Le future mamme potrebbero chiederselo quindi quando preoccuparsi per il prurito in gravidanza? Facciamo chiarezza.
Consigli su quando preoccuparsi per il prurito in gravidanza
La gravidanza è un periodo di grandi cambiamenti per il corpo di una donna. Tra i numerosi sintomi che possono manifestarsi, il prurito è uno dei più comuni, ma può anche essere motivo di preoccupazione. Quando preoccuparsi per il prurito in gravidanza?
Un leggero prurito durante la gravidanza è solitamente normale e dovuto all’aumento del flusso sanguigno e all’estensione della pelle man mano che la pancia cresce. È importante sapere quando il prurito potrebbe indicare un problema più serio. Bisogna preoccuparsi e consultare un medico se:
- Il prurito è intenso e persistente, soprattutto se peggiora di notte.
- È accompagnato da altri sintomi come ittero (pelle e occhi gialli), stanchezza estrema, nausea o perdita di appetito.
- Si presenta su palmi delle mani e piante dei piedi.
Cause del prurito in gravidanza
Ci sono diverse cause che possono provocare prurito durante la gravidanza:
- Prurito gestazionale: È comune e dovuto all’aumento della circolazione sanguigna e all’allungamento della pelle. Può essere fastidioso, ma è generalmente innocuo.
- Colestasi intraepatica della gravidanza (ICP): Una condizione più seria che colpisce il fegato e provoca prurito intenso, soprattutto su mani e piedi. Questa condizione può aumentare il rischio di complicazioni per il feto, rendendo essenziale un intervento medico.
- Dermatosi gravidica: Come la PUPPP (papule orticarioidi pruriginose e placche della gravidanza), che provoca eruzioni cutanee pruriginose soprattutto sulla pancia. Sebbene fastidiosa, generalmente non è pericolosa.
- Eczema e dermatite atopica: Condizioni preesistenti che possono peggiorare durante la gravidanza.
- Reazioni allergiche: Nuove allergie a prodotti alimentari, cosmetici o altri allergeni possono insorgere durante la gravidanza.
Sintomi associati
Il prurito in gravidanza può presentarsi con diversi sintomi, che variano a seconda della causa:
- Prurito lieve a moderato: Spesso localizzato sulla pancia, seno, cosce e glutei.
- Prurito intenso: Soprattutto su mani e piedi, che può peggiorare di notte (potenziale segnale di colestasi intraepatica).
- Eruzioni cutanee: Papule rosse e pruriginose (caratteristiche della PUPPP) che possono espandersi dal ventre alle cosce e alle natiche.
- Pelle secca e squamosa: Spesso associata a eczema o dermatite atopica.
Non tutte le donne sperimentano prurito durante la gravidanza. Mentre un lieve prurito è comune, condizioni più gravi come la colestasi intraepatica o la PUPPP sono meno frequenti. Ogni donna è diversa e la gravidanza può influire in modo unico su ciascuna persona.
Cure e ingredienti naturali da usare
Per trattarlo è possibile ricorrere a vari rimedi, sia medici che naturali. Ecco alcune opzioni:
- Idratazione: Applicare regolarmente creme idratanti ipoallergeniche per mantenere la pelle idratata e ridurre il prurito.
- Bagni di farina d’avena: Aggiungere farina d’avena colloidale all’acqua del bagno può lenire la pelle irritata.
- Olio di cocco: Con proprietà antibatteriche e idratanti, può essere applicato direttamente sulla pelle per alleviare il prurito.
- Aloe vera: Nota per le sue proprietà lenitive, può essere utilizzata per ridurre il prurito e l’infiammazione.
- Compresse fredde: Applicare compresse fredde sulle zone pruriginose può fornire sollievo temporaneo.
Oltre ai rimedi specifici, ci sono alcune pratiche quotidiane che possono aiutare a gestire questa condizione fastidiosa:
- Indossare abiti comodi e traspiranti: Preferire cotone o altre fibre naturali che non irritano la pelle.
- Evitare bagni caldi: L’acqua calda può seccare ulteriormente la pelle e aumentare il prurito.
- Utilizzare saponi delicati: Evitare prodotti con profumi e sostanze chimiche aggressive.
- Mantenere la casa fresca: Il calore può peggiorare la condizione quindi è utile mantenere l’ambiente fresco e ventilato.
A chi rivolgersi?
Se il prurito diventa intenso o preoccupante è fondamentale rivolgersi al proprio medico o ginecologo. Questi specialisti possono effettuare una valutazione approfondita e determinare se è necessario un trattamento specifico. In alcuni casi, potrebbero essere necessari esami del sangue per verificare la funzione epatica e diagnosticare condizioni come la colestasi intraepatica.