Allarme in Giappone per nuovi casi di decessi dovuti allo shock tossico causato dallo Streptococco A. Un batterio “killer” che sta provocando una vera e propria epidemia che colpisce anche le persone in età più giovane. Il numero dei contagiati ha raggiunto livelli da record, superando i 977 pazienti colpiti dalla sindrome da gennaio a giugno.

Questa condizione, chiamata anche “malattia carnivora” ha un tasso di mortalità molto elevato, pari al 30%, specialmente quando l’infezione peggiora necrotizzando i tessuti. Vediamo quali sono i sintomi primari, come avviene il contagio e qual è la situazione attuale della diffusione del batterio in Italia.

Cos’è lo shock tossico da Streptococco A?

Lo shock tossico da Streptococco A, anche chiamato sindrome tossica streptococcica è una condizione medica molto grave derivata dall’infezione del batterio responsabile, che fa parte del gruppo dei cocchi Gram-positivi. Si tratta di una progressione sintomatica che ha inizio solitamente a partire dal contagio e poi degenera provocando la necrosi dei tessuti e per questo p anche chiamato “batterio mangiacarne“.

In Giappone è scattato l’allarme pubblico, in seguito ad un pericoloso aumento dei morti, con numeri da record di casi registrati nella popolazione, mai visto fino ad ora. La situazione quindi resta in monitoraggio costante, in tutto il mondo, per il pericolo che questo agente patogeno possa diffondersi rapidamente anche in altre zone.

Da cosa è causato

Lo Streptococco di tipo A è un batterio molto diffuso, che solitamente provoca infezioni son sintomi non aggressivi ed è curabile. Nella maggior parte dei casi infatti colpisce l’apparato respiratorio provocando tonsilliti, faringiti ed è responsabile della scarlattina, specialmente nei bambini. Può però infettare anche ferite aperte con conseguenze gravi se non trattato rapidamente.

Non sempre quindi questo agente patogeno porta ad una necrosi dei tessuti e allo shock tossico che provoca la morte dei pazienti. Tuttavia questa eventualità è tra le più frequenti complicazioni della malattia, specialmente quando compare in forma invasiva.

Alcuni ricercatori giapponesi che stanno monitorando l’aumento dei casi preoccupante, hanno ipotizzato che, una delle cause più probabili della forma più aggressiva di Streptococco A possa essere dovuta al fatto che durante la pandemia le persone sono state costrette a un maggiore uso di mezzi di protezione individuali. Quindi i sistemi immunitari si sono indeboliti perchè non più esposti ai batteri come in passato.

Sintomi e cure

Tra i sintomi principali dell’infezione da Streptococco A, quando la progressione è sospetta e quindi si può andare incontro al peggioramento repentino della condizione ci sono i classici segni di una complicazione batterica grave. Questo può rappresentare l’inizio di una sindrome da shock tossico con necrosi dei tessuti. Cioè:

  • Febbre molto alta fino a 40-42 gradi
  • Rash cutaneo tipo eritema diffuso
  • Ipotensione grave
  • Difficoltà respiratoria
  • Tachicardia

Se ci sono tessuti infetti si può intervenire repentinamente per rimuovere chirurgicamente le sedi di infezione. Inoltre se si interviene in tempi brevi è possibile anche un effetto terapeutico degli antibiotici e dell’immunoglobulina che neutralizza le tossine. Tuttavia, questa condizione resta ad elevato tasso di mortalità, dal 20 al 30% anche in soggetti sotto i 50 anni senza patologie pregresse.

Quanti casi in Italia

Nonostante l’allarme resti elevato in Giappone per la sindrome da shock tossico causata dallo Streptococco A, nel resto del mondo i casi rimangono sporadici ed isolati. Questo però non significa purtroppo che non ci sia il rischio. Anche perchè come sottolineano gli esperti dell’Iss, non si tratta di infezioni che devono essere segnalate alle autorità sanitarie.

Pertanto le complicanze di un contagio, ed eventuali decessi correlati, potrebbero non essere note. Valgono quindi tutte le regole di prevenzione che devono essere adottate per evitare i contagi. Lavarsi sempre le mani, evitare contatti diretti con persone infette, coprire le vie respiratorie quando si tossisce o starnutisce e gettare i via fazzoletti usati prima possibile.