Per le vittime del clamoroso crac di FTX, il processo che sta andando in scena sarebbe il secondo atto del furto perpetrato dall’exchange. Per evitare il quale i loro avvocati hanno chiesto a un tribunale di New York di stabilire che i beni confiscati dall’exchange di criptovalute appartengono ai suoi clienti, non alla massa fallimentare.
La dichiarazione, afferma in particolare che il codice fallimentare dà priorità ad alcuni creditori rispetto ad altri, facendo in modo che i detentori del token FTT di FTX vengano a trovarsi in fondo all’elenco delle priorità. Sembra proprio che il piano di rimborso prospettato qualche settimana fa sia ben lungi dal dare soddisfazione alle vittime, come come era sembrato in un primo momento.
FTX: la protesta di alcuni ex clienti
Secondo una dichiarazione depositata venerdì presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York, alcune vittime del fallimento di FTX non sono soddisfatte della soluzione che si starebbe profilando. Per impedirla, stanno quindi sollecitando una sentenza secondo cui i beni confiscati dell’exchange di criptovalute fallito, per un importo pari a circa 8 miliardi di dollari, appartengono ai suoi clienti, non alla massa fallimentare.
Si tratta di una risposta al piano di riorganizzazione proposto nel mese passato. Un piano che vedrebbe il 98% dei creditori recuperare il 118% dei propri crediti, in contanti, entro 60 giorni dall’approvazione del tribunale.
Inizialmente il piano era stato salutato con soddisfazione dall’opinione pubblica. Molti clienti dell’exchange fallito, però, avevano obiettato che in tal modo erano praticamente impossibilitati a trarre profitto dalla mutata situazione del mercato. In pratica non potendo disporre dei token, bloccati nel limbbo provocato dalla bancarotta, avevano perso l’opportunità di trarre profitto dall’impennata dei prezzi delle criptovalute.
Una tesi del resto accolta dalla dichiarazione del tribunale. All’interno del documento, infatti, si afferma che FTX ha dichiarato bancarotta nel corso del crypto winter. Non sarebbe quindi giusto dare una valutazione facendo riferimento ad un momento di depressione dello stesso. Lo stesso documento, ad esempio, ricorda che il prezzo di Solana è aumentato di ben nove volte da allora. Mentre è letteralmente quadruplicato quello del Bitcoin .
Offesi e derubati: questo è il sentimento delle vittime di FTX
Offese e derubate: così si sentono, secondo gli avvocati Adam Moskowitz e David Boies, le vittime di FTX. Lo sostengono nella dichiarazione presentata al tribunale, in cui affermano che molti di essi vedono il processo fallimentare alla stregua del secondo atto di un furto.
L’exchange fondato da Sam Bankman-Fried è collassato nel novembre del 2022. La giuria ha appurato come l’ex enfant prodige delle criptovalute abbia trafugato non meno di 8 miliardi di dollari ai clienti. Tanto da essere condannato a ben 25 anni di carcere, oltre alla rinuncia a undici miliardi di dollari.
Il risultato delle sue prodezze è stato così riassunto, dagli avvocati delle vittime: “Se non fosse stato per i crimini per i quali SBF è stato condannato, ovvero il furto e l’uso improprio dei beni dei clienti, oggi i clienti avrebbero posseduto i loro investimenti in criptovalute”.
La dichiarazione sottolinea inoltre una possibile beffa contenuta nel codice fallimentare. Questi, infatti, richiede di dare priorità ad alcuni creditori rispetto ad altri, in modo tale che i detentori del token FTT di FTX verrebbero a trovarsi in fondo all’elenco delle priorità. Ne consegue la probabilità che per loro non resti nulla, una volta rimborsati coloro che li precedono.
La chiusa del discorso è arrivata da Markowitz. Secondo l’avvocato, infatti, non è ancora chiaro quali saranno i danni. A impedire una visione corretta il mancato completamento della contabilità, da parte delle autorità. Per poi aggiungere che, se il valore fluttuante delle criptovalute potrebbe cambiare il quadro, c’è una certezza: i danni supererebbero gli otto miliardi di dollari.