Idee chiare e strategia politica per farle valere. Antonio Tajani si muove per la fondamentale partita delle nomine europee e mette in evidenza alcuni punti fermi che dovranno, secondo lui, essere rispettati nei futuri assetti, a partire dalla presenza dei conservatori di Ecr in maggioranza, a scapito dei Verdi. Questi ultimi vengono giudicati troppo “estremisti“ dal segretario di Forza Italia sulle questioni legate al clima, per le quali invoca una “terza via“.
Europee, Tajani chiude ai Verdi: “No alleanze con estremismi di Greta Thunberg e Franz Timmermans”
L’idea che Antonio Tajani ha per i nuovi assetti europei usciti dalle ultime elezioni è ormai palese, con l’ingresso dei conservatori della Meloni e di Ecr per una maggioranza esplicitamente di centrodestra. Il segretario di Forza Italia continua, infatti, a ribadirla in ogni occasione possibile e, dopo il chiaro endorsement di ieri alla tv francese, lo ripete oggi dalle pagine del quotidiano La Stampa.
Una strada, quella indicata da Tajani, che preclude ovviamente la possibilità di accordo con i Verdi, dei quali il ministro degli Esteri italiano contesta nettamente la posizione, giudicata troppo oltranzista, sui cambiamenti climatici.
“Le elezioni hanno parlato chiaro: sull’ambiente serve una terza via che non sia negazionista ma nemmeno estremista come quella di Greta Thumberg e Franz Timmermans. E quindi non ci si può alleare con i Verdi”.
Una proposta che verrà sicuramente portata all’attenzione del prossimo Consiglio europeo, previsto il 27 e 28 giugno. In quell’occasione, l’Italia insisterà anche per il ruolo di peso reclamato anche dalla stessa Meloni, che Tajani indica in un commissario “di peso” che rivesta anche la carica di vicepresidente.
Da sistemare, infine, sarebbe la conferma del secondo mandato a Ursula von der Leyen, appoggiata dal Partito Popolare Europeo e, dunque, da Forza Italia, ma che non vede la piena convinzione dei conservatori. Ma non si tratta di un problema insormontabile per il vicepremier, che confida nelle abilità diplomatiche di Giorgia Meloni.
“Meloni guida un governo con tre forze che la pensano diversamente. Conosce la nostra posizione, poi sarà lei a trovare una sintesi che rappresenti anche le nostre idee. Le trattative le sta facendo lei come giusto che sia ma è ovvio che le nostre posizioni la rafforzano nel negoziato”.
Sull’autonomia il vicepremier rassicura Zaia ma avverte: “Vigileremo perché i nostri ordini del giorno siano applicati”
Dagli assetti internazionali alla politica interna, Tajani affronta la delicata questione dell’autonomia differenziata.
Consapevole che la decisione di tre deputati azzurri – Francesco Cannizzaro, Giuseppe Mangialavori e Giovanni Arruzzolo – di votare contro il provvedimento fortemente voluto dalla Lega ha creato non pochi malumori all’interno della maggioranza di governo, il segretario di Forza Italia dice subito di sentire “un’esigenza di rassicurare“.
Rassicurazioni rivolte, anzitutto, a quel Meridione che si sente minacciato dal ddl Calderoli per i vantaggi che esso prevede per le ricche regioni del Nord. Preoccupazioni alle quali Tajani intende fornire una risposta e un impegno chiari:
“Al prossimo consiglio nazionale proporrò l’istituzione di un osservatorio sulle Regioni formato dai capigruppo, dai presidenti di Regione e dalla ministra Maria Elisabetta Casellati che dovrà monitorare il percorso della legge e controllare che i nostri ordini del giorno votati in Parlamento siano applicati. Vogliamo vigilare”.
Una vigilanza che, però, non deve innervosire gli alleati della Lega e, in particolare, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. A lui, il vicepremier dice che l’obiettivo sarà solo quello di “far rispettare le regole“, tenendo conto dei delicati equilibri che la riforma va a maneggiare.
Infine, un’ulteriore rassicurazione per la stabilità dell’esecutivo Tajani la dà in relazione alla possibilità di nuovi assetti o incarichi a seguito del risultato elettorale delle Europee, nel quale Forza Italia ha scavalcato la Lega come seconda forza di maggioranza. Il segretario azzurro garantisce che non chiederà di vedersi assegnato un nuovo ministero ma, precisa, ci terrà a dire la sua sulla nomine, proprio in virtù del nuovo ‘peso’ all’interno della maggioranza.