“Una bischerata ce l’abbiamo sempre in canna” ha detto il commissario tecnico della Nazionale Luciano Spalletti dopo la vittoriosa partita con l’Albania che era cominciata male per gli azzurri. Da una “bischerata”, appunto, di Dimarco, un erroraccio che ha portato al vantaggio albanese. E sul significato di questa parola si sono cimentati giornalisti, storici e accademici della Crusca.
Bischeri era una ricca famiglia che non volle vendere gli immobili che poi furono espropriati per costruire il duomo di Firenze
Spalletti, nato a Certaldo, la città del Boccaccio, ha dato fiato alla sua toscanità utilizzando un’espressione semplice, un autentico marchio di fabbrica di chi è cresciuto in una terra dove i soprannomi e le battute sono all’ordine del giorno.
Il sito internet Tooscans spiega il significato di questa parola: “I Bischeri erano una ricca famiglia proprietaria di vari immobili, alcuni dei quali ubicati tra piazza del Duomo e via dell’Oriuolo. Quando Firenze decise di costruire la cattedrale di Santa Maria del Fiore, fu proposto alla famiglia dei Bischeri l’acquisto dei suoi immobili in prossimità del cantiere per demolirli e dare spazio all’area dove sarebbe sorto uno dei massimi capolavori dell’architettura fiorentina.
I Bischeri rifiutarono l’offerta di acquisto avanzata dalle autorità cittadine con la chiara speranza di farne salire il valore. Seguì quindi un’estenuante trattativa, condotta per anni in modo testardo e ben poco lungimirante. Dopo aver atteso del tempo e fatto buon viso a cattiva sorte il Comune di Firenze prese una decisione d’imperio ed espropriò il terreno senza pagarlo nemmeno un fiorino. Pubblica utilità. E i padroni ci fecero, appunto, la figura dei bischeri”. Importante è che la bischerata resti sempre in canna.
Stefano Bisi