È Antonio Mangiacapre il killer dei Marrandino, i fratelli di Cesa uccisi lo scorso sabato a Orta di Atella, nel Casertano. Davanti al gip che lo ha interrogato in sede di udienza di convalida del fermo, l’operaio di 53 anni – già trasferito nel carcere di Santa Maria Capua Vetere – ha confessato il duplice omicidio, spiegando di aver sparato a Marco e Claudio, di 39 e 29 anni, al culmine di una lite per la viabilità. Un movente che, secondo il Mattino, non convincerebbe del tutto gli inquirenti.
Antonio Mangiacapre confessa di essere il killer dei fratelli Marrandino, uccisi a Cesa, e avanza un possibile movente
Il 53enne è stato arrestato lo scorso 15 giugno nei pressi della clinica Pineta Grande di Castel Volturno, dove, in un primo momento, aveva detto di essersi recato dopo aver accusato un malore perché derubato della sua vettura da un uomo armato.
Aveva negato, dunque, ogni addebito, sostenendo che fosse stato il tizio ad uccidere i due fratelli Marco e Claudio Marrandino, di 39 e 29 anni, a Orta di Atella. Una versione che davanti al gip che ne ha convalidato il fermo ha adesso rinnegato.
Stando a quanto riporta il Mattino, avrebbe confessato, infatti, di essere lui il killer: a suo dire avrebbe sparato alle vittime – che non conosceva – al culmine di una lite per la viabilità. Un movente che, sempre secondo il quotidiano, non convincerebbe del tutto gli inquirenti, che avevano già avanzato l’ipotesi che il duplice omicidio si fosse consumato nell’ambito di un’asta giudiziaria su un appartamento confiscato al 53enne per debiti (e alla quale le vittime avrebbero partecipato).
Gli accertamenti proseguono serrati. Da chiarire, tra le altre cose, perché l’operaio girasse armato se, come ha detto, non aveva premeditato il delitto. Nella sua abitazione, secondo InterNapoli, sarebbero stati trovati un fucile, una pistola e delle munizioni: per questo dovrà rispondere, oltre all’accusa di duplice omicidio, anche a quella di porto e detenzione abusiva di armi.
La ricostruzione del duplice omicidio nel Casertano
Ad incastrare il 53enne, a parte la testimonianza dei carabinieri intervenuti sulla scena del crimine dopo aver sentito gli spari – che lo avrebbero visto allontanarsi, riconoscendolo -, anche un video che ha catturato per intero il delitto.
Nel filmato, di qualche minuto, si vede chiaramente l’attimo in cui i due fratelli, diretti verso casa a bordo di una Bmw bianca dall’aeroporto di Capodichino, vengono presi di mira dal killer: Claudio in macchina, Marco all’esterno, dopo aver provato a fuggire.
Immagini che hanno scioccato i familiari delle due vittime e non solo. Oggi sui loro corpi potrebbe essere eseguita l’autopsia; poi ci saranno i funerali. Con ogni probabilità il sindaco di Cesa, Enzo Guida, proclamerà, per l’occasione, il lutto cittadino.
Così lo stesso ha commentato sui social la veglia di preghiera tenutasi in memoria dei due lo scorso 17 giugno: “Vedere la comunità, la nostra comunità, raccolta intorno alla famiglia Marrandino mi ha fatto comprendere, ancora di più, quanto siamo colpiti, scossi, lacerati da questa vicenda”.
Il caso di Mario Carotenuto, nel Salernitano
Il loro caso ha seguito di poche ore quello di Mario Carotenuto, il 35enne trovato morto dissanguato ad Angri, nel Salernitano. Per la sua morte sono finiti in manette in due: il titolare di un locale della movida del paese e un suo collaboratore. Si pensa che abbiano sparato alla vittima, con problemi di tossicodipendenza, perché aveva disturbato i clienti e il personale dell’attività. Tanti aspetti della vicenda, però, restano da chiarire.
Sicuramente lo avranno provocato ,nemmeno un malato di mente senza niente reagisce cosi’ .anche se la cosa non e’ giustificabile x nessun motivo, ma lo avranno stuzzicato e aggredito verbalmente. Ma poi dicono che c’erano i carabinieri presenti
un fatto molto ma molto strano.