Se la metafora della partita di poker è quanto mai azzeccata, si può ben dire che la trattativa per i futuri vertici delle istitituzioni europee non è ancora arrivata alla mano decisiva. Il tempo, però, è una variabile non secondaria: il prossimo Consiglio europeo del 27 e 28 giugno è l’unica occasione per formalizzare un accordo sulla presidenza della Commissione prima dell’estate e, dunque, per scongiurare il rischio che tutto slitti a settembre. I nomi sul campo attualmente restano gli stessi: un bis di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione, Roberta Metsola al Parlamento europeo, la liberale estone Kaja Kallas al ministero degli Esteri Ue mentre più traballante sembra la nomina, che spetta ai Socialisti, del portoghese Antonio Costa per il Consiglio. La richiesta di Giorgia Meloni è sempre che all’Italia, in virtù dell’esito elettorale, venga conferito un commissario con una delega di peso oltre che con una vice presidenza operativa. In queste ore, spiegano fonti governative, sembra prendere sempre più piedi l’ipotesi che si possa trattare di un portafoglio economico, a cui potrebbero essere accorpate le competenze su fondi di Coesione e Pnrr. Ed è anche per questo che l’identikit del commissario assume sempre di più le sembianze del ministro Raffaele Fitto.
Mantovano e Fazzolari in pista per le deleghe Pnrr
In realtà il suo è un nome da sempre in campo, visto anche il ruolo di cerniera di Meloni con il mondo europeo che svolge da anni. E, tuttavia, un trasloco del suo ministro a Bruxelles apre almeno due problemi non da poco: il primo è appunto la gestione dei fondi del Pnrr per gli anni futuri, la seconda è sostituirlo senza correre il rischio che si apra la casella ‘rimpasto’. Su questi due punti la riflessione è aperta e, in una serie di riunioni che si sono susseguite nella sede del governo, si sarebbe profilata una possibile via d’uscita: ovvero non nominare nessun sostituto, almeno in una fase iniziale, ma portare le deleghe del Pnrr e dei fondi di Coesione direttamente a palazzo Chigi, affidandole a uno dei due sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano o (più probabilmente) Giovanbattista Fazzolari.