Cos’è e cosa vuol dire delitto di scisma nella Chiesa? Dopo le aspre critiche all’operato di Papa Francesco, Monsignor Carlo Maria Viganò è stato accusato del delitto di scisma della chiesa.
Nella giornata di ieri, 20 giugno 2024, il dicastero per la Dottrina della Fede ha convocato l’ex nunzio per l’ufficializzazione del procedimento a suo carico.
Più nello specifico, Monsignor Carlo Maria Viganò ha più volte proferito affermazioni pubbliche con l’intenzione di negare l’unione della Chiesa cattolica. Oltre a delegittimare l’operato di Papa Francesco e il rifiuto del Concilio Vaticano II.
Il procedimento arriva dopo anni di duri attacchi nei confronti di Papa Francesco. La goccia che ha fatto traboccare il vaso potrebbe essere stato l’episodio dello scorso dicembre, circa la volontà di estendere la benedizione alle coppie omosessuali inserita nel documento Fiducia Supplicans.
Proprio in questa occasione Monsignor Carlo Maria Viganò si era riferito nei confronti del segretario don Armando Matteo e del Prefetto Victor Manuel Fernandez chiamandoli “falsi pastori e servi di Satana” mentre Papa Francesco era stato appellato “usurpatore che siede sul soglio di Pietro”.
Cos’è e cosa vuol dire delitto di scisma nella Chiesa: la definizione di scisma
All’interno dell’ordinamento cattolico “Norme sui delitti riservati della Congregazione per la Dottrina della Fede” si legge come i delitti contro la fede siano l’eresia, l’apostasia e lo scisma.
Il termine scisma descrive il distaccamento di un gruppo di fedeli dal corpo della Chiesa cattolica. La volontà di separarsi è indotta da una critica sulla dottrina, sull’operato della Chiesa, sulla disciplina interna o sulla gerarchia ritenuta non corretta. Va da sé dunque che uno scismatico è un individuo che capeggia o che prende parte ad una flangia separatista dell’organizzazione a cui appartiene.
Non è una parola che si limita al campo religioso ed infatti non è raro incontrarla anche in chiave politica, quando per esempio un membro esce dal proprio partito a causa di visioni differenti sulla condotta e sulla linea tenuta dai colleghi.
Ritornando al delitto contro la fede cattolica, lo scisma è decisamente diverso dal reato di eresia e apostasia. In questi due ultimi casi infatti il soggetto è accusato di negare la verità di fede e di conseguenza ogni precetto su cui si fonda la religione.
Lo scismatico tende invece a negare la figura e il primato del Papa o più in generale rifugge l’unità della Chiesa. Dalla disputa che nasce generalmente consegue il distaccamento di una nuova comunità religiosa che non si identifica nell’operato del Papa in carica.
La pena prevista
Il Codice di diritto canonico regolamenta le pene previste per il delitto di scisma. In particolare è l’articolo 1364 a descrivere come chi è accusato di tale reato venga scomunicato e rimosso dall’eventuale carica assunta. Non c’è alcuna deroga per questo tipo di delitto: ogni fedele può essere accusato e condannato, qualora le prove a suo carico risultino incriminanti.
Nei casi più gravi, come quello di Monsignor Carlo Maria Viganò, non è escluso che oltre alla scomunica il soggetto sia costretto a dare le dimissioni dallo stato clericale.
Oggi questo gesto è una forma consueta anche per limitare la gravità di un tale scandalo mediatico e politico all’interno della comunità cattolica.
I precedenti
Il caso più eclatante di scisma è quello di Avignone, passato alla storia come lo “Scisma d’Occidente”. Si trattò di una lunga fase di agitazione, dopo la proclamazione a Papa, nel 1305, del francese Clemente V che decise di spostare la sede del papato ad Avignone.
Per più di 70 anni i Papi eletti risiedettero nella città francese, finché Gregorio XI non ritornò a Roma.
Proprio questa scelta condusse allo scisma con l’elezione di un antipapa e di conseguenza si aprì una grave crisi circa la legittimazione dell’autorità del Vicario di Dio data la presenza contemporanea di due Papi. Lo scisma si concluse nel 1417 con l’elezione di Martino V, riconosciuto da ambo gli schieramenti.
Un altro episodio di vasta risonanza è quanto accaduto nel 1970 quando, in opposizione al Concilio Vaticano II, monsignor Lefebvre istituì la Fraternità sacerdotale San Pio X. Venne pertanto accusato del delitto di scisma, sospeso da Papa Paolo VI nel 1976 e poi scomunicato da Papa Giovanni Paolo II nel 1988.
Più recentemente si citano le accuse di scisma a carico del sacerdote del comune tarantino di Mottola, Domenico Cantore, per essersi convertito alla Chiesa Ortodossa nel 2023. Del parroco del comune potentino di Senise, Domenico Martino, per l’intenzione di voler abbandonare il sacerdozio ed avvicinarsi alla “Ecclesia Catholica Romana Antiqua – Diocesi di San Pio da Pietrelcina”.
Infine del palermitano don Alessandro Minutella, che nel 2021 aveva pubblicamente, sul suo canale YouTube, accusato Papa Francesco di aver dato origine ad una Chiesa completamente distante da quella della tradizione cristiana cattolica.