Sono stati fermati i presunti responsabili dell’omicidio di Thomas Christopher Luciani, il ragazzo di 16 anni che nella serata di ieri, 23 giugno 2024, è stato trovato morto – con evidenti ferite da arma da taglio sul corpo – all’interno del Parco Baden Powell di Pescara. Si tratterebbe di due minorenni.

Ragazzo trovato morto in un parco di Pescara, fermati due minorenni: l’accusa è di omicidio

A darne notizia è Rainews.it, secondo cui i due giovani farebbero parte della “Pescara bene”: uno sarebbe il figlio di un noto avvocato, l’altro di un maresciallo dei carabinieri. L’accusa mossa nei loro confronti è di omicidio: l’ipotesi degli inquirenti è che abbiano colpito per 25 volte il ragazzo di 16 anni trovato morto ieri, 23 giugno, all’interno del Parco Baden Powell di Pescara, con un coltello a lama seghettata, forse da sub, non ancora ritrovato. Il motivo? Secondo l’Ansa un debito di droga di qualche centinaio di euro, 200 o 250.

Il ritrovamento del corpo da parte di un passante, poi i fermi

Il corpo della vittima è stato trovato da un passante – riverso a terra, tra le sterpaglie, nei pressi di un sottopasso ferroviario – intorno alle 21 di ieri. All’arrivo dei soccorritori sul posto, per il 16enne – da anni residente a Rosciano – non c’era già più niente da fare.

L’ipotesi è che l’omicidio sia avvenuto sempre ieri, intorno alle 18: maggiori risposte in tal senso potranno arrivare dall’autopsia che il medico-legale incaricato dalla Procura effettuerà nei prossimi giorni sul corpo del ragazzo. Ma anche dalle eventuali dichiarazioni che i due sottoposti a fermo potrebbero decidere di rilasciare.

Gli inquirenti avrebbero già ascoltato sia loro che altre persone. Dall’analisi delle videocamere di sorveglianza è emerso che, subito dopo il delitto, sarebbero andati al mare. Lì potrebbero essersi disfatti dell’arma.

Una storia che riporta alla mente quella di Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla

La vicenda del 16enne trovato morto a Pescara riporterà alla mente di molti quella di un altro ragazzo, il 19enne egiziano Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla, il cui corpo – senza testa e mani – è stato trovato senza vita in mare davanti a Santa Margherita Ligure, in provincia di Genova.

I fatti risalgono allo scorso luglio. In due, alla fine, sono finiti in manette con l’accusa di omicidio e soppressione di cadavere: un certo Abdelghani Ali, detto “Bob”, e un certo Kamel Abdelwahab, detto “Tito”, di 27 e 26 anni.

Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, avrebbero accoltellato il 19enne e poi trasportato il suo corpo nei pressi della foce del torrente Entella, dove lo avrebbero fatto a pezzi nel tentativo di rendere più complessa un’eventuale identificazione.

Il motivo? Sembra che il ragazzo, arrivato in Italia nel 2020 per lavorare, volesse lasciare la barberia dei due fermati (che aveva anche denunciato alla Finanza) e trasferirsi a Pegli, dove, a parità di mansioni, avrebbe ricevuto, da parte del titolare di un altro esercizio commerciale, uno stipendio più alto, che gli avrebbe consentito di aiutare i genitori, rimasti in Patria, con le cure della sorellina.

I due temevano che andandosene avrebbe portato via anche i loro clienti: lo avrebbero quindi attirato in una trappola, dandogli appuntamento nel retrobottega – dove sembra che il giovane vivesse, insieme ad altri dipendenti – per poi colpirlo più volte con un punteruolo.

Una volta nascosto in delle grosse valigie lo avrebbero portato, con l’aiuto di un taxi, sul luogo in cui l’avrebbero prima mutilato e poi gettato in acqua. Pensavano di farla franca: il mare, invece, ha restituito tutto.