“Viviamo in tempi interessanti”, direbbe un noto proverbio preso in prestito dalla cultura cinese. All’epoca, la frase veniva utilizzata come una sorta di maledizione nei confronti dei propri rivali, oggi rappresenta l’attuale condizione della società globale, costituita da una profonda crisi culturale, di valori e fatta di cambiamenti continui, per l’appunto non proprio positivi.
La pandemia di Covid-19, i conflitti sulla Striscia di Gaza e in Ucraina e la maggior parte dei mass media offrono all’utente perlopiù notizie negative, amplificando la falsa idea che il mondo fuori sia soltanto questo: un posto oscuro e dal quale non esiste una via d’uscita.
La tecnologia da sinonimo di innovazione, diventa nelle “giuste mani” una gabbia trasparente, di controllo, con tutti gli optional del caso: ovvero una nuova realtà utile ad acquietare ed intontire la popolazione. E mentre molti sono parte di un “simbolico gregge” senza nemmeno esserne coscienti, ci sono persone che pacificamente offrono una via alternativa: un risveglio.
Uno di questi è Marco Guzzi, un uomo dalle molteplici anime: filosofo, poeta, scrittore, conduttore radiofonico e fondatore di Darsi Pace, movimento che dal 1999 ad oggi, aiuta migliaia di persone a trovare la pace interiore, superare problemi e sofferenze personali verso una vita più autentica, piena e degna di essere vissuta.
Un metodo unico nel suo genere in cui convergono le antiche tradizioni spirituali, tra cui yoga e meditazione come assist per affrontare le sfide della vita moderna, cercando di trovare un senso all’enorme caos dell’era contemporanea.
Intervista al filosofo e poeta Marco Guzzi, fondatore del Movimento Darsi Pace
D. “Sono tempi freddi quelli odierni. È impressione o la maggior parte delle persone hanno paura di ridere e di sorridere? Cosa sta accadendo?”
R. “La condizione umana sulla Terra non è mai stata facile. Da quando abbiamo memoria sia antropologica che semplicemente letteraria, da Omero in poi nella cultura occidentale, l’umano ha sempre sperimentato la condizione terrestre come difficile, dolorosa, faticosa e paradossale. Paradossale perché siamo delle “entità intelligenti”, “coscienti” e quindi abbiamo dentro di noi un anelito naturale all’infinità del pensiero, perché la coscienza e il pensiero hanno una natura infinita, senza limiti. Al contempo però siamo dentro un corpo mortale, definito nello spazio e nel tempo. Questa è una condizione penosa, dolorosa, Eraclito appunto diceva secondo la traduzione di Heidegger che ‘la condizione umana è la lacerazione‘. Buddha ci insegna che “ciò che connota la vita umana è l’impermanenza di tutti i fenomeni“. L’insoddisfazione di tutti questi fenomeni, il dolore e la sofferenza ci accompagna anche nella gioia. Anche nei momenti più fortunati c’è comunque quest’ombra della fine che accompagna la vita terrestre. Ci sono delle fasi nella storia dell’uomo più o meno ardue, faticose, che perdurano da decenni e che chiamo “terminali”, “catastrofiche” ed iniziate nel 1914. Molti studiosi hanno affermato che l’occidente è sceso agli inferi con la prima guerra mondiale. In questa fase molte cose si sono aggravate: punti di riferimento, criteri morali, criteri estetici. Pensi a tutta l’arte del ‘900, strutture sociali e politiche crollate una dopo l’altra. Sono crollati gli imperi, le ideologie, i totalitarismi, c’è stata la bomba atomica, i gulag e i lager.
