Per molte persone, l’adolescenza rappresenta uno dei momenti più complessi della propria vita. È la prima vera uscita dalla bolla familiare, da un contesto sereno, colmo di certezze e fatto di poche preoccupazioni.

Ma una volta cresciuti, il mondo fuori è ben diverso, fatto di nuove esperienze da vivere, alcune positive, altre negative, ma tutte in qualche modo formative. L’arte, è da sempre una porta, una via di fuga, la migliore valvola di sfogo per esorcizzare i demoni interiori e trovare un senso alle proprie vite.

Per alcuni autori, la scrittura è come un abbraccio, rappresenta un ponte tra le persone, tutti accomunati da miriadi di emozioni e situazioni comuni che ti fanno esclamare “Non sono solo, tutto questo è già accaduto a qualcuno prima d’ora”.

E questo è il caso dell’irpino Biagio Ragno, classe 1993, nato ad Atripalda, in provincia di Avellino, che con il suo primo libro autoprodotto “Manuale D-Istruzione” ci porta all’interno di pensieri, immagini e citazioni in pieno flusso di coscienza: un terreno già sondato dai grandi della beat generation come Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William Burroughs.

Intervista a Biagio Ragno, autore del libro Manuale di D-Istruzione

D. “Come è nata l’idea di scrivere un libro? Si può definire un libro indie?”

R. “L’idea è nata per il bisogno di scrivere la mia storia, di portare quello che era racchiuso nel mio pc su carta. Per la necessità di esternare tutto quello che avevo da dire. È un libro “indie” in quanto autoprodotto ed è disponibile su Amazon. Sono dei flussi di coscienza, infatti ci sono molte citazioni all’interno del libro, volevo associare alcuni momenti ad una canzone specifica, però sono domande che non hanno risposta, ne ho parlato ma non ho lasciato una chiave di volta”

D. “È un libro pieno di pensieri e domande, esistenziale. Hai trovato delle risposte?”

R. “È un libro speciale per me, perché mi sono messo totalmente a nudo nei confronti del lettore e tutti miei dubbi, le mie perplessità le ho trascritte su carta. È un libro colmo di domande e non per forza con delle risposte, in cui puoi perderti o ritrovarti, dipende da te…”

Manuale di D-Istruzione libro Biagio Ragno

Biagio Ragno: “Il mio libro, un flusso di coscienza alla ricerca di me stesso…”

D. “Leggendo il libro ho notato molto l’utilizzo del flusso di coscienza, un po’ come i grandi autori della beat generation. Da dove partono? Dall’adolescenza? È un raggruppamento del tuo passato fino ad oggi?”

R. “Sì, sicuramente dentro c’è molto del mio passato. Da quando ero proprio un adolescente fino ad oggi. Nel libro parlo di esperienze e persone che hanno fatto parte di me e che ho incontrato nel corso del mio cammino e hanno lasciato un vuoto nell’anima. È anche un modo di abbattere le ‘barriere’ raccontando ciò che si è, la cosa più difficile al giorno d’oggi. Dalla storia che ho vissuto sulla mia pelle con il tossicodipedente, con il punkabbestia, l’esponente politico. Sono tante cose differenti…”

D. “Manuale di D-Istruzione può essere definito una guida per non addentrarsi in relazioni tossiche?”

R. “È davvero un lavoro ‘aperto’, il libro nasce per esporre al lettore ciò che ho vissuto e lui può trovare la chiave di volta a queste mie riflessioni…”

Manuale di D-Istruzione: “Una storia sui miei fantasmi. Per alcuni di loro, lo spettro sono io…”

D. “Qual è la la relazione più sofferta nel libro? Citando i Placebo è “Una storia di fantasmi”?

R. “Il libro è dedicato ad una persona in particolare, di cui non farò il nome, ma è per lui. È dedicato anche ad altri, ci sono tanti pezzi di loro all’interno di ogni storia. Sì, sono tutti dei miei fantasmi e magari, per alcuni di loro, lo spettro sono io…”

D. “A chi ti ispiri quando scrivi un libro?”

R. “A Vasco Brondi, ex “Le luci della centrale elettrica”, un artista indie/alternative italiano molto importante nella scena. I miei riferimenti più che letterari sono musicali, come ad esempio i Verdena che ho ascoltato durante la stesura dei miei flussi di coscienza…”

D. “Progetti per il futuro?”

R. “Vorrei pubblicare un altro libro, ma adesso devo dedicare il mio tempo alla promozione, alla presentazione prima di questo mio lavoro d’esordio, poi mi dedicherò ad altri progetti…”