La triste storia del piccolo Lorys Stival è impressa nelle cronache e nella memoria di moltissimi italiani che ancora oggi ricordano questo terribile omicidio.

Il delitto del povero piccolo di 8 anni avvenne infatti nel 2014 a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa.

Tutto iniziò la mattina del 29 novembre quando la madre di Lorys, Veronica Panarello, ne denunciò la scomparsa prima di finire lei stessa sotto accusa ed essere imputata dell’omicidio.

Intorno alle ore 13:00 del giorno di sabato 29 novembre 2014, la donna infatti si presentò alla stazione dei Carabinieri di Santa Croce Camerina per sporgere denuncia dell’avvenuta scomparsa del figlio soli 8 anni, nato il 18 giugno 2006 dichiarando di essere uscita, quella mattina, dalla propria abitazione e di aver accompagnato il figlio a scuola. Le insegnanti, tuttavia, hanno sempre sostenuto che quel giorno Lorys non si fosse mai presentato a scuola.

Scattano immediatamente le ricerche che dopo una breve perlustrazione per le strade del centro del paese passano alle periferie fino al ritrovamento del cadavere del piccolo.

Dopo le ricerche e le tante bugie della donna dopo anni il tragico caso, si è poi concluso con una condanna definitiva a 30 anni di carcere.

La storia di Lorys Stival: il movente

Nelle lunghe indagini e analisi gli inquirenti cercano di capire il movente che avrebbe spinto la madre del piccolo Lorys a compiere tale gesto così crudele.

Secondo gli inquirenti, Veronica avrebbe infatti agito in preda ad uno stato passionale momentaneo di rabbia incontenibile a causa del fallimento del piano mattutino che evidentemente quel giorno non prevedeva la presenza del figlio.

La certezza del perché la donna avrebbe ucciso il figlio però ancora oggi non si conosce. In un primo momento infatti Veronica, sostenne di essersi disfatta del cadavere, dopo che il bimbo, giocando con delle fascette da elettricista si era strozzato.

In seguito puntò il dito contro il nonno, Andrea Stival nonché suo suocero, sostenendo che avesse fatto del male al piccolo per paura che raccontasse che i due da poco avevano intrapreso una relazione clandestina. Accuse queste, per cui, è stata condannata a 2 anni con l’accusa di calunnia.

Il ritrovamento del corpo di Lorys

Dopo la denuncia della scomparsa del piccolo Lorys, i Carabinieri cominciano subito a setacciare la cittadina, fino a quando in pieno pomeriggio un cacciatore di nome Orazio Fidone, non ritrova il cadavere del piccolo in un canalone nei pressi del Mulino vecchio.

Da quel momento si infittiscono le bugie della donna che si mostra sempre più confusa e affranta per il ritrovamento del copro senza vita del figlio.

Poco dopo la divulgazione della notizia del ritrovamento del corpo senza vita del bimbo cominciano a circolare sui social e su internet messaggi e post che lo stesso papà di Lorys e marito di Veronica, in trasferta per lavoro, vede scoprendo così della morte del suo primo figlio.

Le bugie di Veronica Panarello

Il castello di bugie messo in piedi da Veronica Panarello, con il tempo e con l’arrivo del referto dell’autopsia sul corpo del bambino è crollato e ha portato a galla la presunta dinamica dell’omicidio.

Secondo quanto emerso, infatti, il bimbo sarebbe stato strangolato probabilmente con delle fascette da elettricista.

In un primo momento infatti la donna avrebbe raccontato di una lite con il bambino, un capriccio che avrebbe scatenato la sua violenza. Poi che in realtà il piccolo si fosse strozzato da solo con alcune fascette da elettricista e che lei per paura di non essere creduta avrebbe semplicemente nascosto il cadavere.

Alla fine accusa il suocero, dichiara che ad uccidere Lorys sarebbe stato il nonno paterno, Andrea con cui aveva una relazione clandestina. Ma come era accaduto con le tante menzogne raccontate in precedenza che aveva questa versione di fatto non trova riscontri con le prove e con la realtà.

Nel 2019, la Cassazione infatti conferma la condanna a 30 anni di carcere a carico della donna per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Lorys Stival. Sentenza confermata nel 2023 anche dalla Corte d’appello di Catania.