Mancano pochi giorni alle elezioni generali in Regno Unito del 4 luglio 2024, i sondaggi consegnano un quadro ben chiaro: i Laburisti sembrano destinati a confermarsi come prima forza del Paese dopo 14 anni di governi Tories, crollo per il partito del premier Rishi Sunak che si piazzerebbe terzo dietro a Reform Uk, il movimento di ultradestra di Nigel Farage – mente della Brexit. Incognita Scozia: il partito indipendentista nonostante la scelta di John Swinney come segretario e premier perde consenso a favore dei laburisti.
Abbiamo parlato con l’analista geopolitico dell’Ispi Roberto Italia degli effetti che le prossime elezioni potrebbero avere sulle relazioni esterne del Regno Unito. Per ora sembra improbabile un ritorno nell’Unione Europea ma i rapporti potrebbero migliorare con il ‘cambio di guardia‘ a Londra.
Roberto Italia sulle elezioni nel Regno Unito del 4 luglio 2024
Importanti effetti interni ma anche esterni, quindi sui mercati internazionali e sulle relazioni con i Paesi che nel post-Brexit sono riusciti a costruire un solido rapporto con Londra. Questo ci aspetta dalle prossime elezioni generali che si terranno nel Regno Unito il 4 luglio. Abbiamo parlato dei recenti sondaggi con Roberto Italia, analista geopolitico di Ispi.
D: I Laburisti si preparano ad una vittoria importante. Come cambierebbero le relazioni con gli altri Paesi?
R: “Nella fase post-Brexit si era enfatizzata l’idea di un ‘Regno Unito globale‘ con un focus sui partner dell’Indopacifico. Con il governo laburista si parlerebbe di rifocalizzare l’attenzione del Regno Unito sugli affari europei. Questo non vuol dire eliminare la strategia messa finora in atto per l’Indopacifico, su questo stanno investendo anche altri Paesi Europei. Il Regno Unito potrebbe ‘riconnettersi all’Ue anche per la guerra in Ucraina.”
“I Laburisti hanno parlato di un riconoscimento dello Stato Palestinese. Non si sa però con quali tempistiche”.
D: E per quanto riguarda la Brexit e un ritorno nell’Ue?
R: “L’idea di un secondo referendum per tornare nell’Ue non viene considerata: sarebbe controproducente visti gli aggiustamenti degli ultimi sette anni. Le relazioni tra Ue e Uk sono regolati dal Trade and Cooperation Agreement da tre anni, questo trattato dovrebbe essere riesaminato ogni 5 anni e tra il 2025 e 2026 dovrebbe esserci una revisione. L’idea di Starmer è di rivedere certi capitoli, soprattutto sui prodotti agricoli e sui controlli sanitari per alleggerire le barriere non tariffarie introdotte con la Brexit”.
“Si torna a parlare anche a parlare di politica di difesa e sicurezza per far parte di progetti con l’Ue. Bisognerà vedere cosa succederà, i laburisti vorrebbero revisioni più massicce, l’Unione Europea un po’ meno. Basti pensare che Bruxelles vuole portare avanti una strategia prettamente ‘interna‘ sulla difesa e la presenza di uno Stato non membro che possa partecipare a questo è percepito come incoerente.”
Il futuro del Regno Unito dopo le elezioni
D: Dopo otto anni c’è stato un vantaggio o uno svantaggio economico dalla Brexit?
R: “Direi che ci sono stati più svantaggi. Non è facile estrapolare l’effetto della Brexit sull’economia britannica, l’uscita è avvenuta gradualmente accompagnato da eventi come il Covid e l’invasione russa in Ucraina: i numeri oggi variano a seconda delle stime c’è chi parla di un taglio del Pil rispetto a uno ‘scenario di No Brexit’. Il Regno Unito dopo la pandemia è cresciuto meno di altri Paesi e ha vissuto la recente inflazione, l’effetto sul Pil pro capite è stato anche più pesante. L’economia britannica è comunque più resiliente ma non sta prosperando come speravano i pro Brexit”.
D: Che impatto potrebbe avere l’ingresso di Farage nel Parlamento?
R: “Per ora sembra che Reform UK possa diventare il secondo partito a danno dei Tories ma il gap si sta riducendo rispetto a qualche settimana fa ed i Conservatori restano secondi. Per il sistema maggioritario che c’è nel Regno Unito non sempre le percentuali di voto si traducono in seggi. In questo momento i Laburisti sono in crescita mentre potrebbe registrarsi la sconfitta più sonora negli ultimi 200 anni di storia dei Tories. Il partito di Farage si aggira attorno al 16%”.
“Tutto ciò produce due effetti: i Laburisti non possono – in caso di conferma dello scenario dei sondaggi – ignorare le istanze che avanzerebbe Reform UK, si tratta di posizioni critiche su molti temi come il cambiamento climatico. I conservatori poi rischiano di essere superati dalla destra populista, come succede in molti Paesi in Europa. Sappiamo anche che molti partiti di centrodestra sono stati fagocitati da partiti con posizioni più estreme…è un fattore da tenere d’occhio”.
D: E per quanto riguarda lo Scottish National Party? Il calo di consenso a favore dei Laburisti significa addio all’indipendenza scozzese?
R: “Si tratta dell’altro grosso sconfitto di queste elezioni. Dopo gli scandali che hanno vista coinvolta l’ex premier Sturgeon si è registrato un calo, i laburisti non sembrano troppo interessati alla causa indipendentista. C’è poi una sentenza della Corte Suprema Britannica che ha negato che ci possa essere un referendum per l’indipendenza senza il consenso a Westminster. I sondaggi tuttavia non ci permettono di capire quanto l’indipendenza sia cara agli scozzesi, potrebbe essere un tema divisivo e a Londra sembrano non volerne altri oltre quelli economici”.