Un minuto dopo l’approvazione definitiva dell’Autonomia differenziata, ieri, 19 giugno, le opposizioni hanno dichiarato di essere pronte a raccogliere le firme per arrivare al referendum abrogativo. I giornali, questa mattina, 20 giugno, hanno sottolineato che tutti i partiti che si oppongono al Governo Meloni si sono ritrovati sulla stessa linea, da Italia Viva di Matteo Renzi fino a Alleanza Verdi e Sinistra di Fratoianni e Bonelli, passando per il Partito Democratico di Elly Schlein e il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte. Ma è proprio così? Tutto il campo progressista è sulla stessa posizione? Anche Azione di Carlo Calenda è pronta a organizzare i banchetti per strada al fine di cancellare il ddl Calderoli?
Autonomia differenziata, la prima vittima è Calenda? Mistero sul referendum
Anche Carlo Calenda si è schierato contro l’Autonomia differenziata a trazione leghista. Tant’è che uno dei suoi ultimi post su Facebook recita così:
Di raccolta firme e di referendum, il segretario di Azione non ne parla come hanno fatto ufficialmente tutti gli altri leader del centrosinistra. E non ne parla nemmeno il post del presidente di Azione, Mara Carfagna:
Come mai? In queste ore, due sono le ipotesi in campo. Una, per così dire, procedimentale, l’altra più squisitamente politica, spiegano dall’interno del suo partito. La prima fa riferimento a una discussione tecnica: se per giungere alla cancellazione del ddl Calderoli più che il referendum non serva una impugnazione davanti alla Corte Costituzionale. La seconda, invece, investe politicamente lo stesso futuro di Calenda e della sua creatura politica, Azione.
Il nodo politico che Azione non ha ancora sciolto
L’approvazione dell’Autonomia differenziata, in realtà, è arrivata quando Azione è ancora stordita dalla sconfitta elettorale patita alle elezioni europee degli scorsi 8 e 9 giugno. L’indomani, quando si sono chieste le dimissioni dei leader dell’ex Terzo Polo, Matteo Renzi subito le ha messe sul tavolo. Calenda, invece, non ha indicato precisamente il da farsi, se anche lui magari è pronto a far voltare pagina al suo partito aprendo una nuova fase o facendo nascere un nuovo soggetto nell’area liberale e riformista. L’incertezza su cosa fare a ddl Calderoli approvato, quindi, deriverebbe anche e soprattutto da questo: c’è un futuro per Azione? Nel caso, sempre con Carlo Calenda alla guida? E, nello specifico: tutti i dirigenti di Azione sono davvero contro l’Autonomia differenziata? E tutti, nel caso, sono pronti ad unirsi al resto del centrosinistra per raccogliere le firme e giungere al referendum? La consegna del silenzio su questo tema non fa che confermare che sono ore difficilissime per l’ex ministro: è alle prese con un partito che chi lo vive da dentro descrive oltre che sfiduciato, anche spaccato su come rialzarsi.