Tagliente come una lama e improvvisa come un fulmine, l’arte di OrlandO, Street Poet della satira, è proprio così: la trovi dove meno te l’aspetti e ti fa sorridere con fine umorismo. Eppure, passata l’ilarità, ti costringe a guardare in faccia la realtà e a riflettere davvero. Ai giornalisti di TGA24, l’artista ha raccontato la sua personalissima visione del mondo e il suo rapporto con i temi più dibattuti e recenti.

OrlandO, fra Street Art e poesia: “Voglio far emergere la mia voce”

Solo la mente geniale e avanguardistica di Virginia Woolf poteva partorire un personaggio sfaccettato come quello di Orlando, il cortigiano prediletto da Elisabetta I nell’omonimo romanzo. Ed è da lui che l’artista urbano ha preso il nome.

Come, infatti, OrlandO ha raccontato a TAG24:

Il mio nome è ispirato al personaggio omonimo del romanzo di Virginia Woolf, “Orlando: A Biography”. Un personaggio indefinibile, ultrasecolare, che incarna la fluidità e la complessità dell’essere umano, che sfida le convenzioni, che non si lascia definire da generi o ruoli sociali prestabiliti. Penso sia uno dei personaggi più interessanti, complessi e attuali mai inventati

La sua arte, infatti, si lega strettamente proprio a questo concetto, tanto che l’artista ha scelto la via dell’anonimato, senza dichiarare il genere e utilizzando termini neutri, con l’obiettivo di permettere agli spettatori di guardare alle sue opere senza condizionamenti.

OrlandO: “La mia arte per riflettere sui temi attuali, senza etichette”

Ma è davvero possibile guardare qualcosa senza farsi influenzare? Pirandello parlava di maschere e volti, Shakespeare di essere e apparire, OrlandO, semplicemente, parla di coraggio. Questo è ciò che serve per poter emergere in un mondo troppo pieno di voci, ma allo stesso tempo dominato da una società che ci vuole tutti uguali:

Provare a distinguersi, ovvero mostrare la propria singolarità, richiede coraggio, poiché il mondo intorno a noi sembra esigere conformità. Questo è uno dei motivi che mi ha fatto scegliere la via dell’anonimato. Considero questa decisione come un’espressione della mia filosofia di vita: io credo fermamente nell’importanza di valutare le idee e le creazioni per quello che sono, indipendentemente da chi le ha prodotte. In un mondo che spesso giudica le persone basandosi su etichette, apparenze e numeri attraverso banali bias cognitivi, l’anonimato è il mio modo di sfidare le convenzioni. Ogni persona che incontra per strada la mia arte è invitata a riflettere su questo, a riconoscere il valore dell’unicità

D: Per questo hai scelto la satira?

R: In base all’argomento, solitamente, decido di usare toni diversi in coerenza con il contesto. La satira è utile in certi casi, diverte e attira l’attenzione. Il bello di questa è proprio il contrasto tra l’ilarità che desta, e l’accento su tematiche che, spesso, non hanno nulla di divertente.

L’inizio del cammino

Spesso degli artisti si dice che vivano con i piedi per terra e la testa per aria, eppure OrlandO in questa definizione non ci entra proprio. Anzi, l’artista è perfettamente consapevole di ciò che sta attorno e con la destrezza degna di un giaguaro saltella fra mondo online e offline, sfruttando il primo come cassa di risonanza del secondo.

D: Quando e come ti è venuta l’idea di fare Street Poetry? Hai fatto studi artistici o è nato come un hobby?

