E oggi gli attacchi in contemporanea su più fronti suggeriscono qualcosa che l’Isis ha già fatto in passato”