Con passare delle ore, e l’emergere di nuovi raccapriccianti dettagli, diventa sempre più evidente la totale assenza di umanità nella terribile vicenda che ha condotto alla morte di Satnam Singh. Il bracciante agricolo di origini indiane è stato lasciato morire da solo, tra le richieste disperate di aiuto della moglie.
Abbandonato per strada a Latina, davanti casa, dopo che un macchinario gli aveva tranciato di netto un braccio mentre lavorava per pochi euro all’ora nelle campagne dell’agro-pontino. L’uomo, 31 anni, è deceduto ieri mattina, mercoledì 19 giugno 2024, all’ospedale San Camillo a Roma dove era stato ricoverato in condizioni disperate nel pomeriggio di lunedì.
“Siamo di fronte alla devastazione dell’umanità. C’è stata una persona che ha perso un arto e un signore che ha pensato bene di scaricare lui e sua moglie davanti casa invece di portarlo immediatamente in ospedale”.
Una condanna senza appello – e non poteva essere altrimenti – arriva dall’ex ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova durante il Governo Conte II che della lotta al caporalato e allo sfruttamento dell’immigrazione ha fatto la cifra delle sue battaglie politiche.
Bellanova in esclusiva a Tag24.it commenta la morte di Satnam Singh e dice che è il frutto di una battuta d’arresto nella battaglia contro il caporalato:
“La legge che c’è, ma, che non viene applicata”.
Morte bracciante indiano a Latina, Bellanova: “Nessuno può tirarsi fuori, la responsabilità è di tutti”
D: Su X recentemente ha scritto che la ‘morte di Satnam è un fallimento politico, sociale che non può essere archiviato come un fatto di cronaca’, perchè?
R: Il fatto è che questo Paese continua a non voler fare i conti con la questione dell’immigrazione. Gli immigrati che vengono qui sono fondamentali per la nostra economia. Allora bisogna fare i conti con questa situazione e bisogna riconoscere a queste persone i diritti fondamentali a partire dal permesso di soggiorno per lavoro, perché le persone che vengono qui devono poter lavorare e lavorare in modo regolare. Bisogna investire sulla cultura del lavoro, anche i lavori cosiddetti lavori poveri hanno la loro dignità e devono essere rispettati, a partire dalle persone che fanno quei lavori. C’è un fallimento generale perché noi abbiamo fatto una legge contro il caporalato che dà strumenti importanti anche di prevenzione, ma, che non viene applicata fino in fondo. Non c’è bisogno di fare una nuova legge, bisogna applicare la legge che già c’è.
D: C’è stata una battuta d’arresto nella battaglia contro il caporalato e lo sfruttamento negli ultimi anni?
R: Se continuano ad esserci questi casi è evidente che sia così. Il problema non riguarda solo l’agricoltura, ma anche l’edilizia, il badantato, la ristorazione. Su questo c’è bisogno di fare un lavoro importante: bisogna affrontare il tema dell’immigrazione, il tema dei controlli. Servono ancora più ispettori e ancora più controlli per prevenire e controllare il rispetto delle regole. Prevenire è il tema fondamentale.
D: Di chi è il fallimento, allora?
R: Nessuno può tirarsi fuori, la responsabilità è di tutti: c’è la legge, è un’ottima legge – la migliore che esiste in Europa per il contrasto al caporalato – ma la legge va applicata, non dopo che sono accaduti i fatti, va applicata prima, quindi, vanno fatto i controlli. A Latina non è la prima volta che accadono incidenti. Ognuno, in questo momento, deve fare una riflessione su come meglio applicare le proprie funzioni. Quando parlo di fallimento, parlo anche di una difficoltà della rappresentanza sia imprenditoriale che sindacale di poter stare nei luoghi di lavoro. Queste persone sono consegnate alla più nera solitudine e poi si trovano di fronte alle situazioni come quella registrata in questi giorni che è la devastazione dell’umanità.
L’ex ministra di Italia Viva: “Povertà? Il Rdc non è la soluzione. Bisogna prendersi cura delle fragilità”
D: Un altro grande tema è quello della povertà. Secondo lei il Governo, che ha cancellato il Reddito di Cittadinanza e ha detto no al salario minimo – sta affrontando il problema seriamente, o, sono solo proclami di bandiera?
R: La povertà va guardata in faccia e va affrontata con strumenti efficaci. Io ho considerato negativo il Reddito di Cittadinanza perché non si può avere un unico strumento che affronta il tema della povertà per soggetti diversi allo stesso modo. Non basta solo dare qualche euro, bisogna prendersi cura delle fragilità e in questo momento io vedo una carenza del Governo e di proposte su questi temi. Dobbiamo immaginare strumenti, che non sono la carta della povertà, ma strumenti che diano sicuramente un sostegno materiale, ma, anche un sostegno a tutto tondo. A parte pezzi di volontariato che effettivamente fanno i conti quotidianamente con la povertà, molti parlano di povertà dalla comodità dei salotti di casa, o, delle residenze istituzionali. Ci vuole un approccio sistemico al problema della povertà.