Sale il bilancio delle vittime dell’attentato in una sinagoga in Daghestan. Le autorità locali parlano di 16 morti e 25 feriti. La violenta azione messa in atto nella sera di domenica 23 giugno 2024, ha sconvolto la regione meridionale della Russia. Sei terroristi che hanno ordito l’attacco nella Repubblica autonoma sarebbero già stati neutralizzati.

Daghestan, attentato alla sinagoga e in chiesa: sale il bilancio delle vittime

Sale il bilancio delle vittime dell’attacco in Daghestan, la Repubblica autonoma nella Russia meridionale. L’azione terroristica che il 23 giugno 2024 ha colpito una sinagoga e una chiesa avrebbe causato la morte di 16 persone. Almeno 25 sarebbero i feriti. Tra i morti, anche sei uomini che le autorità locali hanno identificato come i responsabili dell’attentato.

“Sei uomini armati sono stati uccisi. Ulteriori azioni operative di ricerca e investigative continueranno fino a quando non verranno scoperti tutti i partecipanti alle cellule dormienti, che sicuramente sono state preparate soprattutto dall’estero”

ha detto il governatore Sergey Melikov, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa Tass.

Gli attacchi in Daghestan sono avvenuti nella capitale Makhachkala e sul mar Caspio, a Derbent, zone ora sotto lo stretto controlla e la vigilanza delle autorità e delle forze dell’ordine locali.

La ricostruzione dell’attentato

Un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco contro due luoghi di culto in Daghestan. Prima ha sparato prima contro una sinagoga, e poi contro una chiesa. Tra le vittime dell’attacco ci sono 15 poliziotti e un sacerdote cristiano ortodosso. Dopo la feroce sparatoria, i terroristi hanno dato fuoco ai due edifici. Le forze dell’ordine hanno fatto di tutto per bloccare gli attentatori che si erano rifugiati in un locale: sei di loro sono stati uccisi.

In tutto il Daghestan è stato proclamato lo stato di emergenza e tutte le autorità erano allerta. L’azione non è stata ancora rivendicata, ma i principali sospetti cadano sull’estremismo islamico. Potrebbe trattarsi dello Stato Islamico del Khorasan, noto come Isis-K, che a marzo dello scorso anno aveva già colpito la Russia, nella periferia di Mosca al Crocus City Hall.