Comuni italiani: quali sono le amministrazioni a rischio default? Quali sono gli enti locali in dissesto? Ecco i risultati della Fondazione Nazionale dei Commercialisti.
Una ricerca svolta dalla fondazione ha messo in evidenza che sono 470 i Comuni in dissesto finanziario, in particolare nel Sud italiano. Nel Meridione i comuni di Catania e di Napoli sono quelli che faticano di più a riscuotere le imposte e le tasse dai contribuenti. La riscossione assicura agli enti locali la sostenibilità delle spese. Il Presidente dell’Ordine dei Commercialisti ha sottolineato che devono essere rafforzati i controlli nelle amministrazioni comunali sotto i 15.000 abitanti.
Comuni italiani: quali sono le amministrazioni a rischio default?
Le amministrazioni comunali italiane hanno difficoltà a fare quadrare i conti e sono sempre più in affanno: un’analisi svolta dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha messo in evidenza che 470 enti locali hanno problemi di default e di far quadrare i bilanci pubblici. A soffrire maggiormente sono i piccoli comuni del Meridione italiano. Quali sono le motivazioni principali? Secondo la ricerca condotta dalla Fondazione dei Commercialisti, il dissesto finanziario e la difficoltà a far quadrare i conti interessa i piccoli enti locali: circa il 45 percento delle oltre 210 amministrazioni locali in default ha un bacino demografico inferiore ai 5.000 residenti. Il 55% dei Comuni a rischio default è rappresentato da quelli che hanno un bacino demografico fino a 100.000 residenti. L’unica Città metropolitana ad essere in difficoltà finanziaria è Catania.
La ricerca condotta dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti mette in evidenza che 257 sono enti comunali in condizione di pre-dissesto finanziario. Oltre la metà degli enti locali ha un bacino demografico inferiore ai 5.000 residenti e si concentra nel Meridione italiano. Il pre-dissesto finanziario coinvolge quasi il 50% dei centri urbani tra cinquemila e 100.000 residenti mentre sono dodici i capoluoghi che dichiarano criticità di natura finanziaria: Andria, Imperia, Lecce, Brindisi, Palermo, Messina, Napoli, Rieti e Potenza.
Comuni italiani, quali sono le ragioni del rischio default delle amministrazioni?
Quali sono le ragioni alla base del rischio default delle amministrazioni comunali? A pesare sulla situazione finanziaria degli enti locali è l’incapacità di riscossione delle amministrazioni. Ciò va a minare la disponibilità di risorse finanziarie, che sono necessarie per assicurare l’equilibrio tra entrate ed uscite senza generare disavanzi di bilancio. Secondo un’elaborazione del 2022 sussiste una diretta correlazione tra la capacità di incassare e l’incidenza dei default.
I Comuni che hanno minore capacità di recuperare le entrate sono quelli che rischiano di subire maggiori criticità. I picchi più elevati si registrano nel Meridione italiano: in testa alla classifica c’è la Sicilia con oltre il 30% delle amministrazioni locali in dissesto, seguono i comuni calabresi con il 24 percento e la Campania con il 22 percento delle amministrazioni locali. In dodici anni la condizione di default con durata superiore ad un decennio ha interessato cinque amministrazioni locali.
Nel corso degli ultimi sei anni si è registrato un incremento dei casi di casse “vuote”. Lo scorso anno il trend si è invertito con una quarantina di enti comunali che registrano difficoltà economiche e non riescono a raggiungere il pareggio di bilancio. Le spese eccedono di gran lunga le entrate.
Il rischio di dissesto economico-finanziario risulta essere meno evidente negli enti locali geolocalizzati nel Settentrione italiano. Le amministrazioni settentrionali che si trovano in uno stato di pre-default sono pari a 12 punti percentuali rispetto al dato a livello nazionale. Si tratta di piccoli comuni con un bacino demografico inferiore ai 5mila abitanti.
Comuni italiani a rischio default: quali sono le strategie di uscita?
Il Presidente della Fondazione nazionale dei Commercialisti sottolinea che è necessario rafforzare i controlli. L’attuale normativa non è per nulla adeguata, di conseguenza con il disegno di legge sulla revisione delle normative sull’ordinamento degli enti locali è necessario rafforzare i controlli negli enti locali che hanno un bacino di utenza inferiore ai 15mila residenti.