Fu la rottura del sistema di sterzo del bus, secondo la Procura, a causare l’incidente che lo scorso 3 ottobre è costato la vita a 22 persone a Mestre: lo riporta l’Ansa citando i risultati della perizia che ha interessato il mezzo di proprietà della società “La Linea”.
La causa dell’incidente di Mestre? La rottura del sistema di sterzo del bus, secondo la Procura
A parlare degli ultimi sviluppi del caso è stato il procuratore di Venezia Bruno Cherchi, che in un incontro con la stampa ha annunciato la chiusura della fase peritale. L’incidente sarebbe stato causato, secondo la sua ricostruzione, dalla rottura di un perno che collega il sistema del volante alle ruote.
Un malfunzionamento che non avrebbe permesso all’autista del bus, Alberto Rizzotto, di mantenere il controllo del mezzo, che subito dopo sarebbe andato a sbattere contro il guard rail posto a bordo strada, già oggetto di severe valutazioni, cadendo nel vuoto.
I fatti risalgono allo scorso 3 ottobre. In 22 persero la vita, incluso lo stesso Rizzotto che, secondo l’autopsia, a causa dell’impatto riportò un grave trauma cranico. Si trattava perlopiù di stranieri, turisti che, dopo una giornata trascorsa a Venezia, erano partiti alla volta del campeggio in cui alloggiavano a Marghera.
Le telecamere di bordo del bus avrebbero catturato in un video i loro ultimi istanti di vita: Cherchi ha chiesto a chi ne è in possesso di “non pubblicarle o diffonderle”, perché, oltre ad essere particolarmente “crude”, mostrerebbero anche “minori”. “Non è di nessuna utilità per l’opinione pubblica, mi appello al buon senso”, le sue parole, riportate sempre dall’agenzia Ansa.
Tre le persone attualmente indagate per la strage
In tre al momento risultano indagati per la strage: oltre ai due funzionari del Comune veneziano che avrebbero dovuto occuparsi dei controlli sul tratto di strada interessato dal sinistro, anche l’amministratore delegato della società “La Linea”, a cui il mezzo apparteneva.
Escluso un malore dell’autista Alberto Rizzotto
Si pensava, in un primo momento, che l’autista del bus potesse aver perso il controllo del mezzo dopo essersi sentito male. Gli accertamenti eseguiti sul suo cuore dal dottor Guido Viel – che hanno fatto seguito all’autopsia di Cristina Basso – lo hanno escluso, rilevando, piuttosto, “in uno sfacelo cranico encefalico e asfissia meccanica” la causa della sua morte.
Originario di Tezza di Piave, nel Trevisano, l’uomo, di 40, era un esperto, nel suo lavoro: poche ore prima di morire aveva pubblicato sui social un post in cui scriveva: “Shuttle to Venice” (“navetta per Venezia”). Non poteva sapere che quello che si apprestava a compiere sarebbe stato il suo ultimo viaggio. Come lo è stato per il resto delle vittime.
Tra loro c’erano Liubov Shyshkarova, Iryna Pashenko e Yuliia Niemova, le tre ragazze ucraine partite per un viaggio tra amiche; ma c’era anche la 25enne croata Antonela Bakovic, che si era sposata da pochi mesi. Il neomarito, Marko, ha perso in un attimo sia lei che il bambino che la donna portava in grembo. Una storia terribile, come quella che di recente ha coinvolto il 21enne fiorentino Marco Acciai.
Stava viaggiando su una Fiat 500 quando, all’altezza del casello autostradale della A12, tra Rosignano Marittimo e Rosignano Barriera, è stato travolto in pieno dall’auto di una coppia di tedeschi. Tutti e tre sono morti sul colpo. Gli inquirenti dovranno capire se a causare l’incidente sia stato un malore dell’autista oppure, come nel caso di Mestre, un malfunzionamento della vettura.