Kristina Gallo aveva 27 anni quando, il 26 marzo del 2019, fu trovata morta, nuda e con le gambe sotto il letto, nella sua abitazione di Bologna. Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, sarebbe stata uccisa dall’ex fidanzato Giuseppe Cappello, oggi 45enne. La sua storia ne ricorda, drammaticamente, altre.

Chi era Kristina Gallo, uccisa a Bologna dall’ex fidanzato Giuseppe Cappello, condannato a 30 anni di reclusione

L’uomo, difeso dall’avvocato Gabriele Bordoni, si è sempre proclamato innocente, ma è stato condannato a 30 anni di reclusione sia in primo che in secondo grado. Secondo l’accusa avrebbe ucciso la 27enne perché incapace di “mantenere il controllo delle due vite parallele che conduceva”.

Sembra infatti che frequentasse Kristina all’insaputa della sua compagna e che la prima avesse minacciato di rivelare tutto alla seconda, diventando, ai suoi occhi, “scomoda”. “Questa è una pericolosa, non ha paura di nulla“, avrebbe scritto, del resto, a un suo amico, prima dell’omicidio.

La giovane, madre di una bambina, fu trovata morta all’interno della sua abitazione di Bologna nuda e con i piedi sotto al letto. Si pensò inizialmente che fosse deceduta “per cause naturali”; poi gli accertamenti misero in luce tutt’altro, portando gli inquirenti a riaprire le indagini con l’ipotesi che fosse stata uccisa.

I sospetti si concentrarono su Cappello per diversi motivi. Non da ultimo il fatto che la 27enne, parlando con un’amica, lo avesse definito uno “psicopatico stalker”: come riporta Bologna Today in un articolo del 2023, durante la loro relazione l’avrebbe minacciata, picchiata e soggiogata, tenendola lontana dai familiari. Poi l’atto finale.

Una storia che ne ricorda altre

La storia di Kristina Gallo ricorderà a molti quella di Giulia Tramontano, la 29enne originaria di Sant’Antimo che il 27 maggio dello scorso anno è stata uccisa dal fidanzato Alessandro Impagnatiello nelle casa in cui convivevano a Senago.

Come Kristina, anche Giulia aveva scoperto che l’uomo, barman di professione, la tradiva: il giorno in cui fu uccisa aveva incontrato a Milano l’altra ragazza che lui frequentava, una sua collega di lavoro. Era incinta di sette mesi.

Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini e del prcesso a carico del 30nne, sarebbe stata aggredita alle spalle e accoltellata per ben 37 volte. Poi Impagnatiello, che nei mesi precedenti l’avrebbe anche avvelenata, sommistrandole veleno per topi, ammoniaca e coloroformio, avrebbe provato a bruciarne il corpo.

Non sopportava l’idea di essere stato “scoperto”: in aula ha dichiarato che si sentiva umiliato e “stressato”. Come Filippo Turetta, che tra poche settimane comparirà davanti al giudice per l’udienza preliminare con l’accusa di aver ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, sua coetanea.

Tra le aggravanti che gli sono state contestate c’è quella dello stalking: la Procura è convinta che abbia perseguitato la 22enne per lungo tempo prima di toglierle la vita. Dall’analisi dei messaggi che le inviava sembra che la ricattasse emotivamente, costringendola ad incontrarlo – nonostante lei lo avesse lasciato – con la minaccia che altrimenti si sarebbe fatto del male.

L’11 novembre, dopo averla accompagnata al centro commerciale, l’avrebbe aggredita prima nei pressi di un parcheggio situato a circa 150 metri dalla sua abitazione, a Vigonovo, poi nella zona commerciale di Fossò, abbandonandone il corpo a pochi passi dal lago di Barcis. Arrestato in Germania dopo una lunga fuga, ha confessato. Al momento è detenuto nel carcere di Montorio Veronese e, come Impagnatiello, rischia una condanna all’ergastolo.