DJT, la meme coin attribuita a Donald e Barron Trump, continua a provocare accese discussioni. Nella querelle sulla sua origine è intervenuto nelle ultime ore anche Roger Stone, amico ed ex consulente politico del candidato repubblicano alla Casa Bianca. Lo ha fatto affermando che né il 45° presidente degli Stati Uniti né suo figlio Barron sono stati coinvolti nella moneta lanciata sulla blockchain di Solana. Naturalmente le parole vanno prese con il beneficio dell’inventario, ma l’impressione prevalente, al momento, è che la famiglia Trump non abbia effettivamente nulla a che vedere con il token.
DJT: cosa sta accadendo
Le dichiarazioni rilasciate da Roger Stone si vanno a inserire in un quadro sempre più caotico. La questione è stata originata dal fatto che molti, in un primo momento, hanno indicato DJT come la meme coin ufficiale di Donald Trump. Una identificazione che ha permesso alla meme coin di esplodere, avvantaggiandosi proprio della discussione.
Le indiscrezioni al riguardo, diventate virali, non hanno mai trovato una conferma ufficiale. Al tempo stesso hanno continuato a diffondersi, alimentando una vera e propria campagna di marketing a costo zero per il nuovo token, da poco lanciato sulla blockchain di Solana.
Il risultato è stato abbastanza clamoroso. Se prima il coin era praticamente semiclandestino, ora è sulla bocca di un gran numero di persone. Spingendo molti trader a investirci sopra, nella speranza di lauti guadagni. DJT è infatti cresciuto sino a conseguire una capitalizzazione di mercato pari a 383 milioni di dollari, prima di scendere sull’onda delle vendite.
Alla fine è emersa la realtà, ovvero che a varare il progetto è stata una figura estremamente controversa della scena crypto, Martin Shkreli. Noto anche come Pharma Bro, questi ha però rilanciato la questione, affermando di aver goduto della collaborazione di Barron, il figlio diciottenne del tycon di nuovo in corsa per la Casa Bianca.
Cosa ha detto Martin Shkreli
La dichiarazione affidata a X da Roger Stone, è stata molto netta: “Donald Trump e il figlio Barron NON sono coinvolti in alcun modo con DJT”. Una smentita arrivata a poche ore di distanza dall’apparizione di Shkreli su Twitter Spaces, nel corso della quale aveva sostenuto il coinvolgimento di Barron Trump.
Questa l’affermazione al proposito: “Lo abbiamo fatto sul computer di Barron. Gestiva i programmi. Abbiamo parlato ogni giorno per 10 ore al giorno nell’ultima settimana.” Aggiungendo poi di aver discusso con il noto influencer Ansem in relazione alla percentuale di token da consegnare al candidato presidenziale. Dopo aver originariamente proposto il 70%, Ansem avrebbe però respinto l’idea, suggerendo che tale importo dovrebbe essere messo nel pool di liquidità, piuttosto che nel portafoglio di Trump.
Shkreli ha poi aggiunto: “Al team di Trump questo non è piaciuto. Mi ci è voluta circa una settimana per dimostrare che Ansem aveva ragione. Paradossalmente, aveva molto più senso immagazzinare liquidità”.
Una scommessa da 100 milioni di dollari
Proprio queste affermazioni hanno spinto Stone a rompere il silenzio. C’è però un’altra questione non proprio secondaria, che dovrebbe essere tenuta nel debito conto. Ovvero quella riguardante la scommessa da 100 milioni di dollari che Shkreli ha fatto con il trader di criptovalute GiganticRebirth, comunemente indicato come GCR. La scommessa, inaugurata nella giornata di martedì, verte proprio sul legame tra DJT e la famiglia Trump.
La regola che sottende la puntata e che ne decide le sorti è relativa all’affermazione personale da parte di Donald Trump di essere l’artefice di DJT. La questione resta per ora irrisolta e potrebbe restarlo per sempre, considerato come l’ex presidente non abbia in fondo alcun interesse nella vicenda.
Intanto, però, dopo il tweet di Stone, DJT è cresciuto del 15% a 0,01747 dollari. Un dato che ha portato la crescita del token nel corso delle ultime 24 ore ad un impressionante 87%.