D. “L’intelligenza artificiale da sinonimo di innovazione, potrebbe trasformarsi in un deterrente?”
R. ” È la minaccia dell’uso errato dell’intelligenza artificiale che aggrava una condizione umana già difficile. Ma io non vedo tutto questo solo come un ulteriore perdita, io sono convinto che questo crollo, fatto di certezze e schemi concettuali non sia soltanto un male ma un processo evolutivo che naturalmente ha una sua componente di passione. Come la passione, il travaglio di una nascita. Credo che oggi dipenda molto da ciascuno di noi come vivere questa transizione, perché possiamo viverla come un ulteriore perdita “farci travolgere da sentimenti di paura, angoscia, rabbia, fallimento o sconfitta” oppure mediante un lavoro non indifferente, percepire dentro questa crisi, inevitabilmente esistenziale e personale, dei bagliori di novità, degli accenni ad un nuovo modo di essere me stesso, te stesso, più libero e liberato da tante gabbie del passato, che stanno crollando ma che non erano dei sistemi di giustizia o di verità. L’Impero Asburgico, Zarista oppure la struttura sociale classista della prima metà del ‘900. Che crolli tutto questo non è solo un male, dobbiamo vedere cosa nascerà. Viviamo in una fase molto ambigua, paradossale, in cui tutte le problematiche tradizionali devono diventare lo sprone per una nuova ricerca intorno al mistero del nostro essere”
Marco Guzzi: “Viviamo in un periodo di carenza culturale pazzesca. Una grandi crisi antropologica e spirituale”
D. “Viviamo in una fase di crisi, cambiamento e crollo culturale?”
R. “Prima di tutto dobbiamo capirlo, comprendere che cosa sta accadendo. E questo è il compito della cultura. Ora noi abbiamo un problema in più rispetto a tutte le problematiche sopracitate, ovvero una “carenza culturale” pazzesca. Stiamo vivendo questa grande crisi antropologica, spirituale, culturale e che tocca tutti gli ambiti dell’esistenza: dal matrimonio alla chiesa, dalla democrazia all’esercito, dalla sanità all’università, tutti gli ambiti della vita sociale e personale sono in travaglio e abbiamo una cultura dominante inauditamente mediocre“
D. “Come ha detto in numerosi video su YouTube ed incontri, viviamo in una cultura del controllo?”
R. “Certo. Abbiamo i maggiori giornali, autori di letteratura, filosofia e saggistica che vengono osannati come i maestri di questo tempo. Ecco, tutta questa gente, tranne alcune eccezioni onorevoli sono tutti dei collaborazionisti del sistema della guerra che sta crollando. Questo sistema distrae, distoglie il popolo dalle vere domande per permettere al “sistema della guerra” di dominare incontrastato, controllare le persone e i popoli, mantenuti in questa sorta di ignoranza che non va mai al cuore delle questioni”
D. “Lei ha scritto e pubblicato una collana di libri per far comprendere alle persone gli ultimi cambiamenti storici…”
R. “Sì, con il Movimento Darsi Pace e l’Indispensabile. Con queste nostre realtà lavoriamo anche molto sul piano dell’elaborazione culturale. La collana Crocevia ha festeggiato quest’anno i 20 anni di vita e abbiamo pubblicato più di 30 volumi per dare un contributo all’interpretazione di ciò che sta accadendo. Se non capiamo cosa sta accadendo, non possiamo vivere il cambiamento nella direzione giusta, oppure lo fraintendiamo. Ci sono un sacco di fraintendimenti sul “cambiamento”, perché è un concetto molto generico. Tutti sono per il cambiamento, veda Obama, ma di che parliamo esattamente? Quale cambiamento specifico?“
Il sistema del capitalismo della sorveglianza
D. “Lei parla di capitalismo della sorveglianza, che tipo di sistema è quello che ci controlla?”
R. “È un sistema molto preciso, che parte dalle grandi multinazionali, fondi di investimento, editoria, mass media e politico finanziario dove è tutto connesso, intricato. Se uno lo studia capisce che non sono teorie complottistiche ma è la realtà dei fatti. Il sistema ha bisogno di convincerti che ad esempio, essere un filosofo voglia dire essere una persona che dice stupidaggini qualunquiste, che vuole convincerti che non c’è nessun senso all’esistenza e che quindi ti fa diventare filosofo importante un soggetto così e al contempo, non fa emergere altri voci. Perché avendo il potere editoriale, mass mediatico, non te le fa vedere. È chiaro? Nella mia vita, io ho subito un ostracismo continuo da parte del sistema, da 40 anni ormai e mi ci sono abituato. Ma trovo comunque le forme per essere presente ugualmente. Però, quello che noi proponiamo potrebbe essere anche più pubblicato in giro e il fatto che non lo sia è il segno di ciò che sto dicendo, c’è l’intenzione chiara di occultare determinate realtà e di far vedere altre realtà perché sono funzionali al sistema.
D. “È una mia impressione o il ‘sistema’ si è integrato perfettamente nei prodotti culturali odierni? Come ad esempio la musica…”
R. “Basti guardare i prodotti culturali e gli artisti che ci vengono mostrati da decenni. Noi veniamo alimentati con liquami e veleni. Hanno lavorato bene per instupidirci e per rendere gli umani dei pesci lessi e poi si lamentano che i giovani sono stanchi, demotivati e che cerchino compensazioni analgesiche nella droga e comunicazione isterica. I “miti odierni” sono ben diversi da quelli di un tempo e non parliamo ad esempio di Ungaretti. Questo ciclo però è arrivato alla fine, al collasso finale, sta crollando da tutte le parti. Perciò si appellano alla guerra, come nel caso del sistema guerra dell’epidemia covid e adesso della guerra vera e propria. Uno stato di emergenza e coprifuoco che può legittimare un sistema pazzo, disumano e decerebrato. I giochi sono finiti e devono manifestarsi per ciò che sono: un sistema anti-spirituale e anti cosmico“.
Cos’è “La Nuova Umanità” e quali sono i benefici della meditazione
D. “Che cos’è ‘La nuova umanità’ e cosa può fare a riguardo?”
R. “La Nuova Umanità sei tu, sono io e sono i nostri ascoltatori e lettori nella misura in cui non vogliono farsi distruggere. È quella parte di noi che non coincide con l’orientamento della vecchia umanità, bellica che si sta distruggendo. Quel germoglio di una diversa umanità, che sta spuntando in questa notte. Ci sono i segni ma vanno raccolti e potenziati. Un’umanità più relazionale e meno bellica, più consapevole che siamo interrelati tra di noi e con tutto l’essere del cosmo. Un’umanità armonica, non fondata sulla separazione, sulla contrapposizione ma sul mistero di una unità del tutto. Questa è la nuova umanità che possiamo interpretare spiritualmente e laicamente. È un concetto “Cristologico”, il Cristo si presenta nella storia come la nuova umanità, la nuova alleanza, il nuovo testamento, la creazione, un uomo nuovo che superi la separazione bellica della morte e del peccato, come si dice nel cristianesimo, la separazione da Dio. Anche le culture laiche illuminate, evolutive e di altre tradizioni spirituali come buddismo, induismo, parlano di questa umanità più spirituale, più connessa, più relazionale che sta emergendo proprio dentro l’esplosione finale dei conflitti”
D. “Che benefici porterebbe insegnare (come desiderava Lynch nel caso della trascendentale) la meditazione ai bambini e agli adulti? Che benefici porterebbe? Sarebbe anche un nuovo modo di fare catechismo…”
R. “Le pratiche meditative erano già presenti nella tradizione cristiana a partire dal terzo e quarto secolo. Noi attraverso l’Oriente abbiamo recuperato anche tradizioni antiche proprie. Che la mente umana abbia bisogno di concentrazione, di silenzio interiore, di raccoglimento è una cosa presente in tutta la storia del cristianesimo e dell’ebraismo. Non è una novità, la novità c’è perché tutto spesso è stato dimenticato, non è stato nemmeno insegnato in ambito monastico. Anche nelle lezioni sia benedettine che carmelitane, che comunque avevano approfondito molto il silenzio interiore nel “nada y todo” sono tramontante. Quindi il confronto con la lezione yogica e buddista che riportano queste esperienze con una sapienza anche tecnica che non si è mai interrotta in Asia. Queste ricerche sono vive da 3000 – 4000 anni e questo ha riavvivato questa esperienza. La coniugazione tra queste esperienze di silenzio interiore e la contemplazione cristiana è un lavoro creativo. Io non sono un sincretista e non penso che le cose vadano unite insieme “malamente”. Ho scritto un libro a riguardo che si chiama “Yoga e preghiera cristiana” in cui sostengo che le pratiche meditative asiatiche possono essere per il cristiano una preparazione alla preghiera. Lo Yoga non è preghiera cristiana ma può predisporlo ad una preghiera di maggiore profondità e spiritualità autentica. La prima parte, ovvero che non diventi preghiera cristiana può benissimo essere insegnata a tutti i livelli in ottimi risultati senza entrare necessariamente nella sfera esplicitamente religiosa, come accade con la mindfulness. La pratica meditativa laica (anche se non lo è totalmente) può essere insegnata ai bambini fin dall’asilo e sarà sempre più praticata sia in ambito scolastico che sanitario è qualcosa già in atto. La pratica meditativa ha grandi effetti sul corpo, sul cuore, sul sistema immunitario e perfino sul DNA. Abbiamo ricerche scientifiche vastisissime a riguardo e sugli effetti benefici. Saremmo contenti di far conoscere questi argomenti, ma il sistema ha interesse a vendere farmaci, tonnellate di analgesici, sonniferi, antidepressivi e ansiolitici. La diffusione di massa di pratiche meditative farebbe crollare tutto e quindi, di pratiche meditative se ne parla davvero poco…”
