Promuovere il dialogo e combattere le discriminazioni, questi sono i propositi dei due manifesti lanciati oggi a Milano per il diritto allo studio contro le discriminazioni rivolte verso gli studenti ebraici e per la promozione di rapporti tra università israeliane e palestinesi, come spiega l’autore e studente della Statale di Milano Pietro Balzano a Tag24.

Dopo le contestazioni dei bandi Maeci con le università israeliane e le occupazioni in tenda degli studenti pro Palestina, tante persone da tutta Italia hanno scritto a Balzano per dare vita ad un progetto all’interno degli atenei italiani capace di mettere al primo posto il dialogo superando discriminazioni e violenze.

Balzano a Tag24: “Ecco come è nato il manifesto per il diritto alla studio, oltre a Milano coinvolte altre università”

Uno dei motivi principali che ha portato alla nascita del manifesto è stata la polarizzazione del dibattito su quello che accade in Medio Oriente. Balzano spiega che la cancellazione del convegno su Israele che si sarebbe dovuto tenere lo scorso 7 maggio è stato un episodio molto negativo in quanto ha portato ad una perdita delle libertà degli studenti.

L’obiettivo del manifesto è la condanna della violenza nelle università e la promozione di un dibattito diverso da quello visto finora sulla questione israelo-palestinese, capace di includere tutta la popolazione universitaria. L’autore del manifesto ha spiegato che, come in altri Stati, si sono registrate anche azioni contro la popolazione studentesca ebraica.

D: Come nasce il manifesto?

R: “Per me è nato dal manifesto iniziale che riguardava la situazione in Statale, dove studio. La tendopoli è stata sgomberata e si è tornati ad una situazione di normalità, non avevo in mente un manifesto nazionale ma subito dopo questa vicenda tanti studenti da Torino, Napoli e Roma mi hanno ringraziato e hanno detto che l’esempio di Milano ha dato forza per le loro attività. Questo mi ha spinto a scrivere il manifesto nazionale presentato oggi.”

La storia dietro al manifesto

D: Nascerà anche qualcos’altro da questo manifesto?

R: “Spero di sì. Con le associazioni studentesche firmatarie abbiamo lanciato il documento e 17 università avevano una rappresentanza d’accordo con noi. Sono stato contattato da associazioni studentesche non firmatarie che hanno espresso il loro interesse, questo modello può allargarsi ma anche essere portato a livello europeo perché tante università vivono la nostra stessa situazione.”

D: Cosa pensi della guerra in corso?

R: “Quello che penso è scritto nel manifesto, tutto quello che è fondamentale per intavolare un giusto dibattito è che prendere ostaggi è una pratica terroristica e da condannare e allo stesso tempo guardiamo con preoccupazione alla crisi umanitaria a Gaza. Chiediamo che gli aiuti umanitari raggiungano la popolazione civile in tempo per evitare una catastrofe. Chiediamo poi che si adoperi la diplomazia per raggiungere una pace giusta e duratura”.

“Un dibattito serio e costruttivo al momento non è ancora possibile ma è necessario. Vorremmo stabilire le condizioni per avere una discussione seria ed approfondito a riguardo”.

D: Ci sono stati atti di antisemitismo?

R: “Purtroppo è presente. Oggi c’era anche l’Unione Giovanile Ebrei d’Italia ed hanno raccontato le esperienze di diversi giovani discriminati nelle università italiane in quanto ebrei, ci sono stati episodi in Italia e all’estero che non hanno altro modo di essere definiti se non come antisemiti”.