R: Ho fatto studi artistici. Penso che l’arte sia un mezzo potente, al di là del suo aspetto puramente estetico, o inutile come direbbe Wilde. Penso che stiamo vivendo un periodo storico in cui si sente l’urgenza di agire, di provare quanto meno a fare la propria parte per migliorare alcune cose. I social hanno dato a tutte le persone la possibilità di dire la propria. Ma, il mondo online, essendo diventato sempre più popolato e sfruttato in ogni modo immaginabile, inizia paradossalmente ad essere un luogo in cui solo pochissimi riescono a far emergere la propria voce, in mezzo a milioni di azioni che passano del tutto inosservate a prescindere dal loro valore. Paradossalmente, la strada, l’offline, è ancora il luogo in cui potersi esprimere al meglio – a mio avviso – come punto di partenza perlomeno. Il web, poi, gioca un ruolo fondamentale nell’abbattere le distanze e riverberare la voce un po’ ovunque e istantaneamente, al di là del luogo da cui agisci. Il locale diventa globale, e questo è il vero potere del web.

Essere cittadini attivi vuol dire interessarsi. Progrediamo se non siamo menefreghisti

È, così, che OrlandO cerca di urlare in un mondo, spesso, cieco e sordo davanti alle ingiustizie, alle fragilità e alla gravità di alcuni episodi. Un metaforico “alzare la voce” attraverso la poesia, che pungente o sensibile, raggiunge il suo obiettivo: spingere ad ascoltare.

D: Solitamente quanto tempo ci impieghi per creare un’opera? È difficile creare le poesie che accompagnano i disegni? Mi viene da pensare a quella su Salvini o a Jorit.

R: No, nella maggior parte dei casi agisco d’impulso. La street art, differentemente dalle forme d’arte accademiche, prevede un processo istintivo, un dialogo col mondo che avviene in estemporanea e in risposta ai fatti di cronaca. Dal pensiero all’azione il tempo è in realtà molto breve.

D: Per questo scegli i temi più chiacchierati?

R: Non direi i più chiacchierati, si chiacchiera molto e di tante cose diverse più o meno importanti o superficiali. Diciamo che la popolarità dell’argomento di per sé non è ciò che mi incoraggia a creare qualcosa. Ritengo che ci siano argomenti che riguardano chiunque, indipendentemente da dove ci si trovi e da cosa si faccia nella vita. Vivere il proprio tempo in maniera attiva vuol dire interessarsi – questo dovrebbe essere istintivo un po’ per chiunque a mio avviso -, altrimenti ci si rinchiude dentro la propria micro realtà. Questo secondo me è controproducente per ogni società. Il progresso avviene grazie al l’interesse di molti, e rischia di arrestarsi o di rallentare di fronte all’individualismo, al menefreghismo e all’egocentrismo.

Voce di tutti o voce di OrlandO?

D: E di OrlandO? Quanto c’è di te nelle tue opere e quanto, invece, di ciò che sente l’opinione pubblica?

R: Di me, nei miei lavori, c’è tutto. Sono la manifestazione delle mie opinioni personali, delle battaglie che cerco di intraprendere, dei sentimenti che certi fatti e argomentati mi destano. Il tutto filtrato attraverso una vena artistica personale.

D: Qual è stata quella che ti ha divertito di più creare?

R: L’ultima probabilmente, realizzare caricature è una delle azioni che mi divertono maggiormente, dall’immaginarle al disegnarle e, infine, per le reazioni che causano. In quest’ultimo lavoro, inoltre, c’è tanto dei miei interessi personali: ognuno dei personaggi ritratti rappresenta qualcosa di importante nella mia vita, uno in particolare, Virginia Woolf.

D: È stato sconvolgente per te il termine usato dal Papa?

R: Come accennato alla redazione di Venezia Today, il termine dovrebbe a mio avviso passare in secondo piano rispetto all’azione discriminante perpetuata. Trovo aberrante che si possa affermare di discriminare qualcuno per il genere o la sessualità e passare oltre come se nulla fosse. Certo, non è una novità, la chiesa è la casa del patriarcato dopotutto. Il mondo va avanti, fortunatamente e sempre troppo lentamente, ma avanza, e la chiesa rimane quello che è, ostinatamente indietro.