D. “Come ci si sente ad aver creato un ‘fonte oppositivo’ a ciò che sta accadendo e ad un sistema già rodato?”
R. “Ho una visione molto realistica a riguardo, non mi monto la testa, al massimo me la smonto, me la svito e cerco di sostituirla con un altro capo. Noi ad ottobre festeggiamo i 25 anni della nostra esperienza e sono contento, perché una intuizione di partenza che raccolse tra le 30 – 40 persone nel 1999 è diventata nel tempo un movimento nazionale vasto con migliaia di persone che praticano e 300.000 persone come bacino d’interesse, un canale YouTube con 1400 video tutti gratuiti e sulle tematiche stanno a cuore a noi e agli umani. Abbiamo gruppi in tutta Italia, una scuola di formazione con più di 30 persone che possono sostituirmi nell’accompagnamento dei gruppi. Ma è un risultato che attribuisco alla potenza di Dio, siamo strumenti nelle sue mani, veicoli. Lo spirito che guida i popoli e le persone ci dirà come ci dice tutti i giorni quello che dobbiamo fare. Però non mi faccio mai prendere da forme “megaloniche” noi siamo un piccolo segno all’interno di una struttura di mondo enorme ed ostile. Ho dentro di me sempre il paradigma messianico. Il Cristo, la Nuova Umanità, ha sempre detto che la novità di vita è un seme, il più piccolo seme di senape, è una cosa piccola all’inizio ed è perseguitata. Lui è stato ammazzato a Roma e non ha mai trionfato a Gerusalemme. Sono degli archetipi molto importanti per me. Non mi faccio illusioni o mi dispero perché il mondo ci perseguita o ignora, è un pensiero assolutamente coerente con il paradigma messianico in cui voglio vivere e ritengo la verità delle cose. Non bisogna deprimersi, illudersi, montarsi la testa e né fasciarsela, bisogna vivere momento per momento, questa è la grande lezione anche del buddismo e del cristianesimo vero: vivere nell’affidamento, nella speranza, nella convinzione che tutto concorre al bene di coloro che cercano verità nell’amore e fare ciò che di giorno in giorno ci sarà dato di fare sapendo che siamo fugaci su questa terra e come siamo venuti ce ne andremo, sperando di lasciare qualcosa qui di più bello. Darsi Pace è una cosa bella, che ci viene testimoniata costantemente da centinaia che stanno meglio, che creano collegamenti tra loro, che si ospita a vicenda, tutto in un clima spirituale e di ricerca, in un mondo che tende ad isolarci, a disperarci, perché così consumiamo di più le loro immondizie. Bisogna avere una sana consapevolezza che c’è un conflitto in corso. Essere non violenti come il Cristo, come lo siamo noi radicalmente, come ho spiegato alla festa dell’umanità. Essere non violenti non vuol dire non avere nemici, ma amarli. Cristo diceva “tutti vi odieranno”, come specificato nel Vangelo di Matteo ma non dobbiamo odiarli, ma dobbiamo combattere il male, dobbiamo denunciarlo: è questa la missione, dobbiamo dire questo è male, questo è